I matrimoni combinati all'ombra del Pd renziano
Politica | 3 marzo 2015
"O Franza o Spagna purché se magna". Questa risalente espressione simboleggia, in modo perfetto, le tradizionali modalità comportamentali delle classi politiche e dirigenti del Mezzogiorno, dominate dal trasformismo e alle quali manca un' etica del bene comune e una benché minima visione di lungo periodo dello sviluppo. Due avvenimenti degli ultimi giorni confermano empiricamente tutto ciò. Da un lato, all' Ars si sta realizzando un trasloco di massa di deputati di altri schieramenti nel gruppo del Pd.
DALL' ALTRO, nell' intera regione, una folla di amministratori locali e personalità di spicco, prima appartenenti al centrodestra, preme per saltare sul carro di Renzi. Di tutto ciò è emblematico il parterre della cosiddetta "Leopolda siciliana" che ha visto in prima fila personaggi che non hanno nulla in comune con le ragioni fondatrici del Pd. Questa transumanza di per sé potrebbe avere un significato positivo, se fosse accompagnata da una reale volontà di partecipazione ai programmi del partito di destinazione e comunque da un' interiore acquisizione della consapevolezza di avere sbagliato progetto politico e della necessità di mutare orientamento.
Ma è evidente che le motivazioni individuali sono difficilmente accertabili oggettivamente, a meno che non si sia il Diabolik dei fumetti delle sorelle Giussani che disponeva di un siero della verità da somministrare ai propri prigionieri.
Tuttavia, sorge il forte sospetto che questo improvviso innamoramento per il partito di Renzi non sia genuino e determinato da nobili motivazioni se si considera che è scoppiato in modo simultaneo alla liquefazione di tutto il centrodestra, com' è confermato dai sondaggi che vedono il presidente del Consiglio viaggiare a vele spiegate. Un tempo, era del tutto impossibile bussare alla porta di un partito e ottenerne istantaneamente la tessera alla stregua dell' acquisto di un caffè al bar. L' aspirante era sottoposto ad un periodo di osservazione e di militanza attiva, talvolta sotto la guida di un vero e proprio tutor che verificava se il suo comportamento fosse o meno in linea con le direttive del partito. E solo al termine di questa sorta di apprendistato si conseguiva il diritto ad ottenere l' agognata tessera che, sovente, era consegnata al nuovo adepto rispettando un cerimoniale alquanto solenne e che, comunque, aveva un altissimo valore simbolico in quanto significava in sostanza contrarre un matrimonio. Certo, oggi i tempi sono cambiati. L' avvento dei sistemi elettorali maggioritari e la fine delle dogmatiche ideologie del Novecento hanno reso più fluido l' elettorato e le coalizioni politiche, non solo in Italia.
Permangono, però, in tutte le democrazie moderne, alcuni requisiti identitari minimi il cui possesso condiziona il voto e l' appartenenza politica. Negli Stati Uniti d' America il partito democratico giammai accetterebbe di accogliere al suo interno un ultraconservatore o un aperto avversario dei sindacati o dei movimenti per i diritti civili: e cioè in possesso di una storia antitetica alla tradizionale linea liberal del partito. Mutatis mutandis, sta accadendo qualcosa del genere in Sicilia? Gli organismi dirigenti del pd siciliano si sono posti il problema che l' apertura delle porte dell' associazione presuppone, da parte di chi bussa, un vissuto individuale coerente con i valori fondanti del medesimo partito? E quindi sicuramente il rispetto della legalità, il rifiuto delle pratiche clientelari, la meritocrazia. Oppure sarà data accoglienza in funzione di esigenze più rozze, come quella di accaparrare alcuni portatori di pacchetti di voti, indipendentemente dal modo coi cui il relativo consenso sia stato ottenuto? E' peraltro evidente che eventuali ingressi determinati da mere logiche di potere corrono il rischio di introdurre elementi distorsivi nella vita del partito e di legittimare dinamiche interne basate sulla negoziazione tra gruppi di interesse al solo scopo di consolidare posizioni di primazia, prescindendo dal perseguimento dell' interesse generale. In parole più semplici, sarebbe opportuno accertare che per ogni nuovo aderente Piersanti Mattarella e Pio La Torre costituissero dei veri modelli di riferimento nella vita di ogni giorno e non solo dei nomi da spendere retoricamente nelle occasioni ufficiali.
D' altra parte, come dice Javier Marias, «la gente si sposa solo quando non ha altro rimedio, per panico o perché è disperata o per non perdere chi non sopporterebbe di perdere». Se i nuovi matrimoni del pd siciliano fossero determinati da ragioni simili, ci sarebbe molto di cui preoccuparsi.(La Repubblica)
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