Il futuro dei giovani al tempo del covid, cresce l'incertezza

Economia | 4 febbraio 2021
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Da qualche tempo il nostro modello di sviluppo basato sull’iniziativa privata ma con una rilevante presenza pubblica non funziona più. Da un lato il sistema economico non riesce più a soddisfare la richiesta di occupazione, anzi è costretto ad operare licenziamenti, dall’altro lo Stato, le regioni, le province, i comuni, spesso indebitati fino al collo, non sono più in grado di sostenere l’economia e l’occupazione. Le difficoltà sono tali, e durano da cosi tanto tempo, da indurre molti osservatori, già prima della pandemia del coronavirus, a ritenere che il tradizionale percorso dei giovani studio-lavoro-matrimonio-figli-carriera- pensione non è più assicurato e che quindi bisogna prepararsi ad uno schema diverso in cui ci sarà molto meno lavoro subordinato , più lavoro autonomo ed attività d’impresa.

Poi è intervenuta la pandemia con i terribili effetti sulla nostra salute, sulla nostra scuola, sul nostro pil, sul nostro debito pubblico, sul mondo delle aziende, effetti che secondo l’Ue dovrebbero almeno in parte affrontarsi con il recovery fund nell’interesse soprattutto delle nuove generazioni.

Lo schema teorico di questa forma di soccorso pensato dalla Ue per i paesi che ne fanno parte è quello di potenziare le attività capaci di mettere i nostri giovani nella condizione di recuperare almeno in parte ciò che si è perduto con la pandemia e metterli in condizione attraverso lo sviluppo economico di pagare il debito pubblico che sta crescendo un po’ in tutti i paesi e che stiamo loro lasciando.

Da questa funzione del recovery fund nascono due problemi fondamentali almeno per l’Italia: l’esigenza di riformare il sistema della formazione e quella di elaborare un recovery plan adeguato allo scopo , sia per quanto riguarda i settori da sostenere e da sviluppare, sia per quanto riguarda le riforme ritenute necessarie, sia per quanto riguarda la loro realizzazione.

Non è difficile, purtroppo, capire che per entrambi i problemi siamo in ritardo. Anzi la situazione della scuola, già problematica prima della pandemia, si è aggravata : basta considerare che sul piano dei contenuti e su quello dei metodi non è cambiato niente, anzi spesso è venuta meno la presenza in classe degli alunni per effetto della pandemia. Nè si può dire allo stato dei lavori di preparazione del recovery fund che questo sia incentrato sull’interesse delle nuove generazioni e che ci siano garanzie di una rapida realizzazione .

In queste condizioni, partendo dalle vere finalità del recovery fund, non a caso denominato Next Generation Eu, e dalle reali condizioni del nostro paese, oppresso da un elevatissimo debito pubblico e da una forte disoccupazione, occorre cercare di creare una solida maggioranza parlamentare molto coesa che, prendendo atto della eccezionale possibilità di disporre di tanti fondi per l’ammodernamento del paese , sia in grado di fare un inventario dei suoi veri bisogni, compresi quelli dei giovani, e procedere alla loro rapida soddisfazione.

Non si tratta di una impresa facile dato lo scarso credito di cui gode la nostra classe politica. Ma è l’unica via per salvare l’Italia dalla disoccupazione, dall’emigrazione, dalla povertà. Per altro la situazione è complicata dalla nostra tradizionale difficoltà di realizzare le riforme necessarie per rimuovere tutte le criticità, tutte le strozzature che impediscono o scoraggiano la localizzazione delle imprese in Italia e nel nostro Sud: l’insicurezza dei territori, le lentezze della giustizia civile, le inefficienze degli enti locali e della pubblica amministrazione in genere, le carenze della formazione professionale.

La speranza è che col conferimento da parte del Presidente Mattarella dell’incarico di formare un nuovo governo all’ex Presidente della Bce Mario Draghi, persona di grande esperienza politica ed economica, si possa realizzare almeno in parte quanto sopra auspicato assieme naturalmente a tutto ciò che è necessario per combattere gli effetti della pandemia. S’intende sempre che il presidente designato ottenga i necessari sostegni in parlamento.

 di Diego Lana

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