Il Premio Mondello sceglie di leggere giovane

Cultura | 24 aprile 2015
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Gira l'Italia il Premio Letterario internazionale Mondello: ieri, a Milano, sono stati comunicati i nomi di tutti i vincitori, il 16 maggio l'autore straniero verrà premiato al Salone internazionale del libro di Torino, mentre l'appuntamento con il SuperMondello è fissato il 27 novembre a Palermo. Ecco i prescelti della 41ª edizione del Premio, promosso dalla Fondazione Sicilia d'intesa con la Fondazione Premio Mondello e in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro e la Fondazione Andrea Biondo: Nicola Lagioia con La ferocia (Einaudi), Letizia Muratori con Animali domestici (Adelphi) e Marco Missiroli con Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli), per la sezione Opera Italiana. Tutti e tre concorreranno per aggiudicarsi il SuperMondello: i tre romanzi saranno sottoposti al giudizio di 240 lettori qualificati, indicati da 24 librerie dislocate in tutta Italia, scelte in partnership con Domenica - Il Sole 24 Ore. Parallelamente, una giuria di 150 studenti di 15 scuole secondarie di secondo grado - 12 di Palermo e 3 di Enna, Noto, Marsala - decreterà il vincitore del Mondello Giovani. Il Premio Autore Straniero sarà consegnato a Emmanuel Carrère da Antonio Scurati, che ha individuato nello scrittore francese il suo maestro e punto di riferimento letterario. E se Ermanno Cavazzoni con Il pensatore solitario (Guanda) vince nella sezione Critica letteraria, un Premio Speciale del Presidente va al palermitano Alessandro D'Avenia per Ciò che inferno non è (Mondadori). Il commento di Gianni Puglisi: «Da questa edizione emerge, in modo chiaro, una generazione di scrittori giovani molto attenta e sensibile alle bellezze e alle inquietudini della vita dell'uomo contemporaneo».

E sentiamo i commenti dei tre potenziali autori «super». È una storia di umani, anche se c'entrano i cani. Tutto inizia quando Chiara, che gestisce un ricovero per randagi, affida all'amica Letizia, un vecchio quaderno pasticciato dove ha raccolto le storie dei suoi ospiti, perché lei, da scrittrice, lo metta in ordine: temeva di dimenticare. E Letizia non perde l'occasione per narrare se stessa. È questo lo spunto di partenza del nuovo libro della Muratori: «Il falso autobiografico è un genere e ci si arriva in tanti modi. Io sono interessata alla parola falso e non le do alcun tipo di connotazione negativa, anzi per me la falsità, anche la più smaccata, è un'occasione di invenzione creativa. È una mia fissazione ri-perimetrare i confini tra falso e vero. Ma nel libro c'è una realtà inequivocabile, una persona reale che mi ha consegnato una storia che io non ero sicura di voler scrivere».

La vicenda di Missiroli comincia una sera a cena, quando Libero Marsell, dodicenne, intuisce come si può imparare ad amare. La famiglia si è da poco trasferita a Parigi e la madre ha iniziato a tradire il padre. Da allora quel dodicenne si affaccia sul mondo guidato dal suo nome, Libero, prima con le antenne dell'infanzia, poi con le urgenze della maturità. Spiega l'autore: «Un libro che non dovevo scrivere, quel giorno dovevo andare a Rimini in vacanza. Non l'ho cercato ma è scaturito quasi a forza. Avrei dovuto iniziare un altro libro “dei miei”, uno di quei romanzi molto controllati, con strutture ben congeniate e di forte impatto morale. Avevo ancora sette mesi per pensarci: era giugno e io inizio sempre a scrivere in gennaio». Non è andata così. Disegna una mappa sentimentale di due città differenti, Parigi e Milano. «Milano con la sua rudezza permette di conoscere realmente se stessi mentre Parigi, dove si è circondati da sola bellezza, è foriera di continue illusioni».

C'è il Sud nelle pagine di Lagioia e il nostro Sud, si sa, è sempre una questione di morte e bellezza, di cose a perdere, di modifiche senza cambiamento. Anche qui animali, a testimoniare la ferocia della natura che è sopra il controllo: «Ho lavorato per quattro anni a questo libro - rivela Lagioia - senza fare quasi mai pause, tranne nelle due settimane in cui mi sono sposato. Ma a parte questa tappa fondamentale, in questi anni ho scritto La ferocia. E mentre dormivo o mangiavo, pensavo ossessivamente al romanzo, senza pace. Quindi mi verrebbe da dire che è più bello guardare il lavoro finito. Ma starci dentro, col senno del poi, era magnifico. Avevo proprio la sensazione concreta, potente, febbrile, di essere alle prese con qualcosa di più grande di me. Era fantastico. Ma ho trovato il tempo per venire qualche volta in Sicilia». 

 di Antonella Filippi

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