Il business dell’agromafia vale 15,4 miliardi

Europa | 16 gennaio 2015
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In controtendenza alla fase di recessione dell'economia italiana, vola il business dell'agromafia che, con un aumento del 10% in un anno, raggiunge i 15,4 miliardi nel 2014. È quanto emerge dal terzo Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. Produzione, distribuzione, vendita sono sempre più penetrate e condizionate dal potere criminale, esercitato ormai in forme raffinate attraverso la finanza, gli incroci e gli intrecci societari, la conquista di marchi prestigiosi, il condizionamento del mercato, l'imposizione degli stessi modelli di consumo e l'orientamento delle attività di ricerca scientifica. Non vi sono zone «franche» rispetto a tali fenomeni. I capitali accumulati sul territorio dagli agromafiosi attraverso le mille forme di sfruttamento e di illegalità hanno bisogno di sbocchi, devono essere messi a frutto e perciò raggiungono le città, dove è più facile renderne anonima la presenza e dove possono confondersi infettando pezzi interi di buona economia. L'incremento - sottolineano Coldiretti, Eurispes ed Osservatorio sulla criminalità nell'agroalimentare - è stato determinato da diversi fattori tra i quali questi alcuni non prevedibili, come quelli climatici, che hanno colpito pesantemente la produzione, non più in grado di soddisfare la domanda, ciò che apre le porte a fenomeni di ulteriore falsificazione e sfruttamento illegale dei nostri brand; altri, dovuti alle restrizioni nell'erogazione del credito alle imprese che hanno portato o alla chiusura di numerosissime aziende o alla necessità per molti imprenditori di approvvigionarsi finanziariamente mediante il ricorso ad operatori non istituzionali. 

Gli interessi criminali sono rivolti anche alle forme di investimento nelle catene commerciali della grande distribuzione, nella ristorazione e nelle aree agro-turistiche, nella gestione dei circuiti illegali delle importazioni/esportazioni di prodotti agroalimentari sottratti alle indicazioni sull'origine e sulla tracciabilità, della macellazione e della panificazione clandestine, dello sfruttamento animale e del doping nelle corse dei cavalli, e lucrano anche sul ciclo dei rifiuti, non curandosi delle gravi conseguenze per la catena agroalimentare, per l'ambiente e la salute di tutti noi e delle future generazioni. Il rafforzamento del profilo economico e finanziario dei gruppi «criminali storici» vede un continuo inserimento di elementi contigui ai sodalizi nella gestione e/o nella struttura societaria di imprese che riguardano sempre più frequentemente il comparto agroalimentare, specie con riferimento ai circuiti della commercializzazione e della logistica dei trasporti. Il settore ambientale vede anche altre iniziative che hanno sottratto vaste aree agricole con la cementificazione selvaggia e con manovre speculative sulle cosiddette «energie rinnovabili» legate all'agricoltura, quali i sistemi fotovoltaico, eolico e delle biomasse per i rilevanti incentivi economici previsti per il settore. Con riferimento alla estensione territoriale del fenomeno delle agromafie è altrettanto noto come i sodalizi criminali «storici», che si sono evoluti nei termini indicati di criminalità economica anche nel settore agroalimentare, ormai non interessano solo i territori meridionali, ma riguardano anche le aree del Centro e del Nord Italia . Il «modello economico-criminale» è stato dunque replicato come ben delineato in diversi riscontri investigativi.

CALECA: PROTOCOLLI DI LEGALITA’ ANCHE IN AGRICOLTURA»

«Uno dei punti che voglio sviluppare in modo particolare è la sicurezza nel settore dell'agricoltura. Il problema è che tutte le norme antimafia del Governo nazionale, sono norme centrate soprattutto sull'imprenditoria che riguarda gli appalti ed è stato tenuto fuori il mondo dell'agricoltura che ha delle caratteristiche speciali». Lo ha detto l'assessore dell'Agricoltura della Regione siciliana, Nino Caleca. «Con le associazioni di categoria e con il Ministero dell'Interno - ha aggiunto Caleca - cercherò di trasferire al mondo dell'agricoltura codici etici, protocolli di legalità, rating di legalità privilegiando le imprese agricole che hanno un comportamento etico rilevante».  

 di Alida Federico

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