L'ammuino che inonda la Sicilia di rifiuti
IL REGIME di ammuina che regna in Sicilia nella gestione dei rifiuti è rappresentato plasticamente nel sito della Regione, in cui si trova in bella evidenza il «Piano di gestione dei rifiuti » elaborato nel 2012, in riferimento al quale oggi vengono assunte scelte tecniche e impegni economici.
Ebbene, il «Piano» non è vigente e non è neanche un piano di gestione. Si tratta di un piano emergenziale che per sua natura è parziale e non è di sistema. Inoltre, il piano non può essere ritenuto vigente, in considerazione del fatto che non è stato mai completato il processo decisionale che prevede la sua emanazione solo dopo la redazione-approvazione della «Valutazione Ambientale Strategica (VAS)» e del piano ambientale. Operazioni queste che andavano «effettuate anteriormente all' approvazione del piano» (come previsto dall' articolo 11, comma 3 del decreto legislativo numero 156 del 2005), in quanto rappresentano la procedura di analisi preliminare tesa a concordare le modalità di «integrazione della dimensione ambientale e territoriale del piano », con lo scopo di definire preventivamente le informazioni da includere, il livello di dettaglio e gli indicatori da utilizzare, attraverso il coinvolgimento degli enti locali, per le loro specifiche competenze o responsabilità in campo ambientale. In ogni caso il "Piano" non è stato mai adottato da un organo costituzionale o emanato con ordinanza di protezione civile, da un commissario provvisto di poteri sostitutivi.
Invece questo "Piano fantasma" ha ottenuto solamente da parte del ministero dell' Ambiente, una dubbia approvazione in considerazione che è stato valutato senza la VAS e il piano ambientale.
Dal dibattito politico di questi giorni sul commissariamento in materia di rifiuti, si iniziano ad intravedere quali compiti e quali attività dovranno essere assegnate al commissario. L' invio dei rifiuti in impianti esteri: ma la capienza attuale delle discariche non lo rende necessario. La costruzione di nuovi impianti per utilizzare le risorse non spese della passata gestione commissariale: ma la realizzare di impianti scevri dal flusso di materia in quantità e qualità, li rende "cattedrali nel deserto" da abbandonare o da mantenere con costi insostenibili. Mini impianti di incenerimento per fronteggiare l' emergenza: ma per realizzare un impianto di incenerimento sono necessari almeno cinque anni e la supposta emergenza è di adesso.
È strabiliante assistere in questo contesto, alle proposte emerse in questi giorni nel dibattito politico, che è caratterizzato da una totale assenza di cognizioni tecniche, prive di valutazione dell' impatto economico e di efficacia e di sostenibilità ambientale. Leggiamo di proposte relative alla realizzazione di impianti, di inceneritori e di discariche, ancora una volta frutto dell' improvvisazione che puzza di antico e che sembra confezionato per congelare gli adempimenti previsti dalla legislazione nazionale e regionale, che sono stati in questi anni diligentemente inapplicati o travisati. Nel 2010 con la dichiarazione di stato di emergenza, subito dopo la sua approvazione, veniva surgelata l' intera legge regionale sui rifiuti. Adesso con il commissariamento questa legge la vogliono ibernare, con lo scopo di rilanciare gli inceneritori, ma nel frattempo si continuerà con le discariche, in considerazione che sono necessari almeno cinque anni per realizzare un impianto di incenerimento, piccolo o grande che sia.
Sta prevalendo in Sicilia il progetto politico sostenuto da un'associazione di incompetenti, affaristi e faccendieri, che gestiscono e decidono sui rifiuti da oltre 15 anni e che in questa fase di riorganizzazione del sistema, puntano a blindare il loro incontrastato dominio attraverso il commissariamento.
In modo inconfutabile, i dati certificano che in Sicilia il sistema di gestione dei rifiuti è alla deriva, è fuori dal controllo democratico. La Regione non rispetta integralmente le direttive europee in materia di raccolta differenziata, di imballaggi e nella gestione delle discariche. Oggi la Sicilia è l' unica regione d' Italia a non disporre di un proprio piano di gestione dei rifiuti, ed è anche la prima per il ricorso alla discarica con oltre il 90 per cento di rifiuti prodotti: è il peggiore dato d'Europa, un incubo per i siciliani per la scadente qualità e per i costi economici e ambientali che devono sostenere, ma è il Bengodi per i funzionari corrotti, gli affaristi e i faccendieri.
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