I nuovi schiavi nei campi, un bracciante su 5 è in nero

Economia | 25 ottobre 2018
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Alcune considerazioni in occasione del Congresso della Flai-Cgil.

 Dal dibattito politico regionale e nazionale, purtroppo, non emerge un’adeguata attenzione al peso dell’agroalimentare italiano e alla complessità dei problemi che solleva il modello di sviluppo eco-compatibile, lavoro nero, nuove e vecchie forme di sfruttamento con la reintroduzione diffusa del caporalato dei lavoratori italiani e stranieri, immigrati comunitari ed extracomunitari.

Dalle statistiche si evince che l’incidenza degli occupati in agricoltura, pari al 3,8%, è composta in Italia in media per il 15,8% da stranieri con la più alta percentuale nelle regioni centrali (27,8%). Il tasso di irregolarità in agricoltura è in media pari al 17,16% (dato del 2014), nei servizi 17,3%; nelle costruzioni 15,9%; nelle attività estrattive e manifatturiere del 10,3%.

Dal 1 settembre 2015 è stata attuata la Rete del lavoro agricolo di qualità per favorire imprese e organizzazioni dei lavoratori a realizzare azioni di prevenzione e di valorizzazione della produzione e del lavoro contro lo sfruttamento del lavoro nero. In Sicilia ancora non è stata possibile crearla. Dall’ottobre 2016 è stata approvata all’unanimità dal Parlamento la legge 199 per il “contrasto al caporalato, il lavoro nero, lo sfruttamento in agricoltura”. La legge prevede una cabina di regia che ancora non è stata istituita né a livello nazionale né a livello regionale. La cabina di regia è stata pensata per: l’attività di monitoraggio dell’andamento del mercato del lavoro; promuovere iniziative in materia di politiche attive del lavoro, contrasto al lavoro sommerso e all’evasione contributiva; analisi dei flussi stagionali e assistenziali ai lavoratori stranieri immigrati.

Alla Rete, tra l’altro, possono aderire le istituzioni locali, i centri per l’impiego, gli enti bilateri tra datori di lavoro e organizzazioni dei lavoratori, le agenzie per il lavoro, i soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, gli sportelli unici per l’immigrazione.

Costruire la Rete del lavoro agricolo di qualità con queste caratteristiche e attuare rapidamente la Cabina di Regia prevista dalla 199 darebbe un impulso alla prevenzione dell’illegalità nelle campagne che come dimostrano gli ultimi arresti di Vittoria di caporali e datori di lavoro, si rende necessaria per mobilitare la stragrande maggioranza delle imprese e dei lavoratori, entrambi penalizzati dall’illegalità che turba il mercato e penalizza gli onesti.

La tematica del lavoro agricolo sommerso riguarda in modo rilevante anche la questione dello sfruttamento delle donne e degli immigrati. Questi ultimi hanno superato le 400.000 unità (Oltre il 47% nelle regioni del Nord, 20% nell’Italia centrale, in Sicilia solo 47.000, poco più del 10%). Dietro il caporalato e il lavoro sommerso e la questione dei mercati si mascherano i gruppi mafiosi e le multinazionali della Grande Distribuzione che regolano sul mercato interno i primi e sul mercato globale i secondi, il destino dell’intera produzione agroalimentare.

Che fare? Chiedere ai Governi, regionale e nazionale, di applicare la legge 199, di attuare la Cabina di regia, di sostenere concretamente la Rete. È in discussione la libertà del lavoro, dell’impresa e del mercato. È in gioco la dignità del lavoratore e dell’imprenditore agricolo onesto. È in pericolo la conquista dei diritti sociali e civili e la stessa democrazia assalita dalla paura, dalla disuguaglianza, dalla povertà che alimentano i vari populismi e la semina dell’odio che, come ci ricorda Papa Francesco, hanno già generato i fascismi del secolo scorso.

In Italia l’agricoltura vale il 4% del Pil nazionale, in Sicilia oltre l’8%, con un valore aggiunto sul totale dell’agricoltura italiana pari al 10%, oltre 4 miliardi di euro.

Ecco perché ci siamo, come Centro Studi Pio La Torre, non solo per trasmettere la lezione di Pio, ma per interpretarla nel XXI secolo sempre per la difesa dei deboli, degli onesti, per un modello di sviluppo ecocompatibile che tuteli la giustizia sociale e i diritti civili e sociali del lavoro e dell’impresa.

Sosterremo l’azione unitaria dei sindacati, delle organizzazioni professionali e datoriali, perché dalla Sicilia parta una grande mobilitazione democratica che sia di esempio a tutto il Paese.

 di Vito Lo Monaco

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