Il monito di Lorefice: la mafia è come il fascismo

Società | 30 aprile 2016
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Un minuto di silenzio è stato osservato nel teatro Biondo a Palermo, dove centinaia di studenti delle scuole superiori sono radunati, per partecipare alla giornata di commemorazione dell’omicidio mafioso del segretario regionale del Pci Pio La Torre e del suo compagno di partito e collaboratore Rosario Di Salvo, il 30 aprile 1982. In sala all’iniziativa organizzata dal centro studi che porta il nome del politico, ci sono Franco La Torre e Tiziana Di Salvo, il presidente della Commissione nazionale antimafia Rosy Bindi, il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, il governatore siciliano Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il presidente della Consulta delle Culture, Adam Darawsh e l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Molti gli striscioni delle scuole affissi nei loggiato del teatro: quello di Libera, della Fondazione Falcone, della Fondazione Rocco Chinnici, della Consulta delle Culture, dell'associazione Le donne di Benin City, della Cigl e dalla Uil e di altre associazioni, e i sindaci con i gonfaloni di molti comuni della provincia.

"Penso sempre a mio padre - ha detto Franco La Torre ai ragazzi - il 30 aprile per noi è tutti i giorni. L’impegno civile è una lotta quotidiana. Se amiamo questo Paese dobbiamo amare le ricorrenze ma poi ci vuole l’impegno quotidiano». Tiziana Di Salvo ha detto: «Sono felice di vedere questo teatro pieno. La lotta non è finita, la mafia cambia e diventa sempre più subdola. Oggi c’è bisogno di una legge straordinaria per combattere la collusione».
Dobbiamo essere all’altezza delle sfide lanciate da Pio Lo Torre - ha detto il segretario regionale del Pd Fausto Raciti - che ha trasformato le sue battaglie politiche e antimafiose condotte in Sicilia, in temi di dibattito europeo». Il segretario provinciale Pd Carmelo Miceli ha detto che «di fronte al ritorno crudele e criminale di Cosa nostra bisogna essere tutti uniti, se davvero si vuole onorare e ricordare Pio La Torre».

«La Costituzione è stata scritta da ragazzini di culture diverse, che ce l’hanno regalata, mentre l’Italia usciva dalla guerra. Fascismo e Mafia è la stessa cosa. Dobbiamo saper riconoscere gli uomini di estrazione diversa che si sono battuti per la giustizia e per la legalità», ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, a margine del 34esimo anniversario dell’eccidio del parlamentare del Pci Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Poi Lorefice ha ricordato: «Negli anni Ottanta, gli anni dei missili a Comiso Pio La Torre e Salvatore Pappalardo si sono ritrovati insieme davanti al fronte antimissili»

«Non possiamo avere una visione manichea della lotta alla mafia. Sono tra coloro che sostengono che la lotta alla mafia non si predica, si pratica. Una parte del sistema politico colludeva e collude ancora con la mafia e con il sistema affaristico», ha continuato il presidente della Regione Rosario Crocetta, intervenendo alla manifestazione in corso al Teatro Biondo a Palermo.

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha invece ricordato la «straordinaria capacità di Pio La Torre di portare la mobilitazione delle lotte contadine su temi di straordinaria e drammatica attualità come quello della pace e della lotta alla mafia». Poi ha aggiunto: «I veri grumi del potere affaristico-politico-mafioso oggi si concentrano su acqua, rifiuti ed energia. È la versione contemporanea di quello che un tempo era il sistema di potere cianciminiano». Un affondo duro quello del sindaco del capoluogo, di fronte ad esponenti politici, sindacali e istituzionali. Orlando ha puntato il dito contro i rischi di «gestioni private e scellerate di cosiddetti confindustriali antimafiosi» ed ha poi ribadito la necessità di portare avanti le battaglie per la legalità avviate da La Torre «che devono proseguire, oltre e nonostante i troppi antimafiosi di facciata»

I 40 anni dalla Relazione di minoranza – Il 4 febbraio 1976 fu approvata la relazione di minoranza della Commissione nazionale di inchiesta sulla mafia firmata, tra gli altri, da La Torre e da Cesare Terranova. Un testo capostipite dell’attuale legislazione antimafia italiana. L'on. Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, annuncia che la Commissione Antimafia ha approvato all'unanimità la ristampa del testo di quella relazione. "Si può dire adesso che questa non sia più una relazione di minoranza e per questo ringrazio tutte le forze politiche. La lotta alla mafia era, al tempo di La Torre, uno strumento di lotta politica, l'ambizione di oggi è quella di unire tutte le parti politiche per combattere insieme la lotta alla mafia".
"La relazione è estremamente attuale - continua la Bindi - in un passaggio i relatori scrivono come 'la compenetrazione tra potere politico e mafia sia avvenuta storicamente come risultato di un incontro voluto da tutte e due le parti. Oggi questa riflessione dobbiamo farla ancora nostra, perché se ancora le mafie non sono state sconfitte è perché non si è ancora reciso quel nodo tra la mafia e la politica, la finanza e tutte le forme di potere".
Anche il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, concorda sulla straordinaria attualità di quella relazione: "Il testo è stato scritto nel 1976 ma potrebbe essere stato redatto anche oggi, con gli adattamenti che la mafia ha saputo crearsi nell'evoluzione della società moderna. Sostituendo la proprietà terriera all'imprenditoria i concetti restano uguali. La mafia utilizza il malcontento popolare per fini contrari all'interesse del popolo siciliano".

Per Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre: “quella Relazione fu la madre della legge Rognoni-La Torre, approvata nel 1982 dopo l’uccisione di Dalla Chiesa e diventò il caposaldo della legislazione antimafia italiana, la più avanzata a livello mondiale nel contrasto alla criminalità organizzata. Oggi occorre rafforzare gli strumenti di contrasto: perché da due anni e mezzo il ddl d’iniziativa popolare per tutelare il lavoro nelle aziende confiscate non è ancora approvato? Perché non si potenziano gli strumenti e i mezzi della giustizia come rivendicato dai magistrati, dagli avvocati, dal movimento antimafia? Perché non si rimuove senza aspettare la solita campagna di polemiche la prescrizione breve per i reati di corruzione, brodo di coltura di ogni mafia? Perché i codici etici antimafia non vengono resi cogenti dai partiti? Perché non si combatte la corruzione, la diseguaglianza sociale, la povertà che forniscono l’acqua ai mafiosi-pescecani? Perché all’Ars non si discute ancora quel ddl di iniziativa popolare contro la povertà promosso dal Centro Studi e da un ampio cartello di forze sociali, culturali e religiose?”.

 

Uno spettacolo in memoria di La Torre – Durante la mattinata gli studenti di alcune scuole superiori palermitane hanno messo in scena “Pio La Torre. Orgoglio di Sicilia”, atto unico scritto e donato al Centro Pio La Torre da Vincenzo Consolo. Presente in teatro anche Caterina Pilenga, vedova di Consolo.
Sono stati inoltre presentati due brani inediti dedicati a Pio La Torre: “30 aprile 1982”, il cui testo è stato scritto da Gabriello Montemagno e la musica arrangiata ed eseguita da Daniele Prestigiacomo. Canzone cantata da un coro formato dai ragazzi del liceo Kihoara di Palermo e “Spettatore” scritta dal professore Roberto Lopes ed eseguita dai ragazzi del Liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo.

34 anthurium alla lapide – Una delegazione delle rappresentanze istituzionali si è recata in via Li Muli, dove sono stati deposti 34 anthurium, simbolo di amore e amicizia, davanti alla lapide commemorativa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo, dagli studenti delle cinque scuole che l’hanno adottata e pulita: l'elementare "Ragusa-Moleti", l'I.C "Pestalozzi-Cavour", l'ICS Perez - Madre Teresa di Calcutta, l'IIS Vincenzo Ragusa-Otama Kiyohara, Filippo Parlatore, l'ITET "Pio La Torre".

Gli eventi in ricordo di La Torre - La manifestazione di oggi è stata preceduta da altre significative tra le quali vanno segnalate quella di S.Angelo di Brolo, la cui amministrazione ha intitolato una strada a Pio La Torre; quella di Tusa, ricordando il 50° anniversario di Carmelo Battaglia, ultima vittima di mafia delle lotte agrarie; l’intitolazione di una scuola di Milano a Pio La Torre e Rosario Di Salvo alle cui cerimonia il Sindaco Orlando e il presidente del Centro Studi sono intervenuti tramite video-conferenza. Il 20 maggio, poi sarà intitolata a La Torre la Biblioteca dell’Istituto Comprensivo “Pestalozzi- Cavour” di Palermo e inaugurata la mostra fotografica dedicata a Pio e donata dal Centro all’ITET Pio La Torre di Palermo.

L'intervento di Vito Lo Monaco

Trentaquattro anni di lezione di storia, di impegno sociale, di cultura antimafia grazie a Pio La Torre ucciso assieme al fedele compagno Rosario Di Salvo.

La lezione di storia è contenuta nella relazione di minoranza redatta quarant’anni fa assieme a Cesare Terranova, a insigni giuristi come Malagugini e allo storico Francesco Renda, a conclusione dei lavori della Commissione Antimafia del 1976.

La mafia è un fenomeno afferente le classi dirigenti” scrissero riferendosi alle conclusioni di Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino di un secolo prima e utilizzando la documentazione fornita dalle relazioni delle federazioni del PCI, dall’indagine del Prefetto Bevivino sul Sacco edilizio di Palermo, dai processi di mafia tra i quali quelli intentati da Cesare Terranova contro Luciano Leggio e i corleonesi, dalla testimonianza di Carlo Alberto Dalla Chiesa, all’epoca comandante dei Carabinieri, dall’intera documentazione fornita dalla precedente Commissione Antimafia Cattanei sui profili mafiosi di uomini come Ciancimino.

Quella Relazione fu la madre della legge Rognoni-La Torre, approvata nel 1982 dopo l’uccisione di Dalla Chiesa e che diventò il caposaldo della legislazione antimafia italiana, la più avanzata a livello mondiale nel contrasto alla criminalità organizzata.

L’impegno sociale è nella storia di quella generazione d’uomini della sinistra, comunista, socialista, laica, cattolica, che fu antimafiosa, non perché lo dichiarasse ai quattro venti (mediatici), ma per la sua azione politica e sindacale quotidiana, nelle campagne, nelle fabbriche, nei quartieri più poveri della città, accanto alle classi lavorative, agli intellettuali e alle imprese impegnate nello sviluppo e nel miglioramento della società secondo giustizia.

Tutto ciò ha impegnato il lavoro sociale, giuridico, storico del Centro Studi, intitolato a Pio La Torre, che non ha mai invocato per questo né candidature, né privilegi, ma solo un’azione politica coerente dei governi e della classe dirigente della Regione e del Paese. Non ha mai invocato presunte esclusività e autoreferenzialità antimafiose da sbandierare e ha rifuggito sempre dai pennacchi e dai clamori festanti degli anniversari retorici e ipocriti che invece sono stati esaltati da chi aveva interesse a oscurare uno dei nodi del paese: fin quando esisterà un qualsiasi collegamento tra organizzazione criminale e politica, istituzioni, consenso sociale e corruzione, la Mafia, con la camaleontica capacità di adattamento, sopravvivrà.

Oggi è un momento di passaggio, è diffusa nel paese una maggiore consapevolezza del pericolo rappresentato dalle mafie, i corpi dello Stato sono diventati più efficaci nel contrasto, ma le politiche di prevenzione politica non hanno la stessa efficacia; non basta l’eccellente lavoro della Commissione Antimafia, l’impegno del ministro della Giustizia, occorre che l’intervento politico da straordinario diventi una ordinaria priorità dell’agenda politica governativa e legislativa.

Pertanto occorre rafforzare gli strumenti di contrasto: perché da due anni e mezzo il ddl d’iniziativa popolare per tutelare il lavoro nelle aziende confiscate non è ancora approvato? Perché non si potenziano gli strumenti e i mezzi della giustizia come rivendicato dai magistrati, dagli avvocati, dal movimento antimafia? Perché non si rimuove senza aspettare la solita campagna di polemiche la prescrizione breve per i reati di corruzione, brodo di coltura di ogni mafia? Perché i codici etici antimafia non vengono resi cogenti dai partiti? Perché non si combatte la corruzione, la diseguaglianza sociale, la povertà che forniscono l’acqua ai mafiosi-pescecani? Perché all’Ars non si discute ancora quel ddl di iniziativa popolare contro la povertà promosso dal Centro Studi e da un ampio cartello di forze sociali, culturali e religiose?

Sono queste e altre domande che ci pongono quegli 11.000 studenti delle scuole medie-superiori italiane che hanno seguito il progetto educativo del Centro La Torre, sono quelle le domande che ci pongono quei giovani che recitando l’atto unico di Vincenzo Consolo, “Pio La Torre. Orgoglio di Sicilia” e “Fango” di Gabriello Montemagno, si interrogano attraverso il linguaggio teatrale sul loro futuro.

La manifestazione di oggi  è stata preceduta da altre significative tra le quali vanno segnalate quella di S.Angelo di Brolo, la cui amministrazione ha intitolato una strada a Pio La Torre; quella di Tusa, ricordando il 50° anniversario di Carmelo Battaglia, ultima vittima di mafia delle lotte agrarie; l’intitolazione di una scuola di Milano a Pio La Torre e Rosario Di Salvo alle cui cerimonia il Sindaco Orlando e il presidente del Centro Studi sono intervenuti tramite video-conferenza. E' stata  seguita da tante altre manifestazioni tra le quali quelle di Cefalù, di Valledolmo nella stessa giornata e, il 20 maggio, l’intitolazione della Biblioteca dell’Istituto Comprensivo "Pestalozzi-Cavour" di Palermo. Inoltre la mostra fotografica dedicata a Pio è esposta all’ITET Pio La Torre di Palermo.

L’anniversario di Pio e Rosario viene celebrato come avrebbe voluto Pio: col popolo con tutte le sue sfaccettature, senza steccati ideologici e culturali.

 




 di Vito Lo Monaco

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