Il vaso di Pandora che attende Vibo Valentia
Nei giorni scorsi sono stati arrestati l'ex capo della squadra mobile di Vibo Valentia, il suo vice e un noto avvocato del luogo con l'accusa di essere complici della principale associazione di 'ndrangheta di quel territorio, la 'ndrina dei Mancuso di Limbadi. Che la Calabria sia diventata il principale approdo europeo del grande traffico intercontinentale di stupefacenti è stato di recente confermato dall'inchiesta condotta a cavallo tra Reggio Calabria e New York che ha evidenziato come i calabresi abbiano ormai preso il posto della mafia siciliana nella gestione dei rapporti con la criminalità organizzata statunitense e sud americana. Un fenomeno che si è sviluppato in sordina e solo negli ultimi anni è stato affrontato dalla magistratura e dalle forze dell'ordine che hanno realizzato non solo un grande sforzo investigativo e repressivo, ma anche una coraggiosa azione tesa a scandagliare aree grige presenti all'interno degli apparati di polizia e della stessa magistratura. L'articolo di Giovanni Bianconi sul Corriere della sera di mercoledì 26 febbraio offre uno spaccato di quanto ampiamente potessero intrecciarsi le contiguità e le complicità nella realtà vischiosa di una piccola provincia calabrese in cui la rete dei rapporti personali, familiari, professionali e di comparato finisce per celare situazioni di compromissione che balzano agli occhi se appena si solleva il velo.
A me è capitato di dirigere la Camera del Lavoro di Vibo Valentia da giugno 2011 al marzo dell'anno successivo: un'esperienza breve ma assai intensa dalla quale ho avuto modo di trarre diverse riflessioni sulle particolari caratteristiche della società, dell'economia e del sistema istituzionale calabrese. In Calabria antiche e nuove contraddizioni si sommano in una realtà sempre più disgregata dal punto di vista economico e sociale. Le ragioni che hanno determinato una situazione vergognosa nella quale una cosca di cui tutti conoscevano la forza e la capacità di permeare gran parte del tessuto socio-economico, ha agito per anni sostanzialmente indisturbata, potendo anzi contare su una rete di legami con gli apparati, l'economia e la politica che, ove le accuse saranno dimostrate in giudizio, fornisce la prova dell'esistenza di pericolosissime cellule cancerose nei gangli più delicati degli apparati dello Stato. Va detto, per la verità, che proprio tra il 2010 e il 2011 si provvedette ad un radicale rinnovo dei vertici che interessò la Prefettura, la Procura della Repubblica e la stessa Questura; e posso testimoniare che, almeno a livello dei vertici, il mutamento di clima era percepibile. Mi pare utile riportare alcuni brani di quel mio articolo per contribuire al ragionamento sulla pericolosità che, nel pieno della crisi economica e sociale, ha assunto la presenza pervasiva della criminalità organizzata nelle aree più deboli ed esposte del Paese.
Scrissi allora: "Nicola Gratteri ed Enzo Ciconte hanno messo in luce le caratteristiche originali della criminalità organizzata calabrese ... La struttura familiare difficilmente permeabile, l'immensa disponibilità di risorse, la diffusione capillare nel territorio hanno consentito alle 'ndrine di estendere progressivamente il loro campo di azione all'economia delle regioni più ricche del Nord,.. fenomeno. Il quadro generale appare simile alla situazione della Sicilia prima delle terribili stragi del 1992, tuttavia si avverte un fermento di settori e forze, pur ancora minoritarie, che vogliono spezzare i vincoli che impediscono l'affermarsi di una nuova stagione di legalità, democrazia, sviluppo economico e sociale. In tale contesto la provincia di Vibo Valentia è quasi un paradigma della complessità della condizione calabrese, Essa ha un territorio di limitata estensione, una cinquantina di comuni per lo più piccoli, un tessuto industriale di dimensioni limitate che è sopravvissuto alla crisi, pur uscendone indebolito.. Regione e Governo nazionale sono stati del tutto assenti sul terreno delle politiche di sviluppo, condannando alla solitudine chi ha tentato di investire senza piegarsi alle collusioni e al clientelismo. Il problema principale è però costituito dalla presenza diffusa della criminalità mafiosa nel tessuto dell'economia, anche di quella apparentemente legale. Su tale questione ...la recentissima ricerca della fondazione RES .."Alleanze nell'ombra" Donzelli 2011, a cura di Rocco Sciarrone (presenta) la La tesi innovativa che nella compenetrazione tra mafie ed economie locali, accanto al tradizionale fenomeno di condizionamento e pressione da parte delle mafie esiste anche un percorso inverso che "va dalle imprese e dagli operatori, con il tramite e l'intermediazione dell'area grigia, verso le mafie …In un contesto diventato sempre più difficile dal punto di vista economico, una schiera crescente di imprenditori si sta muovendo alla ricerca di forme di adattamento attraverso accordi e accomodamenti di tipo collusivo con il potere politico e…il potere mafioso."
Se si prova ad applicare quest'analisi alla situazione vibonese ci si presenta uno spaccato contraddittorio. Situazioni di grande ricchezza coesistono con estreme povertà ..i dati sui consumi rivelano l'esistenza di ingenti risorse di dubbia provenienza ...A Vibo città c'è una gioielleria ogni mille abitanti, una percentuale superiore alle più ricche città europee. (E' evidente) una debolezza della società civile che non riesce a liberarsi dall'opacità di rapporti vischiosi , ai quali non è estranea la presenza della massoneria (si dice esistano ben nove logge). Le "locali" della 'ndrangheta vibonese sono le più violente della Calabria, hanno interessi diffusi nell'economia, godono di una rete di complicità estese che trae vantaggio da una rete di complicità, a volte insospettabili, nel mondo dell'imprenditoria e nella politica. .. All'inizio di luglio ad un imprenditore che aveva fatto da tramite tra le cosche vibonesi e le grandi aziende nazionali affidatarie dei lavori per l'ammodernamento dell'A3, sono stati confiscati beni per ben 60 milioni di euro. I rapporti con la mafia della piana di Gioia Tauro sono saldi e mostrano la proiezione a scala regionale di alcune famiglie mafiose: qualche giorno fa sono stati arrestati diversi personaggi di spicco della 'ndragheta accusati di gestire il traffico di stupefacenti all'interno del porto di Gioia Tauro." Si trattava di elementi così evidenti che anche uno come me, arrivato da Roma da neanche due mesi, poteva coglierli nella loro pericolosità. Gli arresti dei giorni scorsi sono una parziale spiegazione dei silenzi e dei timori percepibili in quella realtà Tuttavia bisogna andare oltre, fino a mettere allo scoperto le radici sociali di fenomeni che non possono essere spiegati solo con la disonestà personale di funzionari e singoli magistrati, ma assumono la dimensione sistemica di una società che sa ma per paura e convenienza continua a tacere.
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