Il successo di Draghi ed il problema delle riforme
Il governo Draghi sta attraversando un periodo positivo come dimostrano i dati sull’andamento dei vaccini e quelli collegati al recovery fund. Da una parte è stata vincente l’individuazione del criterio del vaccino praticato per età, dall’altra il criterio di creare all’interno del governo un nucleo di tecnici di fiducia capaci di gestire sia pure con l’ausilio delle diverse amministrazioni il poderoso problema del recovery plan.
Non mancano certo le spine connesse al blocco dei licenziamenti, alle dispute sempre presenti sulle modalità di ripristino della vita normale, ma la ripresa di gran parte delle attività e la possibilità concreta di potere presto inserire tutta l’Italia in zona bianca fanno dimenticare tutto il resto.
E’stato un periodo in cui lo stile di Draghi, la sua competenza, quella del suo governo, la sua credibilità internazionale, e soprattutto la sua autorevolezza, hanno spinto l’Italia ad avere un ruolo primario in Europa e nel mondo.
Nonostante questi riconoscimenti, come si è fatto intendere, non bisogna però dimenticare che attualmente abbiamo svolto una parte limitata del compito: non sappiamo come finirà nel tempo con la pandemia, non sappiamo cosa succederà al nostro Recovery plan nel tempo visto che è subordinato alle riforme, non sappiamo come evolverà la situazione economica e sociale con riferimento prevalente alle nuove generazioni. E’ quindi necessario prendere atto delle possibilità del Governo Draghi non per compiacersi ma per affrontare tali problemi e soprattutto le riforme promesse all’Ue sulla realizzazione delle quali ha garantito Draghi..
Non si tratta di riforme inventate dall’Ue ma di vere e proprie esigenze del paese, a lungo rimandate data la nostra nota abitudine di estremizzare i problemi e le relative soluzioni, di riforme che solo con questo governo, che comprende quasi tutti i partiti presenti in Parlamento, si possono affrontare: la riforma della pubblica amministrazione, di cui si lamenta la lentezza delle procedure, la riforma fisco, di cui si lamenta il grande peso sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, la riforma della giustizia di cui si lamenta la lentezza fino a diventare ingiusta.
Ciò spiega la prudenza e la pazienza di Draghi che mentre ha avviato il processo riformistico sente in separata sede i responsabili dei partiti che sostengono il governo, ed in qualche caso l’unico partito che sta all’opposizione , allo scopo di spianargli la strada. Ma non si annunzia un cammino facile.
I partiti che sostengono il governo dovrebbero considerare il necessario consenso alle riforme come un dovere fondamentale non solo per ottenere i fondi dall’Ue, ma anche come un contributo straordinario concesso al nostro paese per ripartire , in un momento in cui la politica ed in genere i partiti sono in crisi, tanto da giustificare l’intervento del Presidente della Repubblica. Bisognerebbe considerare che di tutto si può dire delle riforme predette ma non si può sostenere che non sono necessarie e che in molti casi è meglio sperimentare che conservare.
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