Il patto per Agrigento e i sei miliardi che non si trovano

Economia | 12 settembre 2016
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I sei miliardi aggiuntivi del Patto per la Sicilia con cui titolano alcuni giornali siciliani semplicemente non esistono. Chi lo ha scritto confonde il programma generale di interventi contenuto nel patto sottoscritto ieri ad Agrigento dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal presidente della Regione Rosario Crocetta, che ammonta a 5.745.924.492 euro (a fronte di un parco progetti esistente pari a 6. 343.052.000 euro), con i 2.320.000.000 di risorse FSC (fondo sviluppo coesione, che il governo nel testo si impegna a far approvare dal CIPE ma che dovrebbero essere già inseriti nella delibera CIPE del 10 agosto ultimo scorso) che costituiscono il valore aggiunto del protocollo firmato ieri, nell'ambito degli otto accordi regionali e dei sette con le città metropolitane che furono annunciati con il Masterplan per il Mezzogiorno nell'ormai lontano settembre 2015 e che faticosamente e con molto ritardo stanno ora giungendo a compimento (manca ancora quello di Messina di cui il sottosegretario De Vincenti ha previsto la firma nel giro di un paio di settimane). Tutte le altre risorse di cui si accenna sono relative ai fondi strutturali europei, al piano azione coesione, ai programmi operativi complementari derivanti dal reimpiego della quota di cofinanziamento nazionale, oppure si tratta di quote spettanti alla Sicilia dei programmi operativi nazionali.

Con ciò non intendo sminuire l'intesa di Agrigento che potrà avere un ruolo importante nell'accelerazione della messa a cantiere di opere utilissime alla Sicilia, ma si richiama un semplice concetto di serietà della comunicazione pubblica che non può piegarsi alle esigenze della propaganda oltre i limiti della decenza. Vediamo allora nel merito cosa contiene il Patto che, giova ricordarlo, trova completamento nei patti di Palermo e Catania, ciascuno dei quali vale 332 milioni di euro e in quello che sarà firmato a Messina per il medesimo importo. In sostanza, l'operazione Masterplan vale per la Sicilia 3, 316 miliardi di euro di FSC. Per chiarire da dove arrivano le risorse ricordo che il FSC è il fondo per lo sviluppo destinato alle regioni “in ritardo” previsto dalla legge di stabilità del 2014 che va distribuito per il 20% al Centro Nord e per l'80% alle realtà meridionali. Il CIPE con la delibera di agosto ha finalmente provveduto alla ripartizione della quota relativa alle annualità 2016 e 2017. Si tratta, perciò, di soldi che sarebbero comunque toccati alla Sicilia ed alle altre regioni del Sud, che hanno carattere di spesa straordinaria e che non compensano il drastico calo della spesa ordinaria per investimenti che si è verificato nelle nostre aree nel decennio appena trascorso.

Queste risorse finalmente vengono messe a disposizione dopo essere state a lungo bloccate dalle esigenze di equilibrio del bilancio nazionale derivanti dai vincoli europei. Le novità del Patto sono due. La prima è la riaffermazione del metodo, che sembrava esser stato abbandonato della programmazione unitaria delle risorse strutturali europee (FESR; FES; FEASR, ecc), delle quote derivanti dall'abbattimento del cofinanziamento nazionale del nuovo e del precedente ciclo di programmazione (PAC e POC) e delle risorse nazionale per la coesione (L'FSC che è appunto oggetto del patto e che verrà assegnato ai sensi del comma 703 dell'art.1 della legge di stabilità 2015). Poiché i vari flussi di spesa vengono presentati in un'unica tabella, può esserne derivato in chi abbia letto in modo disattento l'allegato A del Patto la confusione che ha portato all'evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci. L'altra- e più consistente- novità è la riconduzione del complesso degli interventi ad un “comitato di indirizzo e controllo per la gestione del Patto” con la presenza del governo nazionale, attraverso i suoi dipartimenti e l'Agenzia della Coesione, e del governo regionale per garantire la rapida ed efficace attuazione della spesa. Non a caso l'occhiello della prima pagina recita “Attuazione degli interventi prioritari e individuazione delle aree di intervento strategiche per il territorio” e l'articolo 4 per accelerare la realizzazione degli interventi consente alle parti di individuare Invitalia “quale soggetto responsabile per l'attuazione degli interventi”. Insomma, il vero nodo riguarda il superamento dei ritardi intollerabili nella trasformazione delle risorse programmate in progetti e cantieri che hanno rappresentato il vero e finora irrisolto handicap dell'intervento per lo sviluppo delle aree a ritardo economico e sociale. A questo fine l'orizzonte temporale dell'attuazione è traguardato alla fine del 2017.

Infine, mi pare utile una rapida sintesi dell'Allegato A del patto di Agrigento (il B è citato nel testo ma non si trova sul sito della presidenza del Consiglio), riservandomi un'analisi di maggior dettaglio anche alla luce delle delibere della Giunta regionale. Le risorse FSC (cioè quelle che non erano state ancora assegnate) sono ripartite nella maniera seguente: turismo e cultura 216.500.000 euro, infrastrutture 607.900.000, sviluppo economico ed attività produttive 208.500.000, ambiente 1.174.000.000, sicurezza legalità e territorio 113.100.000. L'intervento sull'ambiente appare ingente, ma va segnalato che, per quanto riguarda il macro ambito Acqua e rifiuti, sono compresi gli interventi che risolvono le procedure d'infrazione europee relative alle discariche illegali, mentre particolare attenzione bisognerà dedicare alle questioni del dissesto idrogeologico ed alla mitigazione del rischio di alluvioni e frane. Gli interventi strategici selezionati per l'ambito dello sviluppo produttivo riguardano le aree industriali, la cantieristica navale, i contratti di sviluppo, il rafforzamento del sistema della ricerca scientifica, le misure di accesso al credito, l'agenda digitale. Le azioni strategiche individuate per le infrastrutture si concentrano sulle infrastrutture portuali, sulle infrastrutture viarie strategiche, sugli interventi di riqualificazione urbana, sugli interventi di miglioramento della viabilità ordinaria, sull'istituzione di un fondo per la progettazione. Per il turismo si punta al rafforzamento della filiera turistica ed a interventi su poli e beni culturali ad alta rifrattività turistica.

La vera scommessa del Patto riguarda l'accelerazione, l'efficienza e l'efficacia della spesa: su questo terreno- reso ancor più difficile dal clima preelettorale che ormai si respira in Sicilia- le forze sociali e le rappresentanze imprenditoriali dovranno incalzare le amministrazioni metropolitane per quanto attiene le intese con le città, ed i governi regionale e nazionale perché i cantieri si aprano davvero nei tempi più rapidi e producano risultati concreti in termini di occupazione e di crescita economica. Purtroppo il passato ci insegna che ciò è tutt'altro che scontato, nonostante l'enfasi delle dichiarazioni di queste ore. Tuttavia, a mio avviso, è il campo sul quale le rappresentanze sociali possono e debbono svolgere un'azione incisiva di stimolo, controllo e denuncia supportata da adeguate iniziative di mobilitazione. Altrimenti a settembre del 2017 ci toccherà aggiungere altri grani al già troppo lungo rosario delle occasioni perdute.

 di Franco Garufi

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