Il cemento dei mafiosi fa crollare i ponti in Sicilia

Società | 27 febbraio 2015
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«Ci sono tanti immobili in Sicilia che nel giro di qualche decennio probabilmente crolleranno, già qualche ponte sta iniziando a cedere perchè costruito con cemento depotenziato proveniente da cave di proprietà di mafiosi di cui non posso fare il nome perchè sono in corso dei processi». Lo ha detto il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Palermo, Mirella Agliastro, intervenendo a un forum regionale sui beni confiscati promosso dall'associazione Libera a Palermo.

 «Nella provincia di Trapani il calcestruzzo ha rappresentato un'attività strategica, di grande rilevanza - ha aggiunto Agliastro - sia come occasione di monopolio sul mercato che come strumento di controllo del territorio». Il magistrato ha poi ricostruito difficoltà e complessità di alcuni procedimenti di confische in Sicilia: «La competenza richiesta per ogni processo è sempre più approfondita - ha concluso Agliastro - Occorre saperne di diritto societario e diritto penale dell'impresa: bisogna saper andare oltre i confini del fascicolo, perchè la mafia è sempre più imprenditrice».

Il coordinatore di Libera in Sicilia, Umberto Di Maggio, ha proposto di esportare l'esperienza nella gestione dei beni confiscati del consorzio sviluppo e legalità dell'Alto Belice Corleonese nel resto del territorio siciliano. «Vorremmo rendere più fruibili per tutti i cittadini le informazioni sui beni confiscati - ha detto Umberto Di Maggio - a partire da quelli disponibili sui siti istituzionali dei Comuni e dell'Agenzia dei beni confiscati». «È fondamentale prevedere in ciascun Comune - ha aggiunto - il coordinamento degli uffici direttamente coinvolti nella gestione delle proprietà sottratte alle mafie, anche per sfruttare, ove possibile, le opportunità legate ai finanziamenti dei fondi Ue la ristrutturazione e il riuso di alcuni beni confiscati».

 di Antonella Lombardi

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