Il flop della spesa europea e l'ignavia di Musumeci

Economia | 9 giugno 2019
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Il programma operativo 2014-2020 del FESR Sicilia rischia di essere esposto al meccanismo del disimpegno automatico delle risorse. Lo afferma la nota informativa della Regione siciliana che sarà presentata il prossimo 18 giugno al partenariato economico e sociale. Le risorse complessivamente assegnate al programma ammontano, dopo la rimodulazione dello scorso dicembre, a 4.273.038.775. La spesa certificata al 31 dicembre 2018 è di 734.175.993 pari ad appena il 17,18%. Siamo, val la pena di ricordarlo, al penultimo dei sette anni di durata del ciclo programmatorio:è' vero che il meccanismo N+3 consentirà di spendere fino al 2023, intrecciandosi col programma successivo, ma si può dire senza tema di smentita che siamo alle solite: la spesa europea in Sicilia continua a non funzionare e i ritardi si sommano ai ritardi.

 Peggio di tutti è andato l'Asse 1, che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello della programmazione: ricerca, sviluppo ed innovazione tecnologica, che rappresentano il futuro del sistema produttivo, ha una percentuale di spesa certificata pari ad appena il 2,8%. Per dirla in dialetto, siamo ancora “al caro amico”. All'estremo opposto l'Asse 7 “sistemi di trasporto” ha certificato della spesa ben il 45% Ma non son tutte rose e fiori: basta infatti andare a pag.5 del documento per scoprire che il superamento del target di spesa dell'anno scorso è stato possibile dall'inserimento del grande progetto ferroviario afferente alla cosiddetta tratta B della ferrovia Palermo-Carini, del grande progetto per la strada statale 640 e di una batteria di interventi nel settore idrico e della depurazione e delle iniziative di riqualificazione del patrimonio di edilizia scolastica individuate nell'ambito della programmazione nazionale unitaria. Tutte opere utilissime, ma già finanziate con fondi nazionali: insomma si è fatto ricorso al vecchio e sempre utile artificio tecnico dei “progetti sponda” o “coerenti che turano le falle della spesa regionale attraverso mere partite di giro tra flussi di risorse europee e nazionali per lo sviluppo (fondo sviluppo coesione e quant'altro). 

Ancora una volta, nulla di nuovo sotto il sole. Anzi, piove sul bagnato: la SS 640 è attualmente coinvolta nella vicenda del fallimento della CMC e del mancato inserimento nel recente decreto del governo nazionale delle somme per consentire il pagamento delle ditte creditrici di quello che fu un colosso della cooperazione. Anche per questo le previsioni del quadro finanziario per il 2019 (tabella 4), se risultano teoricamente coerenti con l'obiettivo di raggiungere il target N+3 per l'anno in corso -pari a 1.121.870 euro di spesa certificata- sono fortemente esposte al rischio del disimpegno tanto che l'Autorità di gestione dà conto di una serie di misure attivate con il supporto dell'Assistenza tecnica che consistono in “un'analisi puntuale, per ogni singola misura attivata....(delle possibilità) di verificare i margini di riduzione della tempistica che intercorre dalla fase selettiva a quella di effettiva certificazione della spesa”. Sciogliendo le formule un po' oscure del linguaggio burocratico, significa che al sesto anno del programma chiederemo ai tecnici esterni alla Regione di aiutarci a capire come accelerare i tempi della spesa effettiva. Campa cavallo...

Intanto si prepara anche per l'anno a venire l'utilizzo dei progetti coerenti che stavolta dovrebbero riguardare progetti nel campo della ricerca biomedica non finanziati dal programma operativo nazionale del MIUR per carenza di risorse, la verifica con l'Agenzia della coesione della possibilità di usare il credito d'imposta per la certificazione della spesa; e poi altri interventi nel settore idrico e nella rete ferroviaria. Anche qui si propone di utilizzare per coprire i target di spesa, opere e progetti già finanziati con altri fondi; in perfetta continuità con quanto fatto in passato. Per capire quanto grave sia la situazione, basti guardare al capitolo sullo stato di attuazione dell'Asse 1 della cui importanza abbiamo detto. Ebbene il documento così definisce lo stato dell'arte: “sono state certificate risorse pari a euro11.980.126 e per il 2019 le previsioni di spesa comunicate dal Centro di Responsabilità si attestano ad euro 44.257.695 con una rilevante differenza sui target N+3 2019 pari a 112.467 417. Tradotto, vuol dire che in materia di ricerca ed innovazione la Sicilia rischia di restituire all'Unione Europa i due terzi delle risorse a disposizione. Si tratta di dati che dovrebbero suonare come un campanello d'allarme per i decisori istituzionali, le forze politiche ed i soggetti sociali che rappresentano le imprese ed il lavoro dipendente , soprattutto perché in una fase in cui l'economia nazionale sostanzialmente ferma e tutti gli indicatori economici e sociali dell'isola stanno regredendo, non si riescono ad utilizzare in modo efficace ed efficiente risorse indispensabili per lo sviluppo produttivo e la creazione di nuova occupazione.

 Preoccupano il silenzio e la disattenzione generale che sembrano caduti su un argomento così decisivo. Nel frattempo però possiamo rallegrarci perché andrà finalmente in discussione il piano regionale di lotta alla povertà e il relativo piano di attuazione locale (PAL), centrato sul finanziamento dei servizi di accesso al REI, strumento ormai assorbito dal reddito di cittadinanza al quale naturalmente non può non far riferimento il piano. Anche in questo caso l'anno di ritardo con cui parte il piano rischierà di inficiare gli effetti positivi attesi sul terreno del contrasto all'emarginazione sociale, anche in considerazione del fatto che la normativa sul reddito di cittadinanza sta nella fase attuale chiaramente privilegiando gli aspetti del sostegno monetario rispetto a quelli della presa in carico. E ancora non si capisce come si affronterà in Sicilia la questione dei famosi navigator che sempre più appaiono come precari che dovrebbero trovar lavoro ad altri più precari di loro.

 di Franco Garufi

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