Il valore e la marginalità dei bambini nelle periferie del mondo

Società | 15 dicembre 2018
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Ci sono dibattiti che riaccendono non solo i riflettori su alcune problematiche lasciate sovente ai margini, ma che attribuiscono un significato pregante alla terminologia. E’ il caso diperiferia” che non ha più solamente laccezione del luogo fisico che indica i quartieri della città lontani dal centro, ma ha iniziato a rappresentare spaccati di popolazione che condividono una forma di distanza spaziale, sociale e politica rispetto al centro. La periferia, dunque, è la metafora calzante per rappresentare la condizione dellinfanzia, relegata a un ruolo sempre più marginale: il crollo della natalità, le città sempre più a misura di automobile e sempre meno a misura di bambino, la marginalità rispetto alle priorità della politica e del dibattito pubblico e, infine, la prolungata crisi economica e occupazionale che ha colpito la fascia di popolazione più giovane insieme ai loro figli. Tutti fattori che contribuiscono ad accrescere l’esclusione sociale dei minori. E’ stato dimostrato che vi è uneffettiva concentrazione di bambini nelle zone più periferiche, soprattutto nelle città metropolitane. All'aumento della popolazione più giovane nelle nuove periferie, tuttavia, non corrisponde un incremento adeguato dei servizi, mentre la spesa sociale si continua a concentrare generalmente nelle aree centrali dei capoluoghi. Eppure la presenza di tanti bambini nelle periferie metropolitane rappresenta unopportunità di riscatto nonché una risorsa concreta per il rilancio dei territori. Quelli appena descritti sono i punti focali di una fotografia scattata dal 9°Atlante dell’Infanzia pubblicato da Save the Children che mira a focalizzare il problema laddove c’è la necessita di creare dei “punti luce”.

Sono quattro gli indicatori- secondo quanto emerge dalle denunce di chi abita nei quartieri sensibili- che hanno un maggiore impatto sulla popolazione più giovane: criminalità, scarsa illuminazione, sporcizia delle strade e inquinamento dellaria. Le “periferie sociali” si caratterizzano, dunque, per la concentrazione di alcune condizioni di svantaggio e fragilità con una molteplicità di fattori di debolezza. È proprio in queste aree che, per abbattere le cause della povertà materiale, è indispensabile riconoscere limportanza cruciale delle variabili sociali e di contesto: la povertà economica, urbanistica, socioculturale, istituzionale e relazionale.

Prendendo in esame il dato nazionale, il 7,1% dei 6-17enni vive in contesti multiproblematici con differenze marcate territorialmente. I bambini ai margini crescono in territori sensibili caratterizzati dalla compresenza dei quattro elementi di disagio: l11,8% dei 6-17enni si trova nelle aree urbane più densamente popolate (mentre la percentuale sale al 17,5% nelle città del sud); il 6,3% dei bambini e ragazzi nelle piccole aree urbane e lo 0,9% cresce nelle aree rurali. In questi territori diventa determinante fare rete creando servizi nonché possibilità educative oltre che dare vita a collaborazioni tra le scuole, i bambini e i genitori. Sul piano culturale tutti gli indicatori mostrano un forte distacco dellItalia rispetto al resto dei Paesi europei: l’Italia si trova nel fanalino di coda in tema di competenze linguistiche e matematiche della popolazione adulta, il tasso dei laureati è tra i più bassi del continente e i risultati degli studenti nei test internazionali sono in media scadenti. Le marcate disuguaglianze prese in esame nascono in buona parte al di fuori dalla scuola e tra i fattori che le alimentano contribuiscono la povertà spaziale, urbanistica e sociale di certi quartieri oltre che lofferta diseguale di servizi e attività per la prima infanzia (asili nido), di luoghi ricreativi (piazze vivibili, aree gioco, campi sportivi, centri aggregativi) e di cultura (biblioteche, musei).

Gli immensi agglomerati di cemento che sulla carta intendevano proporre standard qualitativi migliori nelle tante periferie dItalia, si sono dimostrati in realtà degli spazi inadeguati per i bambini che li abitano. Sono luoghi rimasti sforniti di servizi e dotazioni infrastrutturali, divenuti fin da subito quartieri dormitorio, dove i giovani sperimentano una progressiva marginalizzazione alimentata dal pessimo funzionamento dei trasporti e dalla carenza di servizi. La disconnessione di questi contesti urbani restringe considerevolmente lambiente vitale dei più giovani, riduce i loro spazi di incontro con il mondo, le possibilità di apprendimento, gli interessi e le motivazioni.

 di Melania Federico

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