In 5 mila scalzi a Palermo nella marcia per i migranti
È di nuovo la Sicilia la prima regione a mostrare il volto dell'accoglienza e lo fa anticipando le altre regioni d'Italia con la "marcia degli scalzi". A piedi nudi, come chi ha perso tutto e ha con sé solo un bagaglio fatto di speranza e paura, oltre 5mila a Palermo hanno partecipato all'iniziativa di solidarietà ai migranti lanciata dal regista Andrea Segre e che oggi partirà dalla Mostra internazionale del cinema di Venezia e simultaneamente in 35 città italiane. Quattro le richieste scandite con slogan e striscioni dai manifestanti: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, accoglienza degna e rispettosa per tutti, chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, e, infine, creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino.
"Palermo accoglie" è scritto su alcuni striscioni che hanno aperto il corteo da piazza Verdi, e anche se non tutti procedono a piedi scalzi, emerge forte l'urgenza di esserci e testimoniare una vicinanza a chi sta attraversando a piedi l'Europa tra scontri alla frontiera e inni europei e chi ha ancora negli occhi le immagini del corpicino del siriano Aylan, un simbolo di speranza infranto sulla battigia accanto a un resort turistico di Bodrum, nel sud della Turchia. A sfilare tra i partecipanti il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, accanto a lui il primo cittadino di Isola delle Femmine, Stefano Bologna, i rappresentanti della Consulta delle Culture, gli attivisti di oltre 150 associazioni, da Medici senza frontiere a Save the children, da Emergency alla Croce Rossa, da Addiopizzo a Libera, Emmaus e Mani Tese. Tantissimi i migranti e i volontari del centro Astalli, del Santa Chiara e di un terzo settore che è sceso numeroso in piazza per mostrare la sua vitalità. "Siamo qui a piedi a piedi scalzi - ha detto il sindaco Leoluca Orlando, dopo essersi tolto le scarpe - per ricordare l'immagine di piedi nudi che migliaia di volte abbiamo visto nei porti siciliani. Gli occhi tristi di persone che sono passate attraverso terribili esperienze perché gli egoismi nazionali sono disinteressati al terribile genocidio che è in atto e si sta consumando".
Al porto, dove la manifestazione si è conclusa rispettando un minuto di silenzio, è stato srotolato uno striscione, realizzato dal Forum Antirazzista di Palermo, lungo sei metri con i 23 mila nomi, quelli fin qui noti, dei migranti morti tentando di raggiungere l'Europa. Domani tocca al resto d'Italia, e alle migliaia di adesioni raccolte finora tra artisti, intellettuali e politici che hanno aderito all'appello lanciato su Facebook. La speranza dei promotori della manifestazione è quella di passare dalla partecipazione simbolica di piazza a un movimento in grado di chiedere risposte chiare al governo.
In marcia scalzi anche sul red carpet
'Non siamo un pericolo, siamo in pericolò, 'Da Venezia a Kobane, da Budapest a Bruxelles'. Sono alcuni degli slogan della Marcia delle donne e uomini scalzi alla quale ha dato vita un migliaio di partecipanti secondo la questura, probabilmente il doppio per gli organizzatori, al Lido di Venezia, che si è conclusa con una delegazione di 20 persone che tenendosi per mano ha sfilato sul tappeto tosso del Palazzo del Cinema. All'iniziativa lanciata per chiedere che migliorino le condizioni di accoglienza per i migranti, «hanno aderito 71 città» ha detto Giulio Marcon di Sel, fra i manifestanti in testa al corteo, insieme al promotore,il regista Andrea Segre. Tanta gente comune, di tutte le nazionalità e di tutte le età (non mancavano molte eleganti signore veneziane, che hanno portato anche i cagnolini). Pochi invece i personaggi famosi: fra le eccezioni, Sergio Staino e Ottavia Piccolo. Tra politici e sindacalisti presenti, Susanna Camusso, Nichi Vendola, Silvia Costa, Pippo Civati, Stefano Fassina, Livia Turco. «Anche se è stata promossa da personaggi dello spettacolo questa marcia non è un'autocelebrazione - dice Andrea Segre -. Chiediamo di uscire dalla fortezza in cui ci siamo rinchiusi in Europa, è l'unica direzione da prendere se si vuole fermare la tragedia di tutti questi morti». La marcia è a piedi scalzi, «come richiamo ai bisogni primari dell'uomo, perchè si parla di persone che lottano per la propria vita». Sullo striscione che apriva il corteo c'era l'hashtag '#apiediscalzi e la data di oggi, 11 settembre 2015, e tra i tanti cartelloni anche le gigantografie con le drammatiche immagini dei migranti a Calais. Tra i brani che hanno accompagnato i manifestanti lungo il tragitto anche 'Vado al massimò di Vasco Rossi: «Dicono che questo sia il giorno di Vasco e allora lui ci facciamo accompagnare dalle sue canzoni», ha detto Segre al megafono. Parte degli 'scalzì ha anche immerso i piedi in bacinelle di tempere colorate, lasciando impronte sulla strada azzurre, arancioni, bianche e in altri colori pastello. Arrivata all'altezza del Casinò, la marcia è stata fermata da un cordone di poliziotti e la delegazione, come da accordi con la Biennale, è stata lasciata passare. Molti tra gli altri partecipanti però non hanno preso bene lo stop: «È vergognoso che ci blocchino per non disturbare i piccoli borghesucci che devono parlare dei problemi esistenziali attraverso il cinema», ha urlato un signore veneto sui 60 anni, che aveva sulla camicia bianca, l'adesivo rosso dedicato alla Marcia. Sul tappeto rosso, fra gli altri, hanno sfilato Jacopo, rappresentante del collettivo studentesco, tenendo alta la bandiera del Kurdistan siriano, e Yacoba, senegalese22 enne, arrivato in Italia da otto mesi. In migliaia hanno marciato oggi anche a Roma, Napoli, Bologna, Genova, Milano, Torino, Trieste, Catania per chiedere con forza all'Europa di rivedere le politiche sull'immigrazione. Se a Napoli sono stati lanciati in mare fiori colorati e Mantova hanno sfilato anche alcuni scrittori presenti al Festivaletteratura, a Milano in via Padova Fratelli d'Italia ha mostrato scarpe rotte in alternativa alla manifestazione dei piedi scalzi. Un gruppo di residenti e comitati della zona, fra le più densamente abitati da immigrati, ha contestato il presidio: «Via gli sciacalli».
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