Il fuoco amico che fa traballare il governo
Qualche giorno fa il segretario del principale partito siciliano ha rilasciato una dura intervista a una testata on line catanese. Dopo aver affermato che “il partito democratico non è presente nella Giunta di governo”, egli denuncia l’assenza di chiarezza nella maggioranza, la mancanza d’iniziativa sulla programmazione economica, la confusione nel percorso parlamentare delle riforme, le condizioni disastrose in cui versa in particolare il percorso di transizione che dovrebbe portare al riordino della formazione professionale. I propositi del giovane segretario sono bellicosi quanto chiari: convocare la direzione, organizzare l'iniziativa di contrasto, spingere le masse popolari a scendere sul terreno della lotta. Alla lunga e ben articolata lista di accuse ad un governo di chiara impronta antipopolare che sta riportando la Sicilia ad arretrare rispetto agli anni gloriosi del “lombardismo”, il presidente della Regione non ha risposto. In questo momento è in ben altre faccende affaccendato, con la manovra ter che non riesce a decollare in Aula e la polemica sulle retribuzioni dei dipendenti dell’ARS. Non hanno avuto invece remore a scendere in campo la vice del segretario medesimo e un deputato regionale che ad un altro giornale on line hanno rilasciato dichiarazioni non esattamente elogiative nei confronti del giovane dirigente politico. Certo che la proposta di una lotta contro il governo regionale a me affascina anche per il linguaggio che si sta usando: mi sembra di essere tornato alla fine degli anni '60 quando la protesta operaia e studentesca invadeva le piazze. A Roma fa caldo e piove spesso in questi giorni, a Palermo hanno impazzato lo scirocco e gli incendi, ma mi faccio lo stesso trascinare dal vento fresco di un partito di sinistra che finalmente, in Sicilia, ricomincia a percorrere la strada della mobilitazione. Immagino rosse bandiere garrire alle calde folate di questi giorni, affidate alle mani di quel noto rivoluzionario di Lino Leanza, che viene dato in prossimo e celebrato arrivo nelle file del Partito (la maiuscola è d'obbligo). Tutti all'assalto del palazzo d'Orleans, dal momento che il ben più noto palazzo d'inverno sta saldo nelle mani di quel campione della democrazia che risponde al nome di Vladimir Putin. Nelle stanze barocche dell’antico edificio nobiliare non troveranno Totò Cuffaro, attualmente ospite dello Stato, e neanche il Raffaele Lombardo inquisito per mafia. No, troveranno quel Crocetta che sta cercando- a suo modo- di impedire che la Sicilia precipiti nel pozzo senza fondo della crisi finanziaria che si coniuga ogni giorno di più con il deperire tragico delle migliori risorse di quest'isola. Vi pare una cosa normale, seppur praticata in modo confuso e con linguaggio rodomontesco? Secondo me, alla famosa lista dei pazzi di Giulio Andreotti (chi si sente Napoleone e chi vuole risanare le ferrovie) bisognerà aggiungere chi pensa davvero che la Sicilia possa cambiare. E quando arriveranno sulla spianata dell'antica reggia di Federico, i contestatori si troveranno in buona compagnia con tutti gli interessi corporativi che antepongono il mantenimento del proprio stipendio e dello status acquisito ad ogni ragionamento sul bene comune di un territorio che rischia di affondare nel Mediterraneo con le speranze della parte migliore della sua gente; a partire dai giovani che a migliaia sono condannati all’alternativa tra la disoccupazione e le valigie. Tutto ciò mi riempie d'orgoglio e respiro a pieni polmoni l'aria nuova....Ehm, debbo chiedere scusa.... c'è qualcosa che non va...avrò capito male. Amici bene informati mi comunicano che Fausto Raciti è il segretario regionale del PD, il partito che grazie alla forte accelerazione sul cambiamento impressa da Renzi ha vinto le elezioni europee. Mi si dice sia lo stesso partito al quale appartiene il presidente della Regione e che dovrebbe sostenerlo in sede parlamentare... Evidentemente avevo frainteso: sto diventando vecchio, mai però riuscirò a penetrare i misteri gloriosi della politica siciliana. Sto ancora fermo ai tempi in cui la lotta interna ai partiti, pur aspra (un socialista acuto una volta disse che la politica è fatta di “sangue e merda”), non travalicava i limiti del comune buonsenso. Capperi, ha ragione chi sostiene che sono proprio da rottamare; esco alla ricerca di un cassonetto per lo smaltimento dei rifiuti per provvedere alla bisogna, naturalmente rispettando le regole della raccolta differenziata.
Franco Garufi
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