Il dragone in Italia e il cappuccino che apre le porte ai cinesi
Questa sembra proprio non fiction. È un'indagine camuffata in forme narrative. O può sembrare anche un romanzo, ma ha dietro una tale mole di documentazione e viaggi dell'autrice, da avvicinarsi terribilmente alla realtà. La realtà in questione è quella dei cinesi che approdano in Europa ed è stato affrontata con concretissimo piglio giornalistico da una canadese di origine cinese, Suzanne Ma, reporter per importanti testate statunitensi. Pubblicato da Giunti, nella traduzione di Laura Melosi, il suo “Ci vediamo a Venezia” (272 pagine, 14,90 euro) è un libro probabilmente poco reclamizzato e lodato, ma che merita di non passare inosservato ma di avere attenzione assoluta.
Ye Pei,
minorenne cinese, molla le proprie certezze in patria e, sulle orme della
madre, raggiunge l'Italia, anzi un piccolo comune della provincia di Padova da una cittadina del
sud est della Cina. Comincia a lavorare in nero nel bar di una connazionale,
sorride, saluta, cerca di imparare a fare un cappuccino, come se fosse il
frutto di una miscela segreta (così le viene fatto credere), quasi la chiave di
volta per fare davvero il suo ingresso in un Paese agognato (visto in modo
assolutamente originale e con uno sguardo “altro”), per cui fa tutto quello che crede
serva. E anche di più: turni massacranti di lavoro, a spazzare il pavimento,
servire ai tavoli, pulire i piatti, risparmiando anche il centesimo. Il mito di
Venezia – che poi non è dietro l’angolo, visto che la vicenda si svolge
principalmente nella provincia patavina – alimenta i sogni di Ye Pei, che
cozzano però con una realtà molto più complessa.
Il volume di Suzanne Ma ha il merito – seguendo la
parabola di una ragazzina – di andare oltre e di spiegare con naturalezza e con
una lingua chiara quel mondo “sommerso” dei cinesi d’Italia, guardato spesso
con sospetto o superficialità. Il suo “Ci vediamo a Venezia” è un racconto di
sconfinata umanità, un inno alla comprensione di un’altra cultura che, però,
come la nostra si nutre di infinite speranze e di tentativi per raggiungerle.
Sasso nello stagno delle indifferenze, l’opera di Suzanne Ma troverà un posto
speciale negli scaffali di chi crede, non solo a parole, all’accoglienza e alla
convivenza.
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