Il valore della didattica antimafia nelle scuole, aumenta la partecipazione di giovani e docenti
I risultati positivi e l’eco mediatica delle tante iniziative promosse dal nostro Centro studi per il 39°anniversario dell’uccisione politico –mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo meritano qualche riflessione. La prima riguarda il collegamento video con oltre 170 scuole in diretta streaming il 30 aprile, frutto del lavoro educativo svolto durante l’anno col progetto antimafia e antiviolenza, con l’indagine sulla percezione degli studenti del fenomeno mafioso, con gli interventi giornalistici degli studenti pubblicati nella sezione Junior della nostra rivista Asud’europa e con tante altre iniziative che hanno sollecitato la creatività e la partecipazione digitale degli studenti, compresi quelli delle case di reclusione per adulti e minori.
Ciò è stato possibile per la lunga esperienza maturata dal Centro studi con l’uso delle videoconferenze con centinaia di scuole secondarie di secondo grado e con gruppi di studenti di varie università italiane ed estere e per il lavoro, gratuito, di squadra di tanti volontari altamente qualificati, dai tecnici ai docenti ai componenti il comitato scientifico e ai giovani del servizio civile. Un lavoro collegiale che ha reso sempre più attraente l’azione politica, culturale organizzativa del Centro supportata dalla sua vocazione unitaria e dall’impegno a fare rete. Riconoscimenti che sono stati riscontrati anche nei tanti messaggi istituzionali, sindacali, politici e delle associazioni antimafia.
Un altro importante aspetto va segnalato sulla condivisione unanime del contributo dato alla storia dell’antimafia dalla legge Rognoni-La Torre, costata la vita a Pio, che è diventata in questi 39 anni la madre di tutta la legislazione antimafia nazionale e internazionale che ha consentito la lotta contro le vecchie e nuove mafie. Inoltre ha permesso di mettere all’angolo l’antimafia autoreferenziale, di copertura al carrierismo politico o mediatico, o peggio di traffici illeciti, quella che noi definiamo l’antimafia di cartone. Da esse si sono sempre distinte le associazioni dell’antimafia sociale e politica che fanno rete per uno sviluppo democratico e solidale del paese che cancelli povertà, disuguaglianze, ingiustizie sociali, corruzione e mafie. Ma soprattutto impedisca la continuità del rapporto che tiene insieme parti della classe dirigente -politica, istituzionale, economica, sociale- collusa con l’organizzazione criminale che è mafiosa perché si avvale di tale rapporto. In caso contrario sarebbe solo un’organizzazione delinquenziale.
Questo rapporto spiega perché da 161 anni dall’Unità d’Italia il fenomeno continua ad esistere, anche se oggi indebolito dall’azione dello Stato e della società civile, seppur capace di immergersi, di cambiare e di integrarsi nell’economia legale, nella politica, avvalendosi dell’area grigia delle professioni e delle competenze tecnologiche più avanzate; sparare di meno, ma corrompere di più usando sempre la sua forza d’intimidazione. Comunque il loro spazio sociale è diventato più stretto, anche se la pandemia in corso sta creando nuove occasioni d’infiltrazioni mafiose favorite dalla crisi economica e sociale. Dunque non si può abbassare la guardia.
Il Centro studi Pio La Torre continuerà nella sua azione unitaria di contrasto culturale, politico e sociale ispirandosi alla lezione di Pio: le mafie possono essere eliminate dalla scena storica impedendo ogni protezione politica, economica e sociale e conquistando la democrazia fondata sul lavoro come prefigurato dalla Costituzione.
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