Influencer alla siciliana, risate sotto le falde dell'Etna

Cultura | 18 giugno 2019
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Teatro infinito, prisma dalle molte facce, spesso tra loro diversissime. L’inizio (torrido e tardivo) della stagione estiva etnea piuttosto che arginare la frenetica attività teatrale catanese sembra viceversa instillare al nutrito corpus registico-attoriale del capoluogo siciliano nuova linfa vitale. Generosamente onusta di nuove offerte (qui ricordate le principali), la stagione prosegue dunque “ad libitum” (sfinimento spettatori/attori a parte). 

A dar manforte all’agguerrito plotone indigeno è giunta anche inaspettatamente una singolare produzione esogena del “Teatro Stabile dei giovani”, che ha proposto al “Must” (ex “Musco”, salvato in extremis dalla chiusura) – per la prima volta in Italia (sfidando coraggiosamente la scarsa diffusione di un autore ancorché meritevole di riscoperte) – la pièce in un solo atto La tigre di Murray Shisgal, tradotta da Enrico Luttman e interpretata da un tandem che risolutamente da qualche anno ha imboccato la strada di Thàlia, Ornella Cerro e Piermarco Venditti. Shisgal, drammaturgo statunitense, il cui massimo momento di gloria risale alla nomination all’Oscar 1983 per la sceneggiatura originale del film “Tootsie” diretto l’anno prima da Sydney Pollack, scrive quest’opera, dai forti risvolti sado-maso e in qualche modo profetica e anticipatrice, nel 1961 assorbendo la lezione della sociologia americana degli anni ’50 sulla spinta al conformismo, la diffusa “gregarietà” e i condizionamenti occulti delle masse, mescolando Freud, Riesman e Pakard. Ribaltando il rapporto iniziale carnefice-vittima (il passaggio è mostrato anche attraverso uno spostamento fisico dei due personaggi in scena) e trasformando la “tigre” dell’incipit in una “trigre di carta”, insicuro, timoroso e pronto ad essere dominato (intellettualmente e fisicamente) dalla donna che ha sequestrato e che adesso, soggiogatolo, lo sottomette ai suoi piaceri, l’accattivante e incalzante duetto Cerro-Venditti, giunge sotto traccia alla quotidiana fragilità degli esseri umani e giocando sull’illusorietà delle apparenze finisce per rendere palpabile ed angosciante la problematicità dell’esistenza. 

Chiusura di stagione (mentre emergono fermenti di nuove proposte) nel raccolto “Teatro del Canovaccio” (punta di diamante degli sperimentalismi e del teatro meno tradizionale) dove l’assortito terzetto Giuseppe Calaciura, Plinio Milazzo e Carmela Silvia Sanfilippo ha messo in scena Influencers, spericolata, divertentissima e a tratti esilarante galoppata che, in crescendo d’ilarità, individua con intelligente originalità le figure dei nostri “influencers” (cioè di coloro che influenzano la nostra vita), partendo dai primordi dell’umanità (Adamo ed Eva docet) per giungere fino agli attuali “responsabili di una inadeguatezza costante in un mondo di immaturità culturale e socialmente deprecabile”. Si ride con intelligenza. Elisa Franco, pasionaria d’un teatro irriducibile, tenace Direttrice artistica della “Carrozza degli Artisti”, continua a stupire e ammaliare il suo pubblico scommettendosi con scelte decisamente fuori dalla portata di tutti. E proprio l’impervia scalata di testi teatrali dai mille trabocchetti sembrano sollecitare l’attrice-regista, protesa (se ne intuisce il pathos) verso un traguardo prometeico, in una continua e spossante ricerca di perfettibilità, ma con la coscienza di avanzare verso un’irraggiungibile linea immaginaria. 

Quel che fu Oscar per Anna Magnani (prima attrice italiana a conquistarlo) nel celeberrimo film diretto nel 1955 da Daniel Mann, è ora parte della sua sempre più numerosa galleria di ritratti femminili dove aggiunge, con piglio sanguigno e sicuro, la prosperosa siciliana Serafina Delle Rose protagonista dell’ormai classico lavoro di Tennessee Williams La rosa tatuata, (alla “Sala Chaplin”) immaginaria “baronessa” siciliana sposata ad un venerato camionista dai loschi traffici, del quale tardivamente ne scoprirà il tradimento di conseguenza modificando radicalmente la propria rigida condotta morale. Ottimamente spalleggiata da Viviana Toscano (la figlia), Elisa Franco restituisce al pubblico un personaggio vero, impulsivo, impetuoso, passionale capace poi di piegarsi e perdersi in tenerezze insospettabili. Interpreti: Elisa Franco, Viviana Toscano, Amleto Monteforte, Alberto Hitch Abbadessa, Serena Leonardi, Giovanni Fontanarosa, Linda Dipasquale, Enrica Pandolfo, Rosa Lao, Rosita Rita Trovato, Sergio Borsellino, Luca Micci, Rossella Strano, Stefania Nibbi, Federico Longo).  Produzione La Carrozza degli Artisti; Regia Elisa Franco; Costumi Ariana Talio; Scenografie Arsinoe Delacroix e “I servi di scena”; Fonica Letizia Contadino.

 In stand-by gli spettacoli estivi proposti da Valerio Santi (Direttore artistico del “Teatro L’Istrione”), start il 28 giugno al Centro Zoo-Culture Contemporanee (spazio estivo) con Mistero Buffo di Dario Fo, diretto e interpretato da Francesco Russo, che a luglio presenterà La grande onda, un suo testo da lui interpretato; quindi ancora il monologo Rumenia (agosto) con Aurelio Rapisarda scritto a quattro mani (Santi-Rapisarda, per la regia del primo) e infine un intramontabile Don Chisciotte (settembre). Degli altri parleremo prima o post chiusura estiva.

 di Franco La Magna

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