Inerti porta Barbara Giangravè in finale al Premio Augusta
Cultura | 13 ottobre 2016
A dispetto del nome, il Premio Augusta non ha niente a che vedere con la Sicilia... eccezion fatta per una dei suoi finalisti, la siciliana Barbara Giangravè. Giornalista e scrittrice, alla ribalta della cronaca nazionale con il suo romanzo d'esordio, “Inerti”. Barbara è stata una dei giovanissimi soci fondatori del Comitato Addiopizzo. Quando le strade sua e dei suoi ex soci si sono divise lei, che già faceva praticantato durante gli anni del suo attivismo antimafia, è diventata giornalista professionista e, come cronista, ha lavorato per dieci anni prima di prendersi un anno sabbatico e realizzare il suo sogno di bambina: diventare scrittrice.
“Inerti”, pubblicato dalla casa editrice milanese Autodafè, non è solo il suo romanzo d'esordio, ma è anche la denuncia pubblica, sotto forma di testo letterario di narrativa, di un presunto traffico di rifiuti tossici in Sicilia che, prima ancora rispetto alla Camorra in Campania, Cosa Nostra avrebbe intombato nel sottosuolo dell'isola. Almeno stando a quanto le ha rivelato il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone prima di morire.
In una postfazione al romanzo, infatti, Barbara rende noto il contenuto della conversazione avuta con l'uomo: “Sapevo che tutti i clan, anche i mafiosi, facevano quel traffico all'epoca. Sapevo tramite amici mafiosi che anche lì stavano facendo questo schifo di cose. Ma noi eravamo in guerra con loro: eravamo vincenti in Campania e perdenti in Sicilia. Non sapevamo i particolari ma sapevamo che loro lo facevano addirittura da prima di noi. Mentre noi abbiamo cominciato alla fine degli anni '80, loro lo facevano da un decennio. Già negli anni '70 loro erano immischiati in questo business: dicevano che facevano affari con immondizia tossica e altro. Lo facevano sia attraverso navi che arrivavano, sia via terra. Era tutta una collusione tra affiliati, servizi segreti, Stato, mafia e immondizia. Dopo che inondarono il nord, inondarono pure il sud attraverso le varie organizzazioni mafiose. Quindi non solo la Campania, la Calabria, parte della Puglia, la Basilicata, ma anche la Sicilia. Le cave non si riempivano mai. Nella nostra zona, come in tutte le altre zone, furono utilizzati i lavori per realizzare grandi opere pubbliche (per nascondere i rifiuti, n.d.a.). Io stavo nel carcere di Trapani negli anni 1984 e 1985 con Mariano Agate e Pippo Bono, che mi dicevano che tenevano il business dell'immondizia. Fuori me lo avevano detto Buscetta (che era amico mio da tanti anni), Drago, Di Matteo, Marchese. Sapevo che erano cose veritiere: non mi potevano raccontare chiacchiere”.
Per raccontare queste vicende, Barbara mette nero su bianco la storia di Gioia Lantieri (lo pseudonimo con il quale ha modificato il nome del suo account su facebook). Licenziata dall’azienda per cui lavora, la trentenne Gioia lascia Palermo, sua città d’elezione, e si trasferisce nel paese di provincia dei defunti genitori. Gioia vive appartata tra la casa e la libreria nella quale lavora come commessa, ma l’incontro con il suo vecchio amico Fabio, malato di tumore, la costringe a prendere atto di quanto il cancro sia diffuso, in misura anomala, nel paese. Inizia così la ricerca delle prove di un traffico illecito di rifiuti di cui tutti parlano, ma solo a mezza bocca. Alla ricostruzione del passato del borgo delle origini, si affiancano i ricordi e i traumi della vita familiare della protagonista. Con un ritmo incalzante, seguendo Gioia in presa diretta, il lettore viene coinvolto nella scoperta del lato oscuro dell’abitudinaria vita di un piccolo centro siciliano in cui il silenzio e la rassegnazione sono muri difficili da scalfire. E, nel contempo, accompagna il faticoso cammino della protagonista, chiamata a rimettere assieme i tasselli della propria esistenza.
Sulla scena, insieme a Gioia, si muovono gli amici – nonché genitori “adottivi”, in un certo senso – Lucia e Alfredo. C'è anche la cugina Maria, il già citato Fabio che, più che un vecchio amico è il suo antico amore di adolescente. Con Gioia conosceremo anche Lorenzo e una buona fetta della piccola comunità che abita nel borgo in cui la protagonista decide di vivere la sua vita... a dispetto di chi, da sempre, crede nel vecchio proverbio siciliano “Cu nesci, arrinesci”.
Per fare “arrinesciri” Barbara, però, fino al 22 ottobre possiamo aiutarla noi. Cliccando su questo link (http://associazioneaugusta.it/inerti/) si aprirà la pagina del sito dell'associazione torinese Augusta dedicata a “Inerti”. Scorrendo con il mouse lungo la pagina, sulla destra troveremo un cuore. Cliccando nuovamente, in questo caso proprio sopra il cuore, esprimeremo la nostra preferenza per il romanzo e le consentiremo di accedere alla fase finale delle selezioni. La sera del 22 ottobre, al Teatro Sociale di Mantova, verrà proclamato il vincitore della prima edizione del Premio Letterario nazionale riservato agli esordienti. In palio una “borsa lavoro” di 10mila euro che consentirà al fortunato o alla fortunata che se l'aggiudicherà la possibilità di tornare a casa e di mettersi al lavoro per scrivere il secondo romanzo.
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