Istat: meno poveri in Italia ma sono sempre troppi
Economia | 15 luglio 2015
L'indice di povertà assoluta delle famiglie italiane, dopo due anni di aumento, nel 2014 è
rimasto stabile. Lo annuncia l'Istat nell'indagine sulla spesa delle famiglie. Un timido
segnale di leggero miglioramento della situazione economica italiana anche se restano
oltre 4 milioni di indigenti.
Sono un milione 470mila le famiglie (il 5,7% di quelle residenti) che non ce la fanno a
sbarcare il lunario ed è immutata anche la distribuzione dell'indice di povertà nel Paese con
il Sud che resta indietro con un'incidenza dell'indice di povertà dell'8,6% contro il 4,2% del
Nord e il 4,8% del Centro.
«L'Italia ha oggettivamente svoltato ma c'è ancora tanto da fare. Se manteniamo il ritmo
sulle riforme avremo dati di crescita significativi». Così Matteo Renzi commenta i dati
dell'Istat. «È una buona notizia ma sarò felice quando vedrò dati di crescita superiori allo
0,1».
Ovviamente la situazione economica varia non solo a seconda delle aree di residenza,
ma anche in base ai componenti del nucleo familiare stesso. La soglia di povertà si ferma
a 816,84 euro per una famiglia di un solo componente tra i 18 e i 59 anni che vive in
un'area metropolitana del Nord mentre, per la stessa tipologia, la soglia scende a 782,87
euro in un'area metropolitana del Centro e a 605,43 al Sud.
Secondo l'Istat migliora la situazione economica dei nuclei familiari con figli: tra quelli che
ne hanno due l'incidenza di povertà assoluta passa dall'8,6% al 5,9%, e delle famiglie con
a capo una persona tra i 45 e i 54 anni (dal 7,4% al 6%). Ad esempio una famiglia con due
figli tra 4 e 10 anni e due genitori tra 18 e 59 anni è considerata povera se spende meno di
1555,90 euro se vive in un grande comune del Nord; 1459,82 del centro; 12231,90 del
Sud.
Fotografando la situazione sociale delle famiglie, quelle con stranieri sono mediamente
più povere di quelle composte solamente da italiani: dal 4,3% di queste ultime (in leggero
miglioramento rispetto al 5,1% del 2013) al 12,9% per le famiglie miste fino al 23,4% per
quelle composte da soli stranieri. Al Nord e al Centro la povertà tra le famiglie di stranieri è
di oltre 6 volte superiore a quella delle famiglie di soli italiani, nel Mezzogiorno invece è
tripla.
La famiglia dunque in qualche modo cerca di compensare gli effetti della crisi economica
al sua interno. Secondo l'Istat la povertà assoluta diminuisce anche tra le famiglie con a
capo una persona in cerca di occupazione (dal 23,7% al 16,2%), poichè sempre più
spesso, rispetto al 2013, queste famiglie hanno al proprio interno altri occupati o ritirati dal
lavoro.
Hanno ammortizzato meglio gli effetti della crisi le famiglie con diplomati e liberi
imprenditori che risultano meno povere.
L'incidenza di povertà assoluta scende all'aumentare del titolo di studio: se la persona di
riferimento è almeno diplomata, l'incidenza (3,2%) è quasi un terzo di quella rilevata per chi
ha la licenza elementare (8,4%). Inoltre, la povertà assoluta riguarda in misura marginale le
famiglie con a capo imprenditori, liberi professionisti o dirigenti (incidenza inferiore al 2%),
si mantiene al di sotto della media tra le famiglie di ritirati dal lavoro (4,4%), sale al 9,7% tra
le famiglie di operai per raggiungere il valore massimo tra quelle con persona di
riferimento in cerca di occupazione (16,2%).
La moderata soddisfazione di Renzi non convince le opposizioni: Renato Brunetta,
capogruppo di Forza Italia alla Camera, commenta con un «contento lui...» il fatto che il
presidente del consiglio dica che l'Italia «ha oggettivamente svoltato» mentre l'Istat
certifica che più di quattro milioni di italiani vivono in povertà assoluta. E Fabio Rampelli,
capogruppo di Fratelli d'Italia, aggiunge che sono soprattutto i dati del Mezzogiorno a non
autorizzare esultanze.
Non nega i problemi il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, per il quale
comunque la strada intrapresa è quella giusta. Ora però, incalza dall'interno del Pd l'ex
capogruppo Roberto Speranza, «una misura universale di contrasto alla povertà» deve
essere una «priorità per il Pd». Per i Cinque stella, come dice la senatrice Nunzia Catalfo,
la misura da prendere contro la povertà è il reddito di cittadinanza che il suo partito
rivendica da due anni.
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