In Parlamento si balla il valzer delle poltrone
"Giro di valzer", il numero 4/2015 della collana MiniDossier di Openpolis, approfondisce uno dei fenomeni della politica parlamentare che, soprattutto negli ultimi anni, non passa certo inosservato, ossia quello del cambio di casacca. Nulla di nuovo, anche perché il passaggio da un gruppo ad un altro è garantito dalla nostra Costituzione che all'articolo 67 recita: "Deputati e Senatori vengono eletti in Parlamento senza vincolo di mandato. Non hanno nessun tipo di impegno giuridicamente vincolante nei confronti dei partiti con cui sono stati candidati e dei cittadini che li hanno votati.
Durante il proprio mandato un Parlamentare è libero di comportarsi come meglio crede, spetterà poi all'elettore giudicare il suo operato al momento di una sua eventuale ricandidatura". Dunque un diritto costituzionalmente riconosciuto, ma la frequenza con cui i cambi di gruppo si verificano è in continuo aumento. Basti pensare che, mentre per l'intera durata dei cinque anni della scorsa legislatura si sono verificati 261 cambi per 180 parlamentari, in quella attuale i numeri sono, proporzionalmente, raddoppiati. In soli due anni, infatti, ci sono stati 235 cambi che hanno coinvolto 185 onorevoli. A conti fatti, quindi, sono diversi i deputati e i senatori recidivi nel transito da un gruppo ad un altro. Andando oltre i soli numeri, Openpolis osserva che alcuni parlamentari hanno perfino fatto il salto da opposizione a maggioranza.
E tali scelte, a parte qualche singolo caso, non sono state di carattere individuale, ma frutto di scissioni all'interno dei partiti. L'ultimo episodio, in ordine di tempo, è quello che riguarda la Lega Nord dove è quasi certa la fuoriuscita degli esponenti che sostengono Flavio Tosi, in rottura col leader Matteo Salvini e con il candidato alla presidenza del Veneto, Luca Zaia. In altri casi le divisioni intra-partito sono state legate alle diverse posizioni sull'appoggio al Governo - ne è un esempio la vicenda del Pdl con FI all'opposizione e Ncd entrato nella maggioranza - ma non sono mancate le rimodulazioni all'interno della stessa maggioranza - emblematico il caso di Sc.
Il transfughismo parlamentare negli ultimi anni ha interessato soprattutto il ramo del Parlamento dove la maggioranza aveva numeri più esigui. Così si può anche spiegare come il fenomeno abbia maggiormente coinvolto i senatori nella passata legislatura e i deputati in quella attuale. Inoltre, il dossier nota come il cambio di casacca abbia ingrassato i gruppi di frontiera, soprattutto il Misto. L'analisi del comportamento di voto degli onorevoli confluiti in tale gruppo ha permesso di verificare quanto gli stessi si fossero allontanati dal gruppo di origine. E' stato riscontrato, ad esempio, come quasi tutti gli ex M5S siano ormai nell'orbita della maggioranza pur non facendone ufficialmente parte.
In virtù del dettato costituzionale che rimette all'elettore il giudizio dell'operato del rappresentante politico "al momento di una sua eventuale ricandidatura", Openpolis è andato a vedere che fine avessero fatto i transfughi della scorsa legislatura. Se in prima battuta la loro scelta sembra non aver pagato (rieletti appena il 12% rispetto il 41% dei parlamentari fedeli), a fare le differenza è stata il tipo di relazione che avevano con il governo Berlusconi. Infatti, degli esponenti di Fli (usciti dalla maggioranza) è stato rieletto solo il 9% contro quasi il 38% dei Responsabili (entrati in maggioranza).
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