Il Mezzogiorno è la locomotiva dell'Italia

Economia | 12 agosto 2021
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Dal “Panorama economico di mezz'estate del Mezzogiorno” a cura di SRM servizio studi collegato ad Intesa San Paolo (pubblicato il 9 agosto 2021) emerge un'immagine originale del Mezzogiorno nella fase di uscita dalla pandemia. A sostegno della realizzazione di un obiettivo strategico definito META, cioè un'economia che abbia come volani della ripartenza il mare, l'energia, il turismo e l'ambiente, il Rapporto evidenzia una serie di dati di notevole interesse.

  L’indagine effettuata sul territorio ha mostrato una discreta diffusione di tali realtà imprenditoriali in tutte le regioni meridionali - con una particolare presenza in Campania e Puglia che contano, entrambe, circa 60 grandi realtà – con un’ampia varietà di settori industriali e del mondo delle costruzioni e dell’energia. 

 Il Mezzogiorno contiene quindi tutti gli elementi contribuire in modo deciso a far vincere al Paese la sfida della ripartenza: economia del mare, porti, shipping e logistica sono gli elementi che “muovono” l’economia e che possono favorire la competitività del Paese nel Mediterraneo, in particolare se si confermeranno i processi di reshoring , cioè di ricostruzione di filiere manifatturiere “corte” che proprio nell'area meridionale poterebbero attestarsi. Il Mezzogiorno si conferma un’area strategica per la produzione da rinnovabili, dove si concentra il 40,2% della potenza rinnovabile del nostro Paese (22.746 MW su 56.586 MW) ed il 27,4% del parco impianti complessivo. Nell’area vengono generati circa un terzo del totale dei GWh rinnovabili totali: il 41% dei Gwh prodotti da fotovoltaico, il 27,3% dei GWh da bioenergie e la quasi totalità della produzione elettrica da eolico (il 96,4%), dove il Sud riveste un indiscusso primato. Le stime SRM per il 2021 evidenziano una crescita della domanda turistica pari a circa 58,3 milioni di presenze (rappresentando circa il 67% del potenziale espresso nel 2019). In particolare, si prevede una più veloce ripresa del turismo domestico rispetto a quello internazionale. Si stima inoltre di recuperare circa 1,3 miliardi di euro di Valore aggiunto, quindi solo una parte, ma comunque significativa, di quanto perso nel corso del 2020. E' opportuno mettere in evidenza, estrapolandoli dal testo, alcuni dati riguardanti la nostra isola.

 La Sicilia ha subito una netta flessione nel commercio internazionale: l'interscambio con l'estero nel corso del primo trimestre 2021 si è attestato a 5453 milioni di euro di cui il 63,3 % importazioni ed il 36,7% esportazioni. La flessione nelle importazioni è stata pari all'8,9%, quella nelle esportazioni a 10,2%. Perciò si è determinato un saldo commerciale negativo pari a 1445 milioni. Nel secondo trimestre 2021 in Sicilia risultavano attive 379.269 imprese, in crescita del 1,1% rispetto al secondo trimestre del 2020 e pari al 21% del totale del Mezzogiorno. Di esse 26.502 erano società di capitali pari al 19,5% del Mezzogiorno. Per quanto riguarda il turismo, nell'isola si sono contati 2.206.469 arrivi e 6.622.498 presenze. Degli arrivi solo il 20,2% erano esteri; percentuale che sale di qualche punto, fino al 25% delle presenze. Oltre due terzi del turismo siciliano nel corso del 2020 è stato perciò rappresentato da arrivi e presenze domestici, mentre il turismo straniero resta ben distante dalle percentuali precedenti la pandemia. Interessante è la riflessione della SRM sulla bioeconomia, che usa le risorse biologiche rinnovabili di prima e seconda generazione provenienti dalla terra e dal mare come materiale per la produzione energetica, industriale, alimentare e mangimistica. Il comparto della bioeconomia in Sicilia è secondo nel Meridione solo a quello pugliese e ha raggiunto un valore aggiunto pari a 4,9 miliardi di euro con 161.000 occupati. Così pure appaiono significative per l'isola le prospettive dell'economia marittima, della portualità e della logistica. Una situazione in evoluzione potenzialmente positiva nella quale sarà decisivo il ruolo del PNRR, per il quale cresce l’attesa: il 54% delle imprese, sia nel Mezzogiorno che in Italia, intravede opportunità e possibili vantaggi indiretti per la propria azienda e un ulteriore 31% si dichiara pronta a cogliere direttamente i vantaggi che il Piano offrirà.

Nel Mezzogiorno arriverà nei prossimi anni una quantità senza precedenti di risorse. SRM li quantifica sulla base dei dati del Ministero della Coesione territoriale


PNRR

82 mld euro

Fondi strutturali europei

54 mld euro

REACT-EU

8,4 mld euro

Fondo sviluppo coesione

58 mld euro

AV Salerno -Reggio Calabria

9,4 mld euro

Just transition fund

1,2 mld euro

TOTALE

213 miliardi di euro

Elaborazione SRM su dati Ministero Coesione

Si tratta di un calcolo metodologicamente corretto perché riconduce sotto un'unica regia un complesso di interventi diversi che troveranno attuazione nel corso del prossimo decennio. Se applichiamo un simile meccanismo alla Sicilia, basandoci sulla quota di popolazione residente che è pari a circa un quarto dell'intera area, si possono quantificare in circa 40 miliardi di euro le risorse che arriveranno nell'isola.


STIMA DELLE RISORSE NAZIONALI ED EUROPEE DISPONIBILI IN SICILIA NEL PERIODO 20121-2030 (20% del totale del Mezzogiorno)

PNRR

16, 4 mld euro

Fondi strutturali europei

10,8 mld euro

REACT-EU

1,68 mld euro

Fondo sviluppo coesione

11,6 mld euro

AV Salerno-Reggio Calabria

--------

Just transition fund

0, 240 mld euro

TOTALE

40,62 mld euro

N/s elaborazione su dati SRM


Insomma per quante polemiche si vogliano fare, nei prossimi anni non saranno le risorse pubbliche a mancare. Il nodo della questione siciliana riguarda semmai la capacità del sistema regionale di spenderle in modo efficace in una logica di sviluppo sostenibile dell'isola. Il diavolo, com'è noto, si cela nei dettagli. Per esempio, il Report dello scorso maggio degli uffici studio della Camera dei deputati e del Senato mette in rilievo che oltre il 60% degli interventi dovrà essere attuato a livello dei comuni, come si può vedere dalla seguente tabella


Investimenti delle missioni PNRR per i quali è previsto il ruolo del sistema degli enti locali

Missione 2 Rivoluzione verde e transizione ecologica

40, 75 miliardi euro

Missione 4 Istruzione e ricerca

11,86 “ “

Missione 5 Inclusione e coesione

12,46 “ “

Missione 6 Salute

2 “ “

TOTALE

67,11 “ “

QUOTA MEZZOGIORNO (40%)

QUOTA SICILIA (20% POPOALZIONE AREA)

26, 80 miliardi

6 miliardi

Nostra elaborazione su dati Rapporto uffici studi della Camera dei deputati e del Senato, maggio 2021.


Poco meno di un terzo dei 16,4 miliardi di euro che la Sicilia dovrà spendere da qui a 2026 in seguito all'approvazione del piano di ripresa e di resilienza richiederanno l'intervento attivo e l'attività di progettazione, l'implementazione e la capacità realizzativa degli enti locali siciliani: un terzo di essi si trova però in dissesto, pre-dissesto o comunque in notevoli difficoltà finanziarie, mentre tutti- come si evince dalle ripetute prese di posizione dell'ANCI regionale- denunciano ampi vuoti in organico soprattutto negli uffici tecnici. Note sono anche le difficoltà dell'amministrazione regionale. Questa è la vera scommessa che la Sicilia è chiamata ad affrontare e che richiederebbe una straordinaria capacità di mobilitazione di tutte le energie valide, che appare però ben lontana dal realizzarsi.

 di Franco Garufi

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