I volti invisibili di Francesco Francaviglia alla Rocca Sforzesca

Cultura | 16 giugno 2016
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E' partito dalla Sicilia qualche anno fa per approfondire gli studi e trovare nuove opportunità e in pochi anni è diventato uno dei giovani fotografi ritrattisti più affermati e apprezzati nel panorama nazionale. Francesco Francaviglia, classe '82 è cresciuto a San Giuseppe Jato.

A Palermo ha studiato violoncello con Giovanni Sollima e regia alla scuola Téates diretta da Michele Perriera. Nel 2006, violoncellista per disciplina di studi e fotografo per urgenza d’istinto, dà vita al suo primo lavoro fotografico dal titolo “Terra Aria” dove la produzione del vino nelle campagne a sud di Palermo diventa un pretesto per raccontare una società in rapida trasformazione. Nel 2009 vince una borsa di studio per la fotografia ad un concorso promosso dalla Provincia di Firenze dove si trasferisce per frequentare la Scuola Internazionale di Fotografia Apab coadiuvata dalla Fondazione Fratelli Alinari.

Tra il 2013 e il 2014, a Palermo, dà vita al lavoro “Le donne del digiuno”. Contemporaneamente, su invito della fotografa Letizia Battaglia, ritrae donne scrittrici, magistrati, sorelle o madri di vittime della mafia che hanno fatto della loro forza uno strumento di lotta e di denuncia. Attualmente sta lavorando ad un nuovo progetto sui poeti italiani e sta realizzando i ritratti di quei magistrati, da Gian Carlo Caselli a Pietro Grasso, che si sono occupati dei grandi processi contro la mafia negli ultimi decenni. Dal luglio a settembre 2015 espone al pubblico il suo nuovo lavoro “Mediterranean Darkness – ritratti dalle stragi”, in esclusiva per il Museo d’arte contemporanea Macro di Roma e pubblica il suo secondo libro fotografico in edizione limitata e numerata (Mediterranean Darkness – ritratti dalle stragi ed. BAM a cura di Franca Imbergamo, con testi di Luisa Morgantini già vice presidente del Parlamento europeo, Salvo Palazzolo giornalista de La Repubblica, Lirio Abbate giornalista de L'Espresso, Fulvio Vassallo Paleologo avvocato Clinica Legale per i Diritti Umani Università di Palermo, Augusto Pieroni storico e critico d’arte contemporanea e del fotografo Mustafa Sabbagh).

Dal 2014 cura le campagne pubblicitarie a sfondo sociale di Unicoop e insegna fotografia presso lo IED, Istituto Europeo di Design di Firenze. Sta realizzando i ritratti di quei magistrati, da Gian Carlo Caselli a Pietro Grasso, che si sono occupati dei grandi processi contro la mafia negli ultimi decenni e un lavoro di ritratti dal conflitto fra Israele e Palestina.

Oggi il suo quartier generale è a Firenze, ma il cuore batte ancora in Sicilia, dove nei prossimi mesi ha intenzione di ritornare con un grande progetto, un evento che possa coinvolgere tutta l'isola. Intanto in questi giorni verrà inaugurata una video istallazione molto particolare presso la Rocca Sforzesca di Imola dal titolo “Volti invisibili” che sarà visitabile gratuitamente dal 18 Giugno – 31 Luglio 2016 e che vedrà protagoniste nel giorno dell'apertura al pubblico Hawo Hilowe Mahamud, rifugiata somala; Hagush Fitiwi, rifugiata eritrea; Franca Imbergamo, Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Un momento di cultura e confronto che nei giorni in cui si celebra la Giornata mondiale del Rifugiato, indetta dalle Nazioni Unite e celebrata per la prima volta il 20 giugno 2001, lancia un messaggio ancora più forte. Il progetto Volti Invisibili rappresenta una riflessione sulle donne migranti, richiedenti asilo, rifugiate e sulle tematiche che animano in maniera pressante le cronache dei nostri giorni. Fra le donne ritratte molte fanno parte di Trama di Terre, un'associazione che si propone di garantire percorsi di accoglienza che, in un’ottica di genere, contribuiscano al rafforzamento dell’autonomia e dell'autodeterminazione delle donne. Per l’Associazione promuovere questa mostra è anche un modo per restituire volti e storie a queste donne che abitano la città e che, come le altre, chiedono di essere riconosciute, accolte, rispettate.

Sono consapevole della forza che ha la fotografia nel denunciare un messaggio. Il mio lavoro – dice Francaviglia - vuole essere un modo per dare voce a chi non ne ha, per risollevare l’attenzione sui diritti sanciti dalla Costituzione della Repubblica italiana, e in questo caso, dalla Convenzione di Istanbul, in cui il Consiglio d’Europa si sofferma sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. La fotografia conserva l’immediatezza necessaria per raggiungere un ampio pubblico ed io vivo questa opportunità come responsabilità e senso del dovere nei confronti del contesto sociale in cui vivo”.

 di Francesca Scaglione

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