In aumento le donne capofamiglia ma senza lavoro
Società | 31 marzo 2015
Le famiglie con un unico occupato donna, nel Sud Italia, negli anni della crisi, dal 2008 al 2014, sono aumentate di circa 155 mila unità. Quelle nelle quali a lavorare è solo l’uomo, sono diminuite di quasi centomila. In pratica sempre più donne, nel mercato del lavoro, sopperiscono alla disoccupazione del proprio partner: erano il 7,8% nel 2008, hanno sfondato il tetto del 10% un anno fa. “Ma la maggiore partecipazione delle donne al mondo del lavoro – spiega Enrica Morlicchio, sociologa nell’università Federico II di Napoli – è avvenuta nei termini della precarietà”. Così, è stato reso noto stamattina durante i lavori del convegno Cisl sul tema donne, welfare e lavoro nel Sud (“Le donne del Mezzogiorno sono ferme al piano ammezzato?”), che le donne capofamiglia per il 18% svolgono un’attività atipica, per oltre il 31% un lavoro che si potrebbe definire “solo parzialmente standard”. Insomma, laddove è la donna a sostenere la famiglia monoreddito, la disponibilità economica del nucleo familiare è mediamente bassa, denuncia la Cisl. Sottolineando che in ogni caso le donne continuano a lavorare poco. “In Sicilia il tasso di attività femminile si attesta sul 35%”, afferma Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, per il quale “istituzioni e parti sociali dovrebbero cooperare dando il la a nuove politiche attive del lavoro nel superamento delle discriminazioni di genere. Il fatto è – rimarca - che ci ritroviamo a fare i conti con un governo che non discute”. Eppure, il Pil del Sud continua a contrarsi: -1,3% nel 2014. E negli ultimi sei anni le professioni qualificate femminili sono scese, nel Mezzogiorno, dell’11,7% mentre sono aumentati del 15% i posti di lavoro in quelle poco qualificate. “Nel Sud – punta il dito Milazzo – ben il 75% dei part time femminili, è involontario”.Da qui la proposta del sindacato, di un nuovo welfare. “L’attuale situazione di persistente e profonda crisi economica e sociale - constata Maurizio Bernava, segretario confederale Cisl – sta accrescendo diseguaglianze e fenomeni di povertà ed esclusione”. Pertanto, “sono necessari investimenti nelle politiche sociali e la riqualificazione del sistema degli interventi e dei servizi”. “La sfida culturale che la Cisl intende raccogliere – incalza Rosanna Laplaca, della segreteria regionale – si chiama contrattazione sociale di prossimità”. Necessaria per dare risposte, attraverso l’azione sindacale nel territorio, ai bisogni sociali di donne e famiglie”. “Ma basta con il politicamente corretto – esorta Delia Altavilla, coordinatrice regionale delle donne Cisl. “Mi sono stufata della logica delle quote riservate alla popolazione femminile”, afferma. “È tempo di investire sulle donne, perché conviene”.Nel corso dei lavori sono intervenuti anche Pina Previtera, Coordinatrice della donne della Fnp Cisl Sicilia, che ha richiamato il leit-motiv della campagna Cisl “Guardiamo in faccia la povertà”. E Nuccio Milazzo, presidente del Banco alimentare di Palermo.
di Umberto Ginestra
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