Il “Miracolo in libreria” di Stefano Piedimonte
Cosa ci vuol dire Stefano Piedimonte, col suo ultimo racconto? Che è un narratore vero e a tutto tondo. Uno che non s'impantana nel genere di turno, ma in esso semmai si esalta, o lo reinventa. Si è visto ripetutamente, con i suoi primi tre corposi romanzi (i grotteschi “Nel nome dello zio” e “Voglio solo ammazzarti” e la surreale favola nera “L'assassino non sa scrivere”, forse il suo frutto più maturo), in attesa di capire come evolverà ulteriormente il percorso letterario dell'autore napoletano, di cui è annunciato nel 2016, per Rizzoli, un nuovo libro.
La
sua ultima prova, “Miracolo in libreria” (74 pagine, 7 euro), unico titolo nel
2015 della collana “Microcosmi” di Guanda, è quanto di più lontano sia
possibile immaginare dai primi passi. Una piccola parentesi, che lancia segnali
in chiaroscuro. È un racconto che fa della leggerezza la cifra distintiva, vive
di sentimenti e malinconie e ha come protagonista una riuscitissima figura, un
libraio (personaggio molto ricorrente nei romanzi di oggi) alle prese con la
crisi odierna del mercato, oltre che con quella coniugale. Napoli c'è ma non si
vede, e non è detto che sia un male, Piedimonte, via via, ha raccontato vicende
sempre più universali.
La
prima parte è una gemma. Fa venire in mente certo De Silva (altro scrittore
partenopeo), quello di “Mancarsi”: ci sono lirismo e ironia, c'è una coppia con
la sua incomunicabilità, una ragazza, Diana Starnone che fa irruzione nella
libreria Gagliardi – dove lavorano il libraio Aldo Jannone e il suo aiutante
Gabriele – e nei pensieri del protagonista, c'è pure un grosso, grossissimo
equivoco, un granchio preso dal libraio. Scrittura levigata, belle frasi,
chiare, fresche e dolci acque per chi ama trascorrere un po' di tempo leggendo.
La seconda parte del racconto, invece, non sembra del tutto riuscita, una
trovata metaletteraria che non convince. Viene quasi da essere d'accordo con
Caterina, la moglie del protagonista, che non capisce cosa il marito trovi di
speciale in un immaginario volume di mezzo secolo prima, “Il treno mancato” di
Giorgio Spinazzi. Il libro non esiste e Piedimonte ne fa assaggiare qualche
stralcio, pagine – senza rancore, Stefano – un po' sconclusionate. W Aldo, ma
anche Caterina...
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