L' algoritmo che ti conosce più di un amico

Società | 14 gennaio 2015
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Dopo la moglie e il marito metti il computer. Quindi i genitori e i fratelli, gli amici, i compagni di stanza e i colleghi. Forse bisognerebbe riscrivere la nostra gerarchia sociale. Se è vero, come racconta un nuovo studio, che non è azzardato iniziare a immaginare una relazione più «naturale» tra esseri umani e robot. Perché nella gara a chi ci conosce meglio il software batte gran parte della nostra cerchia affettiva. E tutto grazie a Facebook.

A sostenerlo sono tre ricercatori - delle università di Cambridge e Stanford - che hanno pubblicato i risultati di un esperimento sulla rivista statunitense Proceedings of the national academy of sciences (Pnas). Sostiene quel documento che con dieci «mi piace» il programmino è in grado di descriverci meglio del nostro vicino di scrivania. Altri sessanta «like» e il computer ci conosce più di un compagno di stanza o di un amico.

 Con 150 il pc batte la nostra famiglia. Con 300 sa di noi cose ignote persino a chi abbiamo sposato. «Considerando che in media ognuno ha 227 "mi piace" sul social network - ragionano gli esperti - allora questa intelligenza artificiale ci conosce molto più di quanto non pensiamo». Per realizzare lo studio (che ha coinvolto 86.220 persone) il team ha utilizzato un software «calcolatore di personalità» sviluppato da Michal Kosinski (co-autore della ricerca) e che sfrutta i data di Facebook per ricavare informazioni. Prima è stato chiesto a un gruppo di soggetti di rispondere a un questionario per stabilire la propria personalità.

Poi è stato domandato a parenti e vicini un giudizio sulle persone del primo gruppo. Quindi sono state inserite nel software le attività su Facebook di questi ultimi: dai «mi piace» ai post, dalle frasi degli amici ai video. Alla fine i giudizi - umani e digitali - sono stati messi a confronto. Risultato: «Il computer predice la personalità di un individuo in maniera più accurata». «I computer hanno due vantaggi - spiegano i ricercatori - riescono ad archiviare un' infinità di informazioni, cosa impossibile per gli essere umani, e usano i dati in modo statistico, mentre i giudizi delle persone sono influenzati da molti fattori». Certo, «l' uomo ragiona in modo flessibile».

Gli scenari immaginati dai ricercatori sono ancora più suggestivi. Perché in un futuro nemmeno tanto lontano potremmo chiedere alle macchine di prendere le decisioni più importanti della nostra vita: dal lavoro alle attività da svolgere fino all' anima gemella. Un po' come nel film «Lei» dove il protagonista, in carne e ossa, si innamora di Samantha, il sistema operativo del suo pc. Fantasia? Mica tanto. «La nostra analisi - scrivono gli autori - fornisce prove empiriche sul fatto che lo scenario descritto da "Lei" diventa sempre più probabile». (Corriere della Sera)

 di Leonard Berberi

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