In aumento le minacce ai giornalisti, soprattutto sul web
Il report dell'Osservatorio sui cronisti minacciati del ministero dell'Interno, aggiornato al 30 settembre 2020, descrive una vera e propria escalation. Alla base della gran parte degli atti intimidatori, che in quasi un caso su due arrivano via social, i contesti socio/politici. Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia le regioni con il maggior numero di episodi.
Sempre più giornalisti finiscono nel
mirino di chi vorrebbe imbavagliare l'informazione. Dopo i 73 casi di
atti intimidatori nei confronti dei cronisti censiti nel 2018 e gli
87 episodi del 2019, la tendenza all'aumento è confermato per il
2020, con i casi - registrati al 30 settembre 2020 - che già
ammontano a 129. Lo riporta l'aggiornamento fornito dal Servizio
Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza
nell'ambito dell'Osservatorio sulle minacce ai cronisti istituito
nel 2017 dal Viminale in collaborazione con la Federazione
nazionale della Stampa italiana e l'Ordine dei giornalisti.
Nel
periodo considerato – precisa il report – gli atti intimidatori
riconducibili alla matrice della criminalità organizzata si sono
attestati al di sotto del 20% del totale dei casi (19% nel 2018; 18%
nel 2019 e 16,3% nel periodo considerato del 2020); di contro "i
contesti socio/politici e gli altri contesti" appaiono essere
alla base della gran parte delle minacce rivolte ai giornalisti.
Nel
2018 e 2019, inoltre, circa un quarto delle intimidazioni è arrivata
via social network (24% per il 2018 e 23,5% per il 2019), mentre
nell'anno in corso il dato è aumentato fino ad attestarsi al
41,9% del totale (54 episodi).
Dei 129 episodi intimidatori
registrati al 30 settembre 2020, 21 sono riconducibili a contesti di
criminalità organizzata (di cui 11 via web) pari al 16,3%; 48 casi a
contesti socio/politici (di cui 23 via web) pari al 37,2%; 60 atti ad
altri contesti (di cui 20 via web) pari al 46,5%. Lazio, Sicilia,
Campania, Calabria e Lombardia, ancora
una volta, le regioni con il maggior numero di eventi (101
episodi, pari al 78,3% del totale degli atti intimidatori).
Sempre
nei primi 9 mesi del 2020, inoltre, le minacce tramite web si
confermano come principale atto di intimidazione (54 casi, fra cui 25
via Facebook e 16 via Twitter) seguite dalle aggressioni fisiche
(23), dalle minacce verbali (16) e dall'invio di oggetti (11), mentre
i danneggiamenti risultano dimezzati rispetto al 2019 (9).
Al
23 settembre 2020, infine, risultano 21 le misure di protezione
personale in atto nei confronti di giornalisti: una
in più rispetto a tre mesi fa. In 3 casi con "scorta su
auto specializzata", in 4 casi con "tutela su auto
specializzata", in altri 14 con "tutela su auto non
protetta". Roma, Milano, Napoli, Torino, Reggio Calabria,
Viterbo, Caserta, Bergamo, Firenze, Ragusa e Modena le province dove
vivono i giornalisti sotto protezione.
E le minacce ai
giornalisti non si sono fermate neanche durante il periodo di
lockdown: dal 9 marzo al 18 maggio si verificati 33 episodi, il 61%
dei quali avvenuto utilizzando i mezzi di comunicazione online,
social network in primis.(Fnsi.it)
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