Il buco delle società partecipate, record di debiti in Sicilia
Le società a partecipazione pubblica sono troppe e inefficienti.
L’ennesimo
rilievo è della Corte dei Conti cui si aggiunge
l’ autorevole intervento dell’ex Commissario alla
spending review Carlo Cottarelli (rientrato come Direttore esecutivo al Fondo
monetario internazionale) che ha affermato : “Non si conosce il
numero esatto delle partecipate perché non tutte le amministrazioni locali
forniscono le informazioni richieste e perché le banche dati esistenti si fermano ad
un certo livello di partecipazione (diretta, indiretta di primo livello,
eccetera)”.
I dati dell’ultima delibera della Corte dei Conti
titolata “ Gli organismi
partecipati degli enti territoriali” appaiono chiari : in sette regioni il
saldo tra utili e perdite è drammaticamente in
rosso.
Sono Umbria
(perdite pari a 44,3milioni di euro contro i 23,1 milioni di utili), Lazio (54,8
contro 32,7 di utili), Abruzzo (43,6
contro 6,2 milioni), Molise (43,5 contro 315 mila euro), Campania (57 contro
26,1 milioni) e Calabria (15,4 contro 998 mila euro). Il divario più forte si registra
in Sicilia :perdite per 117 milioni
contro i 36 milioni di utili.
Ma non è
solo questo il primato negativo della Sicilia, bisogna infatti aggiungervi
quello non meno tragico del numero delle società partecipate.Sono
34 i “carrozzoni”
regionali , ( parliamo delle 13
controllate al 100%, contro le 9 del Lazio e le 4 della Lombardia) societa’
che hanno visto la luce sotto i governi
Cuffaro e Lombardo e che ancora resistono con Rosario Crocetta, nonostante le
direttive da Roma richiamate di recente anche dell’attuale ministro
Del Rio siano state chiare: “per
assestare il bilancio della Regione siciliana ed accedere agli oltre 300
milioni di euro promessi dal premier Renzi, occorre un taglio radicale alle
partecipate”.
I soldi per chiudere il bilancio 2015 sono arrivati
nei giorni scorsi e serviranno a coprire diverse voci, tra cui quelle relative
ai forestali ed ai precari, ma è rimasto
immutato tutto ciò che attiene al mondo delle partecipate, creazioni
divenute quasi “intoccabili” ma su cui
implacabilmente si abbattono le scure dei magistrati della Corte dei Conti.
Intanto tuonano
ancora le parole pronunciate nell’aula magna di Palazzo Steri a Palermo,
da Diana Calaciura Traina, procuratore generale d’Appello, durante la requisitoria sui
conti della Regione, intervento dalla stessa definito “non
soft”.
“Devo
rilevare – ha detto –
che nell’anno
finanziario 2014, la fase recessiva dell’economia
siciliana non si e’ arrestata anzi prosegue in maniera maggiore non solo rispetto al
resto d’Italia ma anche rispetto
al Meridione”.
In
quell’occasione i giudici parlarono di un “progressivo
deterioramento dei conti, nonché un
durevole peggioramento della situazione finanziaria che rendono
improcrastinabile l’esigenza
di predisporre un concreto programma di rientro del deficit, attuabile con la
predisposizione di un piano triennale concordato tra Stato e Regione”.
A
testimoniare la gravità della situazione
economica siciliana la stessa Corte
ribadì la necessità
che i conti pubblici venissero definitivamente sottoposti ai
controlli del governo centrale.
L’allarme lanciato
dalla Corte dei Conti nella relazione
sulle partecipate locali, accende un faro sullo stato delle partecipate non
solo nell’isola, ma anche
nelle sei regioni del centro-sud chiamate in causa.
L’intera relazione e
le voci dettagliate sui costi e i ricavi censiti regione per regione, è stata elaborata con
l’ausilio della banca
dati Siquel in cui sono state controllate 7.648 partecipate locali di cui quasi 2 mila totalmente pubbliche, ma
con uno o più enti partecipanti.
Le società partecipate si dividono
in due grandi categorie, quelle che svolgono servizi pubblici, dalla fornitura
di acqua alla sanità
e sono il 35,72% del totale, pur
rappresentando il 71,35% della produzione. e quelle che svolgono attività
definite “strumentali”
e rappresentano il 64,28% del totale,
dall’agricoltura alle attività finanziarie e assicurative, fino alla voce “Altre
attività di servizi”, che da sola rappresenta quasi il 20% degli organismi
esaminati. (Tab
1)
Negli organismi a
totale partecipazione pubblica sono stati rilevati valori medi più elevati di incidenza
del costo del personale sul costo della produzione, 28,28%, a fronte del dato
complessivo medio del 21,83%", sottolineano i magistrati contabili. Nella
relazione si evidenzia poi che quelle
attive sono 6.402 mentre le altre sono cessate o in liquidazione.
I piani di
razionalizzazione delle partecipate, previsti dalla legge di Stabilità,
sono stati presentati da oltre la metà degli
enti" di Lombardia, Umbria, Toscana, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Emilia
Romagna, Abruzzo e Veneto, mentre percentuali più basse si riscontrano nelle altre regioni.
Nelle oltre 4mila
partecipate locali analizzate dalla Corte dei Conti emerge che gli organismi
operanti nell’ambito
dei servizi pubblici locali sono numericamente limitati (il 35,72% del totale),
pur rappresentando una parte importante del valore della produzione (il 71,35%
dell’importo
complessivo). Il maggior numero (64,28%) rientra nelle diversificate attività definite "strumentali". In
questo contesto emerge la netta prevalenza degli affidamenti in house, mentre
le gare con impresa terza risultano essere soltanto 90, su un totale di 26.324
rapporti tra enti e organismi, e gli affidamenti a società mista,
con gara a doppio oggetto, 366.
Il 17,55% dei Comuni (1.414 su 8.057) non
risulta in possesso di partecipazioni in società/organismi.
Sempre dalla
radiografia effettuata dai magistrati contabili solo il 17,55% dei comuni non
ha una partecipazione in società partecipate dagli enti locali e sono
concentrate soprattutto nel Nord Ovest (33,62%) e nel Nord Est (30%). Meno
presenti al Centro (10,48%) e al Sud (4,92%).
Alcune partecipazioni
sono presenti anche fuori della propria regione. Il Veneto, ad esempio,
presenta il maggior numero di partecipazioni in 12 diverse regioni, ma anche l’Emilia-Romagna,
il Piemonte, la Lombardia, la Toscana e il Lazio hanno un profilo analogo. Nel
Sud il fenomeno è più circoscritto e solo Abruzzo e Campania hanno più di una
partecipazione al di fuori del proprio
territorio regionale.
Il mondo delle
partecipate gode inoltre di alcune agevolazioni per cui gli enti locali erogano denaro pubblico alle
partecipate sia per l’affidamento dei servizi, ma anche per
la copertura delle perdite e le ricapitalizzazioni. Anche se le somme impegnate
spesso sono ben superiori di quelle poi effettivamente erogate. Per la
copertura delle perdite, la spesa totale è di oltre 26 milioni di euro.
Continuano
a passare le settimane e nulla è cambiato.
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