Il governo gialloverde domina sul Parlamento, record di decreti legge

Politica | 8 gennaio 2019
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Doveva essere l’esecutivo della svolta anche nella forma, non solo nella sostanza. Ma il proposito del governo Lega-M5S di restituire al Parlamento la sua centralità nel dibattito politico sembra, ad oggi, essere stato disatteso, considerato che quasi 2/3 delle leggi adottate da Camera e Senato sono state conversioni di decreti legge. La produzione legislativa a marchio governo giallo-verde è quella con la più alta percentuale dal 2013 ad oggi. Si tratta, infatti, del 63,16% delle leggi approvate dal Parlamento, un numero di gran lunga superiore a quelle emanate nella legislatura precedente (50% governo Letta, 30,36% governo Renzi e 16% governo Gentiloni). A ciò si aggiunga che la discussione parlamentare dei decreti legge nella legislatura in carica è alquanto limitata, considerato che nei primi sei mesi dell’esecutivo Conte sono stati approvati in media solo 44 emendamenti a provvedimento, quasi tre volte in meno rispetto a quanto fatto durante il governo Letta (128 in media).

 D’altronde, a riprova che l’attività legislativa della XVIII legislatura è in mano al governo, basti pensare che solo 126 su 2.326 proposte di iniziativa parlamentare hanno concluso il loro iter, mentre la maggior parte non sono state approvate o sono state ritirate. L’attività delle due Camere procede, dunque, a rilento (sono state emanate 19 leggi vs le 26 adottate durante i governi Renzi e Gentiloni), come dimostrano anche i tempi di assegnazione alle commissioni competenti delle proposte di iniziativa parlamentare nei primi sei dei mesi di governo. Solo il 59,10% dei disegni di legge di senatori e deputati è stato affidato all’esame delle commissioni, mentre il 35,59% deve ancora essere assegnato. E solo il 5,04% dei disegni di legge presentati dai parlamentari ha avviato il proprio iter in commissione. Percentuali distanti da quelle della precedente legislatura dato che, nello stesso arco di tempo considerato, il 77% dei disegni di legge era già approdato nelle relative commissioni e solo il 5,65% era ancora da assegnare, mentre il 14,88% era già in corso di esame in commissione.

Sebbene i decreti abbiano monopolizzato l’attività del Parlamento, va rilevato che il governo Conte ha presentato poche proposte politiche, specificamente il decreto dignità, il decreto sicurezza e immigrazione, il decreto fiscale (collegato alla manovra finanziaria) e la legge di bilancio, oltre al ddl anti-corruzione ancora da approvare. Relativamente a questi provvedimenti non può passare inosservato che per quelli promossi dalla Lega, come il decreto sicurezza, il governo ha potuto contare su un'ampia maggioranza grazie al sostegno di Forza Italia e Fratelli d'Italia. Mentre, le proposte di legge dei 5Stelle, come il decreto dignità, generalmente sono approvati con meno voti favorevoli.

Alla scarsa azione politica dell’esecutivo Lega-M5S si accompagna anche la lentezza dell’effettiva entrata in vigore dei decreti. Dopo la deliberazione in consiglio dei ministri e la presentazione in conferenza stampa, trascorrono in media 8 giorni (con il governo Letta ne passavano solo 4) prima della versione definitiva del testo e della pubblicazione in gazzetta ufficiale. Poiché spesso in questi primi mesi di governo i provvedimenti hanno subito delle modifiche dalla conferenza stampa di presentazione alla pubblicazione in gazzetta ufficiale, questo allungamento dei tempi ha contribuito a rendere l'azione di governo confusa e poco trasparente.

 Ecco perché, come fa notare Openpolis, il Comitato per la Legislazione, lo scorso 9 ottobre, ha richiamato il Governo ad avere cura “[…] di evitare un eccessivo intervallo di tempo tra la deliberazione di un decreto-legge in Consiglio dei ministri e la sua entrata in vigore, conseguente alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; al riguardo potrebbe essere valutato un più coerente e sistematico utilizzo della possibilità di approvazione dei provvedimenti in prima deliberazione da parte del Consiglio dei ministri “salvo intese” cui dovrebbe far seguito una seconda e definitiva deliberazione”.

 di Alida Federico

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