Il nodo gordiano dei fondi europei in Sicilia tra mancata spesa e malaburocrazia
Economia | 15 dicembre 2022
Sotto il linguaggio tipicamente diplomatico del rappresentante della Commissione europea si intravedono in trasparenza le tensioni che hanno segnato la lunga riunione del Comitato di sorveglianza del POR Fesr svoltasi presso la presidenza della Regione.
Approvato una settimana fa a Bruxelles il POR Fesr 2021-2027 che porterà in Sicilia nel prossimo settennio 5.8 miliardi di euro di risorse da spendere in interventi per lo sviluppo, il nodo da sciogliere è la chiusura, che non potrà andare oltre il 2023, del precedente programma operativo 2014-2020. Qui i problemi ci sono e non piccoli. Entro il 31 dicembre, cioè tra 15 giorni, bisognerà certificare 78,2 milioni di euro per rispettare i target del 2022. Per quanto si capisce la Commissione ha dubbi sulla proposta presentata dalla Regione, in particolare per quanto attiene al mancato utilizzo dei fondi per il risanamento territoriale ed alla proposta di dirottare fondo per il sostegno alle bollette energetiche dei siciliani sottraendolo ai programmi di efficientamento energetico.
L’altro, ed ancor più grosso problema, riguarda 1.8 miliardi del programma che andranno – senza possibilità di ulteriori proroghe – certificati entro il 2023 e sulla cui modalità di riprogrammazione la Commissione continua ad esprimere seri dubbi. In sintesi, il nuovo programma operativo 2021-2027, che si intreccera’ con la necessità di utilizzare entro il 2026 le ingenti risorse del PNRR, parte con l’handicap di una pesante eredità di ritardi che nel prossimo anno costringeranno tutti gli uffici della Regione ad un sovraccarico di lavoro difficilmente sostenibile. A tutto ciò si sommano la tradizionale incapacità di spesa dei fondi strutturali della Sicilia e la debolezza di una maggioranza di governo che appare divisa ed ancora poco rodata nel modo di lavorare.
Tutto ciò al netto delle note critiche sul bilancio regionale espresse dalla Corte dei Conti e dal tentativo – che non si capisce se potrà andare in porto alla luce delle note difficoltà della finanza pubblica nazionale. Per questo insieme di ragioni il tono tutto in positivo, e perfino un po’ enfatico, del comunicato regionale se comprensibile alla luce delle esigenze dell’attuale comunicazione politica, non coglie pienamente la complessità della situazione e soprattutto sottace i grandi rischi di mala utilizzazione o non utilizzazione delle risorse che sono purtroppo ancora tutto presenti.
Franco Garufi
di Franco Garufi
Approvato una settimana fa a Bruxelles il POR Fesr 2021-2027 che porterà in Sicilia nel prossimo settennio 5.8 miliardi di euro di risorse da spendere in interventi per lo sviluppo, il nodo da sciogliere è la chiusura, che non potrà andare oltre il 2023, del precedente programma operativo 2014-2020. Qui i problemi ci sono e non piccoli. Entro il 31 dicembre, cioè tra 15 giorni, bisognerà certificare 78,2 milioni di euro per rispettare i target del 2022. Per quanto si capisce la Commissione ha dubbi sulla proposta presentata dalla Regione, in particolare per quanto attiene al mancato utilizzo dei fondi per il risanamento territoriale ed alla proposta di dirottare fondo per il sostegno alle bollette energetiche dei siciliani sottraendolo ai programmi di efficientamento energetico.
L’altro, ed ancor più grosso problema, riguarda 1.8 miliardi del programma che andranno – senza possibilità di ulteriori proroghe – certificati entro il 2023 e sulla cui modalità di riprogrammazione la Commissione continua ad esprimere seri dubbi. In sintesi, il nuovo programma operativo 2021-2027, che si intreccera’ con la necessità di utilizzare entro il 2026 le ingenti risorse del PNRR, parte con l’handicap di una pesante eredità di ritardi che nel prossimo anno costringeranno tutti gli uffici della Regione ad un sovraccarico di lavoro difficilmente sostenibile. A tutto ciò si sommano la tradizionale incapacità di spesa dei fondi strutturali della Sicilia e la debolezza di una maggioranza di governo che appare divisa ed ancora poco rodata nel modo di lavorare.
Tutto ciò al netto delle note critiche sul bilancio regionale espresse dalla Corte dei Conti e dal tentativo – che non si capisce se potrà andare in porto alla luce delle note difficoltà della finanza pubblica nazionale. Per questo insieme di ragioni il tono tutto in positivo, e perfino un po’ enfatico, del comunicato regionale se comprensibile alla luce delle esigenze dell’attuale comunicazione politica, non coglie pienamente la complessità della situazione e soprattutto sottace i grandi rischi di mala utilizzazione o non utilizzazione delle risorse che sono purtroppo ancora tutto presenti.
Franco Garufi
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