Il rigore morale di Saetta e Terranova, giudici uccisi dai boss
Società | 25 settembre 2020
"Ricordiamo il sacrificio di Antonino Saetta e del figlio Stefano, barbaramente uccisi il 25 settembre 1988 sulla stessa strada ove trovò, due anni dopo, la morte Livatino". Lo hanno detto Giovanna Nozzetti e Giuseppe De Gregorio, rispettivamente presidente e segretario Anm Palermo - la figura del presidente Saetta resta indelebile nel ricordo della magistratura italiana, quale altro esempio di magistrato integerrimo e lontano dai riflettori, caduto nella lunga e cruenta battaglia contro la criminalità organizzata appunto il 25 settembre. Data, questa, che evoca anche l’uccisione di Cesare Terranova e Lenin Mancuso, avvenuta nel 1979. E Saetta e Terranova commemoriamo oggi, quali altri esempi dell’altissimo prezzo pagato dalla magistratura siciliana nel tempo", concludono Nozzetti e De Gregorio.
Il giudice Cesare Terranova e i Maresciallo di Pubblica Sicurezza, suo stretto collaboratore, Lenin Mancuso, caddero il 25 settembre del 1979, per mano mafiosa, colpiti da un commando armato che li sorprese in via Edmondo De Amicis, a Palermo, mentre viaggiavano a bordo di una Fiat 131. I sicari dopo aver bloccato l’auto con una transenna per lavori in corso fecero fuoco con i fucili uccidendo sul colpo il giudice Terranova e ferendo mortalmente Mancuso. In quella stessa via, sul luogo del vile attentato, stamattina alle 9.30 il Questore di Palermo deporrà una corona di alloro in ricordo delle vittime. L'8 maggio 1981 il maresciallo Lenin Mancuso è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria.
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