Imprese stremate dalla crisi e dagli usurai
Economia | 21 luglio 2022
L'usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno. Lo afferma la Corte dei Conti nella relazione su “La prevenzione dell’usura”, approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato. Dall’analisi dei reati di usura denunciati in Italia dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, estrapolati dalla banca dati dell’Istat, i casi rilevati nel 2020 sono stati 241, mentre nell’intero anno 2019 i reati denunciati erano stati complessivamente 191, con un aumento di circa il 20 per cento rispetto all’anno precedente. Tuttavia il dato della diffusione è sottostimato perché il bassissimo numero di denunce presentate non restituisce una misura attendibile della reale entità del problema, in buona parte nascosto nel cosiddetto “numero oscuro”, espressione che definisce l'ammontare reale dei reati che non risulta dalle fonti ufficiali.
La maggior parte degli episodi, infatti, continua a rimanere sommersa e la frontiera più preoccupante risulta quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. In molti contesti territoriali, la presenza del Covid-19 ha ampliato le condizioni favorevoli alla diffusione dell’usura, in uno scenario già compromesso da povertà e disagi economici, acuendoli ulteriormente. Dalle spese primarie al pagamento di dipendenti e fornitori, questi gli ambiti, per difendere i quali si genera il rischio di rimanere vittime dell’usura. Inoltre, per quanto riguarda le realtà imprenditoriali, il fenomeno è agevolato dalla capacità degli appartenenti a sodalizi criminali di offrire denaro inizialmente a condizioni ragionevoli a soggetti che non riescono ad accedere, o quantomeno a farlo velocemente, al credito legale.
In Sicilia dal 2015 al 2020 sono stati denunciati 134 reati di usura (23 nel 2015, 20 nel 2016, 18 nel 2017, 12 nel 2018, 28 nel 2019, 28 nel 2020). L'impennata dei reati nel corso del primo anno della pandemia fa temere che nell'anno successivo l'ulteriore incrudelirsi delle condizioni economiche e sociali abbia con ogni probabilità determinato un ulteriore grave incremento del numero degli usurati, con riguardo alle vittime del reato ma, soprattutto, ai soggetti più esposti al fenomeno in quanto sovra indebitati. Si tratta del “numero oscuro” desumibile dal limitato numero delle denunce alle forze di polizia che, a fronte di numerose e concordi stime di diverso segno, suggerisce un verosimile sottodimensionamento statistico del fenomeno. Un “numero oscuro” di tale rilievo che la Corte stima in oltre 200.000 le persone fisiche e a circa 176.000 le imprese soggette ad usura.
Insomma, un fenomeno assai più ampio di quanto emerga dalla denunce alle forze di polizia ed all'autorità giudiziaria. Centinaia di migliaia, fra famiglie e imprese, rischiano di essere escluse per debiti, spesso anche minimi, dal circuito finanziario e possono diventare facile preda del credito gestito dalla malavita e dagli usurai. La relazione si dedica infine all'analisi del funzionamento del fondo di prevenzione al quale possono accedere gli operatori economici (artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, liberi professionisti) che debbono presentare la domanda ai Confidi che – secondo quanto previsto dalla legge n. 108 del 1996 – abbiano costituito i fondi speciali antiusura e possono, quindi, prestare garanzie alle banche attingendo al denaro del Fondo. Invece i singoli e le famiglie, per aver accesso al fondo, devono rivolgersi a una delle fondazioni antiusura iscritte nell’apposito elenco tenuto dal Ministero del tesoro, le quali, attingendo allo stesso Fondo, possono fungere anch’esse da garanti per agevolare la concessione del credito. Tali risorse, pari dal 1998 ad oggi a 670 milioni di euro, hanno consentito di garantire, nel medesimo periodo, finanziamenti per un importo complessivo di oltre due miliardi di euro. Il tasso di operatività, o leva finanziaria del sistema, fra il 1998 ed il 2020 è stato, in media, di circa il 320 per cento, raggiungendo un picco del 369,33 per cento nel 2019, per scendere drasticamente nel 2020 al 146,78 per cento. La Corte segnala anche come, in assenza di una affidabile quantificazione del fenomeno dell’usura, riesca difficile valutare le relative politiche di prevenzione che risultino capaci di attrarre, in via fiduciaria, una platea più ampia per l’agevole azionabilità del relativo procedimento, per la sua celerità, riservatezza e capacità di reale assistenza e tutoraggio. Il nuovo “Accordo quadro per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’usura”, sottoscritto in data 17 novembre 2021 dal Ministro dell’Interno e dal Presidente dell’ABI, attualizza i contenuti del precedente strumento pattizio siglato nel 2007, alla luce dei nuovi scenari sociali ed economici e dell’esigenza di adottare strumenti più idonei e misure più efficaci per supportare le famiglie e le imprese in difficoltà o sovra-indebitate.
In conclusione, la Corte dei Conti accende un faro su un fenomeno reso ancor più grave dalla pandemia e dalla crisi economica e per combattere il quale governo e parlamento sono chiamati ad assumere decisioni che rafforzino gli strumenti in essere e li mettano in condizione di affrontare la pericolosa situazione che si è determinata.
di Franco Garufi
La maggior parte degli episodi, infatti, continua a rimanere sommersa e la frontiera più preoccupante risulta quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. In molti contesti territoriali, la presenza del Covid-19 ha ampliato le condizioni favorevoli alla diffusione dell’usura, in uno scenario già compromesso da povertà e disagi economici, acuendoli ulteriormente. Dalle spese primarie al pagamento di dipendenti e fornitori, questi gli ambiti, per difendere i quali si genera il rischio di rimanere vittime dell’usura. Inoltre, per quanto riguarda le realtà imprenditoriali, il fenomeno è agevolato dalla capacità degli appartenenti a sodalizi criminali di offrire denaro inizialmente a condizioni ragionevoli a soggetti che non riescono ad accedere, o quantomeno a farlo velocemente, al credito legale.
In Sicilia dal 2015 al 2020 sono stati denunciati 134 reati di usura (23 nel 2015, 20 nel 2016, 18 nel 2017, 12 nel 2018, 28 nel 2019, 28 nel 2020). L'impennata dei reati nel corso del primo anno della pandemia fa temere che nell'anno successivo l'ulteriore incrudelirsi delle condizioni economiche e sociali abbia con ogni probabilità determinato un ulteriore grave incremento del numero degli usurati, con riguardo alle vittime del reato ma, soprattutto, ai soggetti più esposti al fenomeno in quanto sovra indebitati. Si tratta del “numero oscuro” desumibile dal limitato numero delle denunce alle forze di polizia che, a fronte di numerose e concordi stime di diverso segno, suggerisce un verosimile sottodimensionamento statistico del fenomeno. Un “numero oscuro” di tale rilievo che la Corte stima in oltre 200.000 le persone fisiche e a circa 176.000 le imprese soggette ad usura.
Insomma, un fenomeno assai più ampio di quanto emerga dalla denunce alle forze di polizia ed all'autorità giudiziaria. Centinaia di migliaia, fra famiglie e imprese, rischiano di essere escluse per debiti, spesso anche minimi, dal circuito finanziario e possono diventare facile preda del credito gestito dalla malavita e dagli usurai. La relazione si dedica infine all'analisi del funzionamento del fondo di prevenzione al quale possono accedere gli operatori economici (artigiani, commercianti, piccoli imprenditori, liberi professionisti) che debbono presentare la domanda ai Confidi che – secondo quanto previsto dalla legge n. 108 del 1996 – abbiano costituito i fondi speciali antiusura e possono, quindi, prestare garanzie alle banche attingendo al denaro del Fondo. Invece i singoli e le famiglie, per aver accesso al fondo, devono rivolgersi a una delle fondazioni antiusura iscritte nell’apposito elenco tenuto dal Ministero del tesoro, le quali, attingendo allo stesso Fondo, possono fungere anch’esse da garanti per agevolare la concessione del credito. Tali risorse, pari dal 1998 ad oggi a 670 milioni di euro, hanno consentito di garantire, nel medesimo periodo, finanziamenti per un importo complessivo di oltre due miliardi di euro. Il tasso di operatività, o leva finanziaria del sistema, fra il 1998 ed il 2020 è stato, in media, di circa il 320 per cento, raggiungendo un picco del 369,33 per cento nel 2019, per scendere drasticamente nel 2020 al 146,78 per cento. La Corte segnala anche come, in assenza di una affidabile quantificazione del fenomeno dell’usura, riesca difficile valutare le relative politiche di prevenzione che risultino capaci di attrarre, in via fiduciaria, una platea più ampia per l’agevole azionabilità del relativo procedimento, per la sua celerità, riservatezza e capacità di reale assistenza e tutoraggio. Il nuovo “Accordo quadro per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell’usura”, sottoscritto in data 17 novembre 2021 dal Ministro dell’Interno e dal Presidente dell’ABI, attualizza i contenuti del precedente strumento pattizio siglato nel 2007, alla luce dei nuovi scenari sociali ed economici e dell’esigenza di adottare strumenti più idonei e misure più efficaci per supportare le famiglie e le imprese in difficoltà o sovra-indebitate.
In conclusione, la Corte dei Conti accende un faro su un fenomeno reso ancor più grave dalla pandemia e dalla crisi economica e per combattere il quale governo e parlamento sono chiamati ad assumere decisioni che rafforzino gli strumenti in essere e li mettano in condizione di affrontare la pericolosa situazione che si è determinata.
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