Imprese del Nord nelle mani dei clan
Al Nord, come al Sud, è il
settore delle costruzioni a rivestire maggiore importanza nell’economia mafiosa
per via del basso know how richiesto. In particolare, sono il movimento terra e il
ciclo del cemento ad essere gestiti dai boss quasi in regime di oligopolio. È la
sanità, però, il business sempre più in espansione per i clan che popolano il
settentrione d’Italia. La gallina dalle uova d’oro, considerate le cifre destinate
all’assistenza nei bilanci regionali (oltre il 70% della spesa pubblica). Una
attrattiva in cui riciclare denaro illecito e continuare così ad ottenere
ulteriori profitti grazie alle intermediazioni esterne. L’appeal del settore,
tuttavia, non è solo di carattere economico: fare affari nella sanità significa
soprattutto potere. Il controllo delle assunzioni e delle carriere genera quel
consenso sociale sfruttabile anche in occasione delle tornate elettorali per pilotare
voti a favore degli amici.
La Lombardia è la regione
del nord con «una più accentuata
attitudine alla penetrazione mafiosa», riconducibile ad
«una specificità ambientale
segnata negli anni da condotte corrotte e clientelari non rintracciabili nelle
altre regioni settentrionali». È quanto emerge dal secondo rapporto
trimestrale sulla presenza mafiosa nelle aree settentrionali, realizzato per la
presidenza della Commissione Antimafia dall'Osservatorio sulla Criminalità Organizzata
dell'Università di Milano, diretto da Nando Dalla Chiesa. Come dimostrano le
inchieste giudiziarie degli ultimi cinque anni prese in esame dai ricercatori, è
la ‘Ndrangheta a fare maggiori affari nella sanità grazie ai rapporti con il
mondo politico e con quello medico-sanitario. Caso emblematico di queste alleanze
è quello attorno alla vicenda del direttore generale dell'Asl di Pavia,
Carlo
Antonio Chiriaco, unica fattispecie al Nord in cui la sanità è stata
direttamente nelle mani della 'Ndrangheta. Una figura in cui il ruolo del boss
si sovrappone a quello del medico che ha, anche, una forte influenza politica,
così come ci raccontano le carte dell’inchiesta Infinito. Chiriaco è, infatti,
un medico calabrese, ma anche un uomo di 'Ndrangheta in contatto con i
principali boss locali come Pino Neri e Cosimo Barranca. Nella sua duplice
veste, influenza le nomine sanitarie privilegiando parenti e amici di 'ndranghetisti.
Riesce anche a procacciare voti a favore del suo candidato alle regionali in
Lombardia, Abelli, per una prestigiosa poltrona in vista dell’Expo: «lui deve fare l'assessore alle
infrastrutture¼ lui ha testa¼ ma nei prossimi cinque anni c'è l'Expo
2015¼ma sai cosa
c'è da fare nei prossimi cinque anni¼proprio a livello
di infrastrutture in Lombardia?... Ma hai voglia¼è
l'assessorato più importante». Ed è
ancora il dominus dell’Asl di Pavia a fornire perizie mediche o a prevedere
ricoveri per chi, come gli ‘ndranghetisti Pasquale Barbaro e Francesco Pelle e
il casalese Giuseppe Setola, cerca di sottrarsi ad un soggiorno poco comodo nelle
patrie galere.
Se
è la ‘Ndrangheta a fare la parte del leone nell’infiltrazione criminale della
sanità del Nord, il Rapporto dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata
mostra come anche la Camorra e Cosa nostra siano interessate a questo business.
Non è così sfuggito alla mafia siciliana – quella che fa capo a Benedetto
Capizzi, il boss al vertice della commissione provinciale di Palermo
arrestato nel 2009 - l’appalto da due milioni di euro riguardante i servizi
infermieristici del carcere di Opera che ospita Totò Riina.
L’infiltrazione mafiosa
dell’economia legale in Lombardia come in Piemonte, cosi anche in Liguria e in
Emilia Romagna, passa pure dagli
investimenti nella grande distribuzione, nella ristorazione - a cui, assieme
agli alberghi, è riconducibile il 10,5% dei beni confiscati in Italia - negli
autotrasporti, negli stabilimenti balneari, nell’industria del divertimento,
nello smaltimento dei rifiuti, nei cantieri navali e portuali.
Una penetrazione
che si è perpetuata grazie
ad un contesto di legalità debole diffusa,
ad un ambiente che si è mostrato permeabile alle logiche criminali. Come si evince
dai casi della Tnt –multinazionale specializzata nel trasporto espresso di
merci che entra in affari con il clan Flaci, potente cosca di 'Ndrangheta
attiva nel capoluogo lombardo - della Blue Call S.r.l- società di call center
di cui si appropria il clan Bellocco – e della Perego - principale gruppo
imprenditoriale nel movimento terra- all’origine della penetrazione mafiosa
nella media-grande impresa del Nord c’è
spesso l’iniziativa degli imprenditori che ricercano i ‘servizi dei clan’ quali
protezione o liquidità. Ma, soprattutto, il processo dell’infiltrazione criminale
si avvale di quell’area grigia che annovera professionisti, imprenditori,
politici e burocrati. Emblematico, nel caso della vicenda della Tnt, il
ruolo-ponte tra ‘Ndrangheta e dirigenti aziendali svolto dall'ex colonnello
Carlo Alberto Nardone. È proprio l’esponente dell’Arma in pensione a suggerire
la teoria del ‘chiodo schiaccia chiodo’:
per liberarsi di un gruppo criminale occorre affidarsi ad un altro con lo
stesso curriculum criminale così da poter regolare i conti.
Tabella - Il sistema delle opportunità/incentivi offerti
dalla sanità ai clan
GRUPPI DI OPPORTUNITA'
a)di
natura ECONOMICA: forniture e appalti (servizi
assicurativi/pulizia/lavanderia/onoranze funebri, macchinari, interventi
immobiliari, ecc..); profitti diretti (sistema delle convenzioni); riciclaggio
di denaro derivante da attività illecite
b) di natura SOCIALE:
prestigio; arricchimento del capitale sociale dei clan (sistema di relazioni
nel mondo delle professioni mediche, relazioni con le élites sociali);
c) di natura
POLITICO-ELETTORALE: allargamento del bacino elettorale (ruolo del medico,
sistemi di favori e dipendenze personali); voto di scambio
d) di natura
GIUDIZIARIA (IMPUNITA'): false perizie; cura di latitanti; disponibilità di
luoghi sicuri per la gestione degli affari dei clan (reparti ospedalieri e
uffici)
e) di natura CULTURALE-SIMBOLICA:
legittimazione e acquisizione di benemerenze sociali, connesse con l'importanza della funzione
sanitaria
I meccanismi
della penetrazione mafiosa nella grande impresa settentrionale:
a) Infiltrazione iniziale
"pacifica", assenza di minacce o atteggiamenti violenti da parte dei
clan nei confronti degli imprenditori;
b) Ricerca da parte degli
imprenditori del supporto mafioso (e non viceversa);
c) Importanza decisiva
del contesto d'azione: la "zona grigia";
d) Sottovalutazione
della "matrice di mafia" (e del suo potenziale) da parte degli
imprenditori;
e) Tendenziale
inefficienza gestionale/imprenditoriale mafiosa. La 'ndrangheta dimostra di
privilegiare il ruolo di antistato (servizio di protezione alle imprese) al
ruolo di imprenditore.
Ultimi articoli
- La marcia del 1983, si rinnova la sfida alla mafia
- Bagheria, consiglio
aperto sulla “marcia” - La nuova Cortina
di ferro grande campo
di battaglia - La riforma agraria che mancò gli obiettivi / 2
- Mattarella, leggi
di svolta dall'incontro
con il Pci - Mattarella fermato
per le aperture al Pci - La legalità vero antidoto per la cultura mafiosa
- Natale, un po' di rabbia
e tanta speranza
nella cesta degli auguri - Lotte e sconfitte
nelle campagne siciliane
al tempo di Ovazza / 1 - La legge bavaglio imbriglia l'informazione