Il triste destino dei laureati siciliani: bravi ma disoccupati
I neolaureati siciliani,
lucani, calabresi e pugliesi sono, a livello europeo, coloro che
hanno avuto maggiori difficoltà a trovare lavoro nel 2018. Secondo i
dati Eurostat 2019, infatti, lo scorso anno, quattro delle cinque
regioni dell’Unione europea fanalino di coda in tema di occupazione
sono tutte situate nell’Italia meridionale. La Sicilia è la maglia
nera: solo il 27,3% dei neolaureati ha trovato lavoro. Seguono
Basilicata e Calabria, con entrambi il 31,6% di neolaureati assorbiti
nel mercato del lavoro. La Puglia, con il 36,9% di neolaureati
occupati, fa meglio della regione della Grecia centrale, Sterea
Ellada, che presenta un tasso di occupazione di neolaureati pari a
32,8%. Percentuali che, di per sé, fanno paura, così come la
posizione occupata da queste regioni nella classifica a livello
europeo. Tuttavia, lasciano ancora più sgomenti se si volge lo
sguardo a quanto accaduto nelle altre regioni europee sempre nel
2018. Il tasso di occupazione per i neolaureati è stato pari o
superiore al benchmark dell’82% in 155 delle 269 regioni NUTS di
livello 2 per le quali sono disponibili i dati. Tra questi, c’erano
60 regioni NUTS di livello 2 in cui il tasso di occupazione per
neolaureati ha raggiunto il 90% o più. Queste regioni sono
concentrate in Repubblica Ceca, Germania, Paesi Bassi, Austria e
Svezia. In particolare, la regione della Germania sud-orientale del
Niederbayern (97,6%) e la regione ceca di Jihozápad (96,9%) hanno
registrato i più alti tassi di occupazione regionali per i
neolaureati.
Non è opinabile come il Sud d’Italia continui ad
essere in ritardo in tema di istruzione terziaria e opportunità
lavorative, nel contesto di una Europa dove vi è stato un aumento
generale della percentuale di occupazione dei neolaureati per cinque
anni consecutivi. Nel 2018, la media UE-28 del tasso di occupazione
dei neolaureati si è attestata all’80,6% nel 2018, avvicinandosi
all’obiettivo politico Europa 2020 dell’82%. Oltre 50 punti di
differenza tra il Mezzogiorno d’Italia e il resto d’Europa, che
fanno si che le nostre regioni meridionali stiano diventando il
Mezzogiorno d’Europa.
I dati Eurostat sono ancora più
sconfortanti di quelli altrettanto scoraggianti dell’OCSE,
riguardanti il livello di istruzione terziaria e di occupazione dei
giovani in Italia. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico, infatti, sebbene siano aumentati i giovani
italiani laureati nella fascia di età 25-34 anni - raggiungendo il
28%, percentuale comunque al di sotto della media Ocse che è pari a
37% - solo il 67% trova lavoro. La laurea, comunque, non garantisce
un tenore di vita più elevato rispetto a chi non ha conseguito un
titolo accademico. Coloro che hanno una laurea, infatti, guadagnano
il 19% in più rispetto a chi ha conseguito solo il diploma, contro
il 38% della media dell’area Ocse.
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