Il sorriso di tre scrittori siciliani per non parlare del fotografo
Il sorriso dei noti siciliani. Tre scrittori isolani accomunati da un’incontenibile risata, immortalati in uno scatto del fotografo Giuseppe Leone. Una foto che ritrae Gesualdo Bufalino, Vincenzo Consolo e Leonardo Sciascia apparentati da un’insolita contentezza. Un’immagine pubblicata infinite volte sulle pagine di quotidiani e periodici. Fotografia che troneggia in cima ad ogni motore di ricerca. Come tutte le fotografie celebri, scolpita nell’immaginario visivo a scapito dello stesso autore. Come è accaduto per Tony Gentile e la sua celebre foto di Falcone e Borsellino. Chi ricorda Eddie Adams, l’autore dell’esecuzione di Saigon? O Alberto Guitierréz, autore dell’abusato ritratto del Che?
“Mi hanno mostrato che basta digitare su un motore di ricerca: scrittori siciliani e si visualizza la mia foto dedicata a Sciascia, Bufalino e Consolo – sottolinea il fotografo ragusano - Ovviamente, pubblicata migliaia di volte senza mai preoccuparsi non dico di chiedere il mio permesso, ma almeno di indicare l’autore. Dopo quasi trenta anni, ho deciso di raccontare come è nato quello scatto. Soprattutto rendere omaggio a quei tre giganti della letteratura del Novecento”.
Un racconto per immagini che Giuseppe Leone ha affidato a una mostra che si inaugura oggi (venerdì 4 giugno) a Ragusa, nell’ex collegio di Maria Addolorata di palazzo Felicia Schininà dei marchesi di Sant’Elia. Gli spazi dell’edificio barocco sono stati riaperti dopo anni di abbandono. I saloni ospiteranno sessanta immagini fotografiche che racconteranno la quotidianità dei tre scrittori siciliani. La mostra farà da preludio alla manifestazione letteraria a Tutto Volume, promossa dal comune di Ragusa che si inaugura il prossimo 10 giugno.
Quale è la storia che si cela dietro questa foto?
“La foto dei tre scrittori, è un frammento dell’intensa intimità che si registrava in contrada Noce, la tenuta estiva di Leonardo Sciascia. Lo scatto è del 1982. Sancisce, non solo la fine del Novecento letterario, ma anche il tramonto di una meravigliosa cultura eccentrica. Tre intellettuali che hanno operato lontano dai centri del potere della cultura ufficiale. Sciascia, Consolo e Bufalino erano scrittori di provincia ma non erano provinciali. Scrittori di levatura europea, nati in tre minuscoli paesi siciliani: Racalmuto, Sant’Agata di Militello e Comiso. Intellettuali che trovarono spazio sulle colonne dei grandi giornali e nelle più prestigiose case editrici. Aldo Scimè, grande intellettuale e giornalista della Rai aveva organizzato un rendez-vous a Racalmuto, convocando i tre scrittori per girare un documentario. La location scelta era la casa di campagna di contrada Noce. Come accadeva sempre, Gesualdo Bufalino mi chiese di passare da Comiso per poi raggiungere Racalmuto. Quella sequenza fotografica sfata la leggenda della contrapposizione tra Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Una falsa rivalità alla Coppi-Bartali, buona per le pagine estive dei giornali, quando non si sa come riempiere le pagine culturali. In realtà fu una circostanza memorabile, per il tenore della conversazione e per gli argomenti trattati. Ma soprattutto, tutto era permeato da un clima di meravigliosa complicità. La risata immortalata nella sequenza fotografica, smonta anche un altro abusato assunto, quello che vedeva i tre grandi autori siciliani tratteggiati come tristi e inguaribili pessimisti. Al contrario, in privato erano meravigliosamente conviviali, allegri. Proprio a questa insospettabile ironia è riferita l’incontenibile e fragorosa risata. A scatenarla, fu il riferimento ad altri due grandi autori isolani: Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Lucio Piccolo. Leonardo Sciascia raccontò del loro arrivo a Milano, invitati dall’organizzatore del premio San Pellegrino, Eugenio Montale. Il poeta, aveva convocato i due cugini siciliani per renderli edotti sul da farsi. I due, accompagnati da un valletto, si presentarono infagottati in pesanti pastrani, bizzarri come Totò e Peppino nella celebre sequenza cinematografica. Mentre Sciascia raccontava l’episodio con la sua proverbiale vocina e si appalesò la scena dei due cugini a Milano intabarrati, scoppiò la fragorosa risata dei tre scrittori, eternizzata dal bianco e nero della sequenza fotografica”.
Come si articola la mostra?
“Oltre le foto di quella mattina a Racalmuto, ho scelto sessanta immagini, una serie di ritratti che ho scattato nel corso di quasi trenta anni. Ho sentito il dovere etico di rinvigorire il ricordo di questi tre personaggi inenarrabili. Protagonisti del dibattito culturale non solo italiano. Quando gli intellettuali incarnavano un ruolo di protagonisti e di maestri di pensiero. Non è mera nostalgia, piuttosto una provocazione. Un modo di interrogarsi sul ruolo degli intellettuali. Senza scadere in facili e inutili polemiche, assistiamo smarriti al declinare del dibattito attuale affidato non più a scrittori o pensatori, ma a rapper di grande successo. Influencer si chiamano adesso. Forse è giusto così. Segnano il tempo che viviamo. Certo, mi piacerebbe molto poter leggere cosa avrebbero scritto questi tre grandi personaggi del tempo che viviamo”.
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