Il Sud è la vera priorità del nuovo governo Gentiloni

Politica | 13 dicembre 2016
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Appare chiaro che nessuno di quelli che avevano promesso di lasciare la politica, nel caso di sconfitta del “Sì” al Referendum, lo abbia fatto. Ma non basta questa constatazione per definire il nuovo Governo presieduto da Paolo Gentiloni un governo fotocopia di transizione in attesa del ritorno di Renzi. Il nuovo governo, pur nella riconfermata continuità col precedente, segna comunque una discontinuità. Vedremo quanto quest’ultima sarà confermata dalle sue azioni politiche, se lo lasceranno lavorare senza incalzarlo col motto “subito legge elettorale ed elezioni!”. Se il governo Gentiloni dovrà affrontare, come ha dichiarato, questioni quali post-terremoto; aggravamento questione sociale soprattutto al Sud, che ha contribuito alla esplosione del “No”; situazioni internazionali aperte (dall’immigrazione al futuro della Ue) e guerre nello scacchiere euro-mediterraneo - dovrà lavorare per più di qualche mese.

D’altra parte tutto ciò dipenderà dal Pd e dalle sue prossime scelte. Se continuerà a rimuovere la sconfitta per non analizzare la frattura aperta con larga parte della società afflitta dal disagio sociale provocato dalla crisi e non allievato dalle misure governative, difficilmente uscirà più forte. Se Renzi vuole andare a un congresso di resa dei conti con l’opposizione interna rifiutando la ricerca di una composizione unitaria dei conflitti di merito ciò non rafforzerà il Pd, ma lo indebolirà, e non accrescerà la democrazia interna, ma la dittatura della sua maggioranza.

Sarà bene fare lavorare Paolo Gentiloni che con i suoi toni bassi può contribuire ad accrescere la comprensione delle difficoltà. A tenere i toni alti ci penserà l’opposizione dei grillini e della Lega come hanno già dichiarato. Tra le priorità del governo, Gentiloni ha messo il Meridione con le sue problematiche antiche e nuove che si intrecciano appesantendo le condizioni della qualità della vita di milioni di famiglie. Popolazione sempre più anziana, giovani laureati in fuga, crescita dei giovani neet, lento recupero di quasi 14 punti di Pil che una Regione come la Sicilia ha perso dal 2007/08; mafie indebolite, ma sempre presenti anche se silenti; infrastrutture obsolete; tutto ciò impone politiche mirate e soluzioni efficienti e rapide, al riparo da corruzione e mafie. I soldi ci sono – Patto Sicilia, fondi strutturali ecc. ecc. – si tratta di spenderli bene e non in campagne preelettorali.

In questo senso potrà andare un ministero specifico per il Sud. Può essere uno strumento di recupero di consenso se saprà coordinare nuove politiche strutturali e di sviluppo, mettendo da parte tentazioni di conquista clientelare del consenso popolare. Il compito affidato a Gentiloni dunque non sarà quello di tenere il banco in attesa del rientro di Renzi, ma d’avviare una politica di discontinuità con l’autoreferenzialità precedente. Al Governo regionale ribadiamo che il ddl di iniziativa popolare contro la povertà può costituire l’avvio di una politica di reddito minimo di inclusione, potrebbe diventare il banco di prova di una nuova politica sociale. Se gli italiani al Referendum hanno votato nel modo che abbiamo registrato, non è perché non hanno capito il Referendum. Non vorremmo che il Pd ignorasse quest’ovvia constatazione. 
 di Vito Lo Monaco

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