Il Pm De Lucia: giro di vite contro la corruzione
Società | 15 febbraio 2016
Il
falso in bilancio è un reato fondamentale a presidio dell'economia e grazie a Dio è stato
reintrodotto con una pena seria, ma per combattere efficacemente la corruzione uno degli
strumenti che da sempre rivendichiamo come necessario sono le intercettazioni che, però,
in questo caso non si possono utilizzare perchè richiedono una pena superiore ai 5 anni».
Lo ha detto Maurizio De Lucia, magistrato della Direzione nazionale antimafia, intervenendo
alla conferenza del progetto educativo antimafia promosso dal centro Pio La Torre al cinema
Rouge et Noir di Palermo. Tema dell'incontro «La corruzione del XXI secolo e i pericoli per
la democrazia», tra i relatori anche Alberto Vannucci, professore associato in Scienza
politica dell'Università di Pisa e Giovanna Fracassi, della segreteria nazionale Cgil.
«I criteri di segretezza, omertà, e interesse a tacere alla base del patto solido tra corrotto e
corruttore sono gli stessi che caratterizzano l'azione delle mafie - ha aggiunto De Lucia - e
per capire come funzionano le mafie negli anni abbiamo utilizzato i collaboratori di giustizia e
le intercettazioni. Se si dice che la corruzione è l'emergenza del Paese non si vede allora
perchè questo tipo di legislazione non si possa applicare anche ai corrotti». Al centro del
dibattito anche il sistema degli appalti e i confronti con gli strumenti a disposizione degli altri
Paesi nella prevenzione e nel contrasto della corruzione: «In Italia ci sono 21mila soggetti
pubblici in grado di dare appalti, è una cifra abnorme - ha detto De Lucia - in alcuni Paesi,
come in quelli anglosassoni, si sono rivelate efficaci le operazioni sotto copertura, cioè
condotte da funzionari di polizia che si infiltrano, fingendosi corruttori, per individuare il
crimine tra i colletti bianchi. Noi oggi abbiamo gli strumenti per sequestrare i beni ai corrotti
ma il vero problema è individuarli, e per farlo servono gli strumenti».
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