Il "tesoretto" che la Sicilia non riesce a spendere

Economia | 24 luglio 2015
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Lo scarno comunicato conclusivo del Comitato di sorveglianza del POR FESR 2007-2013 non aiuta granché a capire la situazione reale di questa “coda” di programmazione e le scadenze che la Sicilia si trova di fronte per evitare il disimpegno di una quota dei 4.359.736 milioni di euro di dotazione complessiva del programma.  La spesa certificata è pari a 2 miliardi 557 milioni; era 2,778 al monitoraggio  del 30 aprile scorso (fonte Euroinfosicilia) e appena 2, 446 al 31 dicembre 2014.  Vi è un indubbia accelerazione, ma non bisogna dimenticare che la situazione resta pesante, come confermano i dati dell' allegata tabella (pubblicata il 30 giugno sul sito dell'agenzia per la Coesione territoriale). Al 31 maggio la Calabria e la Sicilia non avevano superato il target  previsto per il 31 maggio. Per la Sicilia esso ammontava a 2,795 miliardi, a fronte di un risultato pari a 2,464 per il FESR (56,5%), mentre la spesa del FSE aveva raggiunto il 74,1% a fronte di un obiettivo del 82,2% (1,029 miliardo di risultato contro 1,150 di target).  Con i dati del CdS del 24 luglio si registra un ulteriore avvicinamento ai target, che tuttavia non sono ancora realizzati. D'altro canto, l'esplicita previsione di un'altra rimodulazione a settembre evidenzia la consapevolezza della difficoltà di accelerare la spesa in alcune misure, con conseguente spostamento di risorse su obiettivi più facili da realizzare. La mobilitazione dell'amministrazione c'è stata ed è riscontrabile nei 3,272 miliardi di pagamenti in corso di validazione che testimoniano uno sforzo apprezzabile di superamento dei ritardi burocratici che avevano rallentato la programmazione che si va a concludere. Il bicchiere è mezzo pieno: rispetto ad un anno fa si sono fatti passi avanti significativi, tanto che il comunicato dà per possibile l'assorbimento entro la fine dell'anno dell'intera somma residua, o comunque della maggior parte di essa. Risorse che in questo momento sono preziose per dare ossigeno alla debilitata economia dell'isola e per rafforzare i deboli segnali positivi emersi dalle ultime rilevazioni degli istituti economici. Innanzitutto vanno spostati fondi per far fronte al diffondersi  di  forme di povertà in tante famiglie siciliane. Il Comitato No Povertà sta lavorando alacremente alla raccolta delle firme per presentare il disegno di legge di iniziativa popolare: la rimodulazione di settembre potrebbe esser un'ottima occasione per rafforzare finanziariamente gli strumenti di contrasto all'esclusione sociale che l'ARS dovrà approvare rapidamente, tornando finalmente ad occuparsi dei problemi dei siciliani dopo avvenimenti che a definirli inquietanti si usa un eufemismo. Poiché permangono tassi altissimi di disoccupazione, sono dell'opinione che l'annunciata  rimodulazione debba inoltre  rivolgersi a misure non assistenziali capaci di creare occupazione nel breve periodo; in questo senso, tra i settori più vocati appaiono l'efficientamento energetico  e la messa in sicurezza degli edifici pubblici- a partire dalle scuole – e la modernizzazione della gestione dei beni culturali, ambientali,  turistici; i cosiddetti “beni collettivi” di cui tanto parlano gli economisti più avveduti. Il bicchiere appare invece decisamente mezzo vuoto (a voler esser ottimisti) per il PAC: il comunicato è , al proposito, assai generico. Pongo alcune domande:

1) qual è, ad oggi, la disponibilità reale delle risorse del piano azione coesione che sono in capo alla Sicilia?

2) in quali progetti sono impegnate?

3) quale lo stato di avanzamento della spesa?

L'esperienza dello scorso anno ha dimostrato che l'atteggiamento del Governo nazionale sarà severo ; è bene che la Sicilia stavolta si faccia trovare con le carte in regola, perché non saranno consentite  giustificazioni per le occasioni sprecate e nessuna credibilità avranno  le  querule proteste delle ben note prefiche del partito unico della spesa. A proposito,  segnalo, tra il serio ed il faceto, che Gianantonio Stella ha commesso un errore sul Corriere della Sera:  PUS non è acronimo di partito unico siciliano, giacché mai i siciliani rinuncerebbero  a dividersi tra di loro, ma di Partito Unico della Spesa; questo sì  trasversale, presente e potente nelle stagioni recenti dell'Autonomia. Fa più buio di mezzanotte, poi, per quanto riguarda il PRA (piano di rafforzamento amministrativo) che la Commissione considera strumento indispensabile per la corretta gestione del ciclo di programmazione 2014-2010; esso è rimasto- nonostante le ripetute sollecitazioni- un oggetto misterioso che la Giunta si è rifiutata di confrontare con il partenariato economico  e sociale, ma anche con gli esperti che avevano proposto interessanti novità . Sarà uno dei temi dirimenti dei prossimi mesi , perché si tratta di un atto squisitamente politico con cui il decisore istituzionale  assume la responsabilità degli indirizzi da trasmettere ai vertici della burocrazia. Denuncio che su un problema  tanto importante è mancato e continua a mancare qualsiasi confronto, con il rischio che  quando la montagna partorirà un topolino deforme, perderemo mesi nel consueto rimpallo delle responsabilità. Anche per questo mi permetto di consigliare al partenariato di pretendere che venga reso  immediatamente pubblico il verbale integrale del Comitato, che potrebbe far luce su alcuni punti che, almeno a me, appaiono oscuri. Per una volta si può concludere con una buona notizia, cosa rarissima di questi tempi: entro il prossimo mese sarà approvato il POR FESR 2014-2020 dopo un lungo e complicato negoziato con la Commissione. Sarebbe un segnale di vero cambiamento se il Governo regionale  evitasse di ripetere la manifestazione propagandistica che si è svolta qualche giorno fa per la presentazione del programma operativo del Fondo Sociale Europeo ed incardinasse invece una  discussione vera  con le parti economiche e sociali per garantire che il nuovo ciclo di programmazione, a differenza dei precedenti,  produca risultati positivi non per i soliti noti, ma per tutti i siciliani.

 di Franco Garufi

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