I ritardi della Sicilia, non tutte le colpe sono romane

Economia | 4 marzo 2020
Condividi su WhatsApp Twitter

Lo Stato italiano ha moltissime colpe nei confronti della Sicilia e di tutto il Mezzogiorno. Responsabilità storiche relative al modello dualistico imposto all'economia nazionale; mancanze ed errori più recenti che, nel pieno della recente lunga crisi, hanno ulteriormente divaricato le due aree del Paese, debilitando ancor di più la già debole struttura produttiva meridionale. Solo da qualche settimana si cominciano finalmente a proporre alcuni programmi per risalire la china,  a partire dal nuovo piano per il Sud anche se lo sforzo del ministri Provenzano rischia anch'esso- ahinoi- di rimanere vittima degli effetti negativi del Coronavirus.

 Tuttavia è sbagliato tentare di scaricare su Roma tutti i guai della Sicilia come fa la nota pubblicata oggi dall'Eurispes Eurispes. Tra l'altro si tratta di dati in parte vecchi e che in ogni caso si prestano a diverse e contraddittorie interpretazioni. La mia modesta opinione è che si tratta del solito minestrone che mette insieme tanti luoghi comuni all'insegna di una stanca rimasticatura di vecchie tesi che avevano una loro nobile funzione quando il vecchio La Loggia,nella seconda parte degli anni 40 del secolo scorso formulò, la teoria riparazionistica. La prima parte del rapporto riguarda l'attuazione degli articoli 36 e 37 dello statuto siciliano ed è ormai considerata del tutto superata dall'evoluzione del rapporto Stato-Regione. Si riapre, senza citarla, la questione della rinuncia ai giudizi presso la Corte Costituzionale intentati da diversi governi regionali contro lo Stato per rivendicazioni di natura fiscale. É la polemica contro l'accordo concluso a suo tempo  da Crocetta che rinunciò a perseguire la via giudiziale e ebbe un poco di soldi dal governo nazionale di allora. Nei confronti di quell'intesa, ritenuta al ribasso, si scatenò una dura polemica, anche da qualche settore del centro sinistra. Ora l'assessore regionale all'economia, Gaetano Armao, sta tentando  di ricontrattarla promettendo ai siciliani che lo stato centrale sarà costretto a mollare una barca di soldi. Per dirne una, la legge sulle zone franche montane approvata dall'Ars prevede che le risorse derivino dal nuovo accordo con Roma. Giunge notizia  che nel disegno di legge sulla Finanziaria una parte delle risorse per i forestali siano stati messi a carico dell'intesa con lo Stato. Della serie "campa cavallo"! 

Sull'iva esiste un'antica e legittima rivendicazione siciliana, che ha sempre fatto parte della trattativa con il governo centrale. I numeri sul pubblico impiego falsificano la realtà: il problema non è relativo alle funzioni esercitate ma al fatto, piu volte provato anche da nostre inchieste su dati della Corte dei Conti, che l'elefantiasi dell'amministrazione regionale, sommata alle vaste aree di inefficienza, è tra le cause principali dell'arretratezza dell'isola. I prepensionamenti intervenuti nell'ultimo periodo apriranno nuovi spazi di efficienza se saranno occasione per una profonda riforma della struttura e per l' inserimento- attraverso criteri di selezione certificati ed impermeabili al clientelismo- di giovani di qualità provenienti dalle scuole ed università dell'isola. Questi sono i problemi reali. Il resto è fuffa del peggior sicilianismo, tradizionale alibi del ceto politico isolano. Cosa c'è di meglio che prendersela con la cattiveria dell'infida Roma per nascondere decenni di malgoverno? 

Spiace che un' istituzione seria come Eurispes si sia prestata in un momento cosi difficile per la vita di tutto il Paese, offrendo la propria attendibilità  ad un'operazione discutibile. 


 di Franco Garufi

Ultimi articoli

« Articoli precedenti