Il disastro che si è abbattuto sull'economia siciliana

Economia | 17 novembre 2020
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Bastano tre numeri a mettere in piena luce il disastro che si è abbattuto sull'economia siciliana.

  1. da gennaio a settembre 2020 sono state autorizzate 108, 807 milioni di ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, in deroga e fondo di solidarietà. L'88,5% con causale COVID. Considerando che il primo DPCM istitutivo dello stato di emergenza risale all'8 marzo 2020, da quella data ad oggi l'erogazione è stata pari a 18 milioni di ore per mese. Più del doppio del totale dei corrispondenti nove mesi del 2019 (7,656 milioni di ore). Inoltre (dati INPS giugno), le domande accolte per beneficiare dei sussidi rivolti ad alcune tipologie di lavoratori autonomi e ad altre categorie di lavoratori coperte solo parzialmente dagli ammortizzatori sociali ordinari sono state circa 331.500, pari all’8,2 per cento del totale nazionale e al 9,3 per cento della popolazione siciliana tra 15 e 70 anni (9,5 la media nazionale) .

  2. Rispetto all'anno precedente ci sono 34.300 occupati in meno (-2,5%), un dato omogeneo al resto del Mezzogiorno (-2,6%) ma superiore a quello nazionale (-1,7%). La riduzione del numero degli occupati è stata rilevante per la componente femminile; il calo ha interessato sia gli autonomi, per i quali si è toccato un nuovo minimo storico, sia i dipendenti. In questo ultimo caso la contrazione, più marcata nel secondo trimestre, ha interessato solo i lavoratori a tempo determinato. Nel secondo trimestre dell'anno in corso l'occupazione in agricoltura è precipitata del -17,7%, nei servizi del -6.9%, ma con punte del-8,5 % negli alberghi e nella ristorazione. Il dato dell'industria (edilizia compresa) (1,6%) è in realtà dovuto esclusivamente all' amplissimo ricorso agli ammortizzatori sociali.

  3. 274.000 famiglie residenti nell'isola, pari al 13,7% del numero totale hanno ricevuto per almeno un mese tra gennaio e settembre il reddito di cittadinanza (importo medio 622,3 euro a nucleo familiare) o il reddito di emergenza istituito per decreto legge (in questo caso i dati sono conosciuti fino al 31 luglio e l'importo medio del beneficio è stato pari a 582, 9 euro).

I dati pubblicati dall'Aggiornamento semestrale di Banca d'Italia sull'economia della Sicilia (serie Economie regionali) non lasciano margini di dubbio: l'economia siciliana che stava stentatamente riprendendosi dalla lunghissima e duplice crisi del 2008 e del 2013 è stata messa in ginocchio dalla pandemia che ha colpito con estrema durezza proprio i comparti che davano segni di vitalità. Il turismo è in ginocchio, avendo visto i pernottamenti precipitare del 60%; il traffico passeggero negli aeroporti siciliani, in forte crescita nell'ultimo quinquennio, è crollato del 63,9%. Insomma su quattro passeggeri, tre sono spariti. 

Le esportazioni sono crollate, con l'eccezione dei settori agricolo e chimico che, per ragioni comprensibili, hanno avuto andamenti in controtendenza ed hanno visto nel primo semestre un incremento delle vendite. Ad agosto la metà delle imprese dell'isola aveva conseguito risultati inferiori all'anno precedente; solo un'impresa su cinque può segnare risultati positivi. In poche parole, il sistema produttivo siciliano è sostanzialmente fermo, anzi appare come ricacciato indietro di diversi anni. Appena un paio di settimane orsono una ricerca del centro studi della Cgia di Mestre aveva calcolato una contrazione dell'occupazione in Sicilia dal 1.364 occupati del 2019 ai 1.324.00 dell'anno in corso con una previsione ancor più pessimistica di Banca d'Italia (una perdita di 39.00 occupati contro i 34,33del report della banca centrale). Quel centro studi prevede che l'isola tornerà indietro di ben 34 anni, cioè allo stesso livello di di Pil reale conseguito nel 1986. 

Al crollo del sistema produttivo fa da pendant un'estensione senza precedenti delle misure di sostegno al reddito. Facendo due semplici conti, ad oggi circa un milione di siciliani sono destinatari di tali misure; calcolando (dati 2014) la famiglia media siciliana composta da 2,5 persone, si arriva a due milioni e mezzo- oltre metà della popolazione- interessata alla concessione di sussidi statali. Anche nell'altra metà c'è tanta gente che non se la passa per niente bene: dai pensionati mediamente percettori di prestazioni più basse che in altre parti del paese, alla vasta area del lavoro informale, grigio, nero. La pandemia non si limita a provocare una condizione di emergenza sanitaria; le sue conseguenze economiche si dimostrano sempre più drammatiche. Non sembri esagerata l'affermazione che in alcune aree del paese, se la situazione attuale dovesse perdurare per tutto il corso dell'autunno-inverno, si determinerebbero situazioni di vero e proprio collasso sociale.

 Preoccupa che le forze politiche- anche all'interno della maggioranza di governo- appaiano divise sulla strategia per la ripresa, sugli obiettivi, sulla definizione del piano nazionale di ricostruzione e resilienza che è propedeutico alla concessione delle indispensabili risorse del Recovery fund. Fa anche un po' (è un eufemismo) rabbia che nella nota di aggiornamento del DEF regionale siciliano, si trovi un solo obiettivo strategico chiaramente individuato: la costruzione dell'ormai mitico ponte sullo stretto di Messina. Ma non sarebbe l'ora di rendersi conto che il mondo- malgrado noi- è cambiato?

 di Franco Garufi

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