I poveri ignorati dal governo Crocetta e dall'Ars

Economia | 7 dicembre 2016
Condividi su WhatsApp Twitter

Irrompe bruscamente, nel dibattito post-referendum, la cruda realtà del Paese registrata dall’Istat. Una famiglia su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale, in Sicilia una su quattro. Per quel largo schieramento di forze sociali e culturali che hanno raccolto le firme per il ddl regionale di iniziativa popolare contro la povertà, questa drammatica situazione non è nuova e, non è escluso, abbia avuto un forte peso sul prevalere del no nell'esito referendario. L’articolato del ddl di legge, da oltre un anno depositato all’Ars, prevede le forme di intervento di sostegno con una carta servizi alle famiglie bisognose e la presa in carico per un percorso di inclusione nel mondo del lavoro per far recuperare dignità sociale a tutti coloro che sono in condizione di lavorare.

Se c’è un’emergenza sociale, come documentano da tempo l’Istat, la Svimez e gli osservatori sociali, il prossimo governo nazionale di scopo oltre la legge elettorale dovrà, secondo noi, affrontare anche l’emergenza povertà non solo come misura tampone, ma con un’organica politica di crescita. La gente non capisce perché è possibile trovare miliardi di euro per salvare banche affondate da gestioni discutibili sul piano etico e finanziario, e non trovarli per fronteggiare le condizioni di disagio di un quarto delle famiglie italiane e di quelle siciliane tra le quali oltre duecentocinquantamila sono in povertà assoluta come documentato dalla Svimez.

A questo punto l’Ars e il Governo regionale non avranno più alibi per non affrontare la questione e aprire la discussione parlamentare sulle proposte di contrasto alla povertà tra le quali c’è il ddl di iniziativa popolare. Il Governo regionale non è minacciato da ipotesi di rimpasto, né l’Ars ha ostacoli per riavviare subito i suoi lavori. Si proceda rapidamente e positivamente!

Il “Comitato No Povertà” sarà disponibile ad ogni confronto con tutti i gruppi parlamentari e a dare il proprio contributo di conoscenza.

I numeri del disastro

 Più della metà dei siciliani è a rischio povertà o esclusione sociale. Esattamente il 55,4% dei residenti sull’Isola rischia l’indigenza: si tratta del dato peggiore tra tutte le regioni e che rappresenta il doppio della media nazionale (28,7%). Lo rileva un rapporto dell’Istat in riferimento al 2015. Inoltre, mentre il dato italiano è sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%) quello siciliano è peggiorato esattamente di un punto percentuale (nel 2014 era 54,4%). Se la Sicilia è la peggiore non sta bene neanche tutto il Mezzogiorno. Si stima che al Sud sia in questa condizione il 46,4% dei residenti (in peggioramento rispetto al 2014), contro il 24% del Centro e il 17,4% del Nord. I livelli sono superiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno: oltre ai valori siciliani spiccano quelli di Puglia (47,8%) e Campania (46,1%). Viceversa, i valori più contenuti si riscontrano nella provincia autonoma di Bolzano (13,7%), in Friuli-Venezia Giulia (14,5%) ed Emilia-Romagna (15,4%). La Sicilia risulta in fondo a tutti i dati di questo rapporto: qui si registrano livelli di grave deprivazione materiale più che doppi rispetto alla media italiana, così come in Puglia: più di un quarto degli individui si trova in questa condizione. La Sicilia (28,3%) è anche la regione con la massima diffusione di bassa intensità lavorativa, seguita da Campania (19,4%) e Sardegna (19,1%). Infine, la stima del valore del reddito comprensivo dell’affitto figurativo è più elevata tra le famiglie residenti nella provincia autonoma di Bolzano, in Lombardia ed Emilia-Romagna e più contenuta in Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia. La metà delle famiglie residenti in Italia percepisce un reddito netto non superiore a 24.190 euro l'anno (circa 2.016 euro al mese), sostanzialmente stabile rispetto al 2013; nel Mezzogiorno scende a 20.000 euro (circa 1.667 euro mensili). In totale, nel 2015 in Italia l'Istat stima in 17 milioni 469 mila le persone a rischio povertà o esclusione sociale. Numeri che, scrive l'Istat, vedono gli obiettivi prefissati dalla Strategia Europea 2020 «ancora lontani». Entro il 2020, infatti, l'Italia dovrebbe ridurre gli individui a rischio sotto la soglia dei 12 milioni 882 mila. Oggi la popolazione esposta è invece «superiore di 4 milioni 587 mila unità rispetto al target previsto». Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.

 di Vito Lo Monaco

Ultimi articoli

« Articoli precedenti