I giovani in campo per i diritti e il rispetto della persona

Junior | 20 marzo 2021
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Ecco le riflessioni degli studenti del Liceo LSA Pacinotti di Fondi sulla videoconferenza promossa dal centro studi Pio La Torre su   “Violenza di genere e femminicidio tra narrazioni mediatiche e sentenze giudiziarie”.  Insegnanti Doriana D'Ettore  e Pasqualina Corpolongo.  



Grazie alla conferenza sul femminicidio dell’organizzazione Pio La Torre, abbiamo potuto analizzare questo triste fenomeno che continua ad esistere nonostante qualche lieve cambiamento: infatti ad oggi possiamo trovare varie iniziative contro di esso, dalle associazioni alle diverse pubblicità fino alle proteste sui social. Tuttavia sono gli stereotipi sulle donne a rimanere gli stessi: “devono” scegliere tra famiglia e carriera, occuparsi della casa e dei figli, vestirsi in un certo modo, per non parlare del fatto che il loro stipendio è mediamente ridotto rispetto a quello di un uomo e, soprattutto, esse vengono generalmente prese come “simbolo” del desiderio e della passione.

Ma perchè avviene questo tipo di reato? Cosa passa per la mente di un uomo prima di commettere una cosa simile? Tutto parte dall’idea di “possedere” la vittima, considerandola come una proprietà, o meglio, un oggetto da usare a proprio piacimento; successivamente entra in gioco la gelosia, il movente più comune in questo contesto, integrando anche la cosiddetta paura dell’abbandono da parte della partner o addirittura il tradimento. Questi sono tutti concetti assolutamente sbagliati che credo potrebbero essere eliminati o perlomeno ridotti attraverso una giusta istruzione per le generazioni future; personalmente ritengo che principi del genere siano importanti quanto qualsiasi materia scolastica esistente visto che potrebbero essere utili per la formazione della singola persona.

Oltre a questo, l’uomo utilizza anche la scusa di voler “proteggere” la donna con possibli divieti o violenze psicologiche, ma ella non ne ha bisogno, come ha ricordato Rita Barbera nella conferenza, anzi ne farebbe volentieri a meno: purtroppo spesso deve stare attenta per colpa di certi soggetti, basta pensare al classico esempio dell’aggressione in una strada deserta di notte o all’autista che si ferma per “fischiare” ed osservare una ragazza innocente che cammina lungo il marciapiede. 

Alice Marangon IIIB



Il femminicidio, argomento principale trattato durante l’ultima conferenza tenuta l’8 marzo, indica qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome dell’ideologia di provenienza patriarcale. Lo scopo di questa violenza è subordinare o annientare la vittima in questione fino alla schiavitù o alla morte.

Come detto in precedenza, l’8 marzo è la giornata internazionale della donna apposita per ricordare ciò che le accade all’interno di tutto il mondo e per raggiungere il rispetto dei diritti delle donne.

Durante la conferenza «Violenza di genere e femminicidio tra narrazioni mediatiche e sentenze giudiziarie», Pina LALLI, sociologa presso l’Università di Bologna, sostiene la seguente affermazione: “L’amore non uccide”, poiché nella maggior parte delle volte gli incolpati sostengono di aver agito per “amore”. Questa frase, invece, è la dimostrazione che l’amore non può essere considerata una sorta di “scusa” per il peccato commesso. Come visto nella conferenza, dopo aver effettuato ben 408 indagini, nel 96% dei casi l’omicida è di sesso maschile, mentre solo il 4% è di sesso femminile. Inoltre, si è dedotto che i 2/3 dei casi sono di prossimità familiare, anche se si tende a pensare che un estraneo sia più “rischioso” rispetto ad un familiare. Il luogo in cui avviene l’omicidio femminile è appunto il solito ambiente domestico, infatti per 2/3 l’uccisione avviene a casa.

Il femminicidio, come ogni cosa, può essere sfaccettato in varie forme come per esempio, un’uccisione per insopportabilità, oppure uccisioni per gelosia, controllo o tanto meno per vendetta, che sono le uccisioni più crudeli.

Sulla base di questo, Alessandra DINO, sociologa all’Università di Palermo, ha partecipato alla ricerca della rappresentazione sociale del femminicidio e ha analizzato 370 sentenze che riguardano tutti i casi di femminicidio per capire i pregiudizi che portano alla violenza. Si deduce che molte volte i fattori scatenanti sono banali ma giustificati dall’incolpato sotto forma di colpe d’amore, facendo riferimento alla frase presa in considerazione precedentemente. Il seguito, si è discusso nello specifico delle persone che effettuano un femminicidio e si è dedotto che le condanne sono maggiori quando riguardano uno individuo straniero; questo non rispetta l’articolo 3 della Costituzione italiana che dichiara la parità di dignità sociale senza distinzione di sesso, etnie e di religione davanti alla legge.

La giornalista di RAI Sicilia, Lidia TILOTTA ha basato la sua attenzione sulla diffusione delle notizie riguardanti il femminicidio che si espandono maggiormente grazie a mezzi televisivi e giornali nazionali ma anche grazie ai social media e alle notizie riportate da persone molto conosciute con lo scopo di solidarizzare le persone. Allo stesso tempo, quest’ondata di notizie può non essere del tutto vera a causa delle fake news che creano disordini sociali.

Le vittime spesso hanno paura di parlare per questo restano in silenzio sopportando continui abusi, quando potrebbero chiedere aiuto ed essere salvate. Forse sulla base di questo, la donna è vista come il sesso debole, incapace di ragionare e addetta solo alle faccende di tipo domestico.

In conclusione, da questa conferenza, si può dedurre che non è semplice essere una donna quando perfino la giustizia molte volte non viene applicata e non effettua le dovute sanzioni. La donna è per molti oggetto di ammirazione, ma anche oggetto destinato allo stravizio, che ha come conseguenza l’argomento del femminicidio molto trattato non solo l’8 marzo bensì tutti i giorni.


Di Veglia Lismary

Toma Cosmina Narcisa

III B LSA





L’argomento principale di cui si è discusso nella V conferenza del progetto educativo “Pio la Torre” svolta il 08/03/2021, è stato il femminicidio.

Il femminicidio è un fenomeno sempre più diffuso al giorno d’oggi, che consiste nella violenza ingiustificata nei confronti di una donna.

Nella conferenza abbiamo ascoltato le parole di:

  • Alessandra Dino, sociologa Università di Palermo

  • Pina Lalli, sociologa Università di Bologna

  • Lidia Tilotta, giornalista RAI Sicilia Modera

  • Rita Barbera, vicepresidente Centro Studi Pio la Torre

La prima a parlare è stata Pina Lalli che si è soffermata sul fatto che spesso gli omicidi si verificano per colpa del compagno della ragazza, il quale violenta quest’ultima in una delle due abitazioni.

Nei dati raccolti tra il 2015 e il 2017, è stato rilevato circa il 96% di omicidi da parte di un uomo (393) e il restante 4% di omicidi da parte di una donna (15).

Dopo il discorso di Pina Lalli, la parola passa ad Alessandra Dino (sociologa Università di Palermo), la quale va a prendere in considerazione la parte giuridica riguardante il femminicidio, cioè le pene inflitte alle persone colpevoli di questi atti.

Un’osservazione di questa sociologa che ci ha colpito molto è stata la seguente: “Sogno un mondo in cui gli uomini non usano la violenza sulle donne e le donne non perdonano gli uomini che usano la violenza su di loro”.

Questa frase ci ha colpito perché mostra i sentimenti primari di entrambi i generi, con la donna che tende anche a perdonare, mentre l’uomo a volte utilizza la violenza in un modo troppo gratuito.

Infine dopo le parole di Alessandra Dino, abbiamo ascoltato Lidia Tilotta, la quale va a prendere in considerazione il modo in cui questi omicidi vengono annunciati.

La televisione ha il 68,8% di comunicazione, internet ha il 41,8%, la radio ha il 24,6% e infine i quotidiani hanno il 17%.

Queste di Lidia Tilotta sono state le ultime parole di questa V conferenza del progetto educativo “Pio la Torre”, che ci ha sicuramente dato più informazioni di quante già ne avessimo di un fenomeno ancora troppo diffuso che purtroppo secondo noi è molto difficile da fermare dato che coinvolge soprattutto il singolo.

Siamo molto entusiasti di poter esprimere le nostre opinioni su questo tipo di situazioni di cui spesso si tende a non parlare, ma forse un punto d’inizio alla lotta contro questo reato può essere proprio parlarne di più, appunto riteniamo questo progetto molto importante di cui siamo grati di partecipare.


LUCA STRAVATO 

E FRANCESCO MARIA ANSELMO

III B



Lunedì 8 Marzo 2021 dalle ore 9.00 alle ore 11.30 presso la sede del Centro Studi Pio La Torre a Palermo si è tenuta la conferenza del Progetto Educativo Antimafia. La conferenza ha trattato sotto vari punti di vista l’argomento del femminicidio. Nella parte iniziale è stato sottolineato come nel codice penale dell’Italia non sia presente il termine femminicidio. L’omicidio di una donna viene infatti valutato come un normale delitto senza badare alle tante differenze che presenta. La prima a prendere la parola è stata Rita Barbera che ha letto uno scritto elaborato da alcuni detenuti. In seguito sono intervenute Alessandra Dino, sociologa Università di Palermo, Pina Lalli, sociologa Università di Bologna e Lidia Tilotta giornalista RAI Sicilia. Pina Lalli ha presentato una ricerca nella quale ha evidenziato che la maggior parte degli omicidi di donne viene compiuto all’interno di contesti di prossimità familiare e sono causati da parenti o partner. Inoltre analizzando le informazioni ricavate si nota come spesso oltre alla donna vengano uccisi anche i suoi figli o altri presenti all’accaduto, mentre in altre situazioni colui che ha compiuto l’omicidio, preso dai sensi di colpa, si toglie la vita. Il luogo dove più volte si verificano queste tragedie sono proprio le mura domestiche e ciò interessa donne di qualsiasi paese ed età. La causa principale è spesso la gelosia del partner. Si è notato anche che abbiano maggiore risonanza mediatica quegli omicidi in cui il carnefice è un amante occasionale o facente parte di una relazione extraconiugale. In seguito viene data la parola alla sociologa Alessandra Dino che ha messo in risalto come in alcune situazioni la donna non realizzi quanto accaduto ad esempio nella violenza sessuale la quale all’interno del matrimonio viene interpretata come dovere coniugale. Si parla anche di come la violenza di genere appartenga a tutti i ceti sociali anche laddove non ci sono problemi di scolarizzazione e spesso nasce per futili motivi. Inoltre, solo nel 34% dei casi si conosce l’età della vittima o comunque aspetti personali di essa. Gli stranieri che commettono questo reato spesso e volentieri sono puniti molto più duramente degli italiani (a parità di colpa) e la gelosia viene considerata un’attenuante del reato commesso, sia per gli stranieri che per gli italiani. In conclusione abbiamo sentito l’esposizione della giornalista Lidia Tilotta che ci ha riportato alcuni dati riguardanti l’informazione sul femminicidio. Da questi si può notare che gli italiani vengono a conoscenza dei reati grazie alla televisione ed al web che diventa sempre più importante come fonte di informazione. In aggiunta la giornalista ci ha spiegato quanto sia importante riportare correttamente i fatti per non creare disinformazione. A nostro avviso il femminicidio è, purtroppo, un fenomeno molto diffuso ed ignorandolo si rischia di aumentare ancora di più la sua espansione. Per prevenire che ciò accada è molto importante che le donne aggredite denuncino il loro aggressore e che la legge faccia il suo dovere senza badare a differenze di etnia, religione, ceto sociale o paese di origine.

PEPPE Mario – DE CARO Federico Classe 3^ b - LSA


Letteralmente femminicidio è qualsiasi forma di violenza fisica e psicologica esercitata sistematicamente sulle donne o sulle ragazze, che può portare a conseguenze più gravi della semplice cicatrice.

Da sempre la donna è stata considerata inferiore all'uomo ed è sempre stata trattata come una "serva".

Prendiamo, per esempio, in considerazione la figura femminile nel Medioevo...

Le donne, tralasciando il ceto sociale al quale appartenevano, avevano un solo compito, ovvero quello di prendersi cura della loro famiglia o di quella presso cui prestavano servizio.

Andando avanti con gli anni e arrivando nel periodo cavalleresco, la donna iniziò ad essere considerata una figura angelica, quasi divina e infatti è proprio in questo periodo che si affermano poeti e scrittori come Dante Alighieri... che prendono in considerazione proprio la figura femminile e la portano al centro delle loro opere.

Questo fenomeno si è diffuso in tutto il mondo, anche se sotto rilevanza e forme differenti in ogni paese.

Fino ad arrivare ad oggi, da uno studio del 2018, si è evinto che, ogni anno, nel mondo, vengono uccise 87.000 donne, per motivi simili; inoltre, si è anche scoperto che, i femminicidi compiuti da partner, sono in costante aumento, rispetto quelli compiuti da familiari.

Successivamente, da un secondo studio, svolto nel 2020, si è scoperto che c’è stato un incremento dei casi di femminicidio da parte di familiari e partner, causati dall’obbligo di restare chiusi in casa durante i vari lockdown imposti dalle restrizioni dovute al Covid-19.

Naturalmente, differente è il numero di morti di donne o ragazze innocenti a secondo del paese in cui ci troviamo; al primo posto nella classifica mondiale, troviamo l’Asia, con ben 20.000 casi e all’ultimo posto l’Oceania con 300 casi.

Proprio questo fenomeno è stato il protagonista della V conferenza avvenuta il giorno 08/03/2021 dal Centro Studi Pio la Torre, ideatore del progetto educativo antimafia 2020/21.

In questa giornata, hanno preso parola Alessandra Dino, sociologa Università di Palermo, Pina Lalli, sociologa Università di Bologna e Lidia Tilotta, giornalista RAI Sicilia.

La nostra attenzione si è soffermata soprattutto sull’ affermazione della sociologa Pina Lalli, che ci ha fatto capire che gli omicidi avvengono soprattutto in casa della vittima o dell’assassino e che molto spesso i responsabili di tale crimine, sono i partner della povera donna.

Inoltre, siamo rimaste scioccate dal fatto che in pericolo non vi sono solo le donne/ragazze, ma anche i bambini, che vengono privati della loro vita, soltanto per via di un’ emozione così forte come la rabbia o la gelosia che non fa ragionare a mente lucida.

La parola passa alla sociologa Alessandra Dino, che prende in considerazione soprattutto la parte legale, riguardante le pene inflitte agli uomini colpevoli di femminicidio.

Si parla molto di uguaglianza di genere e di etnie, ma l’asserzione che più ci ha fatto riflettere è la seguente: “In Italia, la pena che viene inflitta a un uomo italiano, è minore di quella imposta a uno straniero, residente nel nostro paese, soltanto perché il primo ha come attenuante la gelosia.”

Infine, abbiamo ascoltato le parole di Lidia Tilotta, la quale ha parlato dei mezzi con cui questi episodi vengono annunciati. La percentuale maggiore viene ricoperta dalla televisione e dai giornali nazionali, mentre il restante viene colmato dai social media, che, per mezzo di personaggi famosi e non solo, cerca di portare solidarietà tra le persone.

Molte donne preferiscono restare in silenzio e non denunciare per paura delle conseguenze, quando in realtà, dovrebbero soltanto muoversi con cautela e intelligenza quando si ritrovano in situazioni simili.

Le vittime di abusi o di violenze, si riconoscono immediatamente, perché tendono a restare isolate e iniziano a diventare più silenziose e a muoversi lentamente, facendo attenzione ai minimi rumori, come se volessero passare inosservate e avessero la costante paura di essere osservate.

Noi, essendo due ragazze, potremmo trovarci ad affrontare situazioni simili o ad assistervi e per questo è molto importante essere sempre aggiornati e sapere cosa fare in questi casi.

Molto spesso veniamo sottovalutate, perché essendo ragazze non abbiamo la stessa forza fisica che hanno i ragazzi, ma possiamo benissimo difenderci, grazie alla nostra forza mentale e al nostro coraggio.

Vogliamo fare un appello a tutte quelle ragazze e donne che non trovano il coraggio di denunciare o di parlare anche solo con una cara amica; state sempre allerta e appena notato un comportamento strano da parte del vostro partner, confidatevi con qualche vostra amica, che sicuramente vi appoggerà in tutto.

PEZZOLA SARA e SAMAD KINZA IMAN III B




Introduzione

Temi quali la violenza di genere e il femminicidio sono stati trattati all’interno della conferenza dell’8 Marzo, data significativa poiché giornata internazionale della donna. Infatti, proprio “la donna”, è stata la protagonista indiscussa dei dibattiti di questa conferenza.

All’interno del dibattito, abbiamo potuto ascoltare pensieri molto profondi, ad esempio quelli di: Alessandra Dino, sociologa dell’Università di Palermo; Pina Lalli, sociologa dell’Università di Bologna; Lidia Tilotta, giornalista RAI Sicilia Modera; Rita Barbera, vicepresidente Centro Studi Pio La Torre.


La donna è trattata come l’uomo?


Tra i concetti enunciati, uno di quelli che più mi ha incuriosita è stato quello espresso da Lidia Tilotta riguardante la critica sulle donne. La relatrice infatti, ha voluto mettere in evidenza, considerando la sua professione in prima persona, che spesso quando le giornaliste si espongono, vengono giudicate soprattutto per il loro aspetto, oppure insultate, e mai criticate solo da un punto di vista lavorativo. Cosa che non accade invece con gli uomini.

Questa non è altro che una delle tante dimostrazioni di una filosofia di pensiero ormai radicata nella nostra società. Basta pensare che ancora oggi, in ambito lavorativo privato, le donne vengono pagate di meno rispetto agli uomini, a parità di lavoro eseguito.


Le origini del pensiero


Ma, le origini di questo pensiero risalgono all’antichità: considerando la religione cattolica, per esempio, all’interno di essa la donna viene descritta come un essere che nasce dall’uomo e di conseguenza di minore importanza. La donna, infatti, veniva considerata come la fonte del peccato dell’uomo: anche nella Genesi, è Eva a compiere il peccato che poi segnerà il destino di Adamo e di tutta l’umanità.

Questo messaggio è stato travisato per tantissimi secoli: nel corso della storia è frequente la minoranza delle donne rispetto all’uomo e sono incombenti episodi di sterminio del genere femminile come la caccia alle streghe. Non c’era nessuna pietà nei confronti della donna, che anche se non appartenente al mondo della stregoneria, veniva incolpata e condannata al rogo, senza alcun diritto di giustizia.

Parliamo di anni molto difficili per la figura femminile e che tanto hanno influenzato i periodi successivi: dall’istituzione del Tribunale Del Sant’Uffizio nella controriforma, nonostante la cultura successiva dell’Illuminismo e la riscoperta dei valori dell’uomo e della ragione umana, la donna veniva sempre considerata importante solo se sposata con un cittadino e quindi solo se strettamente collegata ad un uomo.


Il coraggio della donna


Infatti, nonostante il periodo di grande libertà di pensiero, le donne che si esponevano “oltre i diritti concessi”, venivano giustiziate ed uccise per abuso di potere.

Tra le figure femminili più importanti nella storia, troviamo per esempio, Eleonora Pimentel Fonseca, una delle protagoniste della rivolta partenopea durante il periodo napoleonico ed essa fu una delle prime a combattere per i diritti, enunciati nella repubblica ed uguali sia per uomini che per donne.

Quando la rivolta fu soppressa, anche in questo caso, ci fu una differenza di giudizio tra la condanna di Fonseca e gli altri uomini protagonisti della rivolta: ad essi fu concessa la ghigliottina, esecuzione meno umiliante e sofferente allo stesso tempo, mentre Eleonora fu condannata all’impiccagione.


L’eccesso della gelosia


Questo avvenimento può farci ragionare su un altro aspetto: “perché non c’è stato quel senso di protezione e cura nei confronti della donna, che invece, in altri casi, essendo un’esagerazione, porta addirittura alla violenza? E perché spesso, quando si manifestano episodi di violenza sulle donne da parte di stranieri, essi vengono puniti più duramente rispetto agli italiani?”.

Credo che le risposte a queste domande siano racchiuse all’interno di un’unica parola: GELOSIA. La donna viene vista come un oggetto che l’uomo può utilizzare a suo piacere e dal momento in cui qualcuno di estraneo prova a replicare i suoi comportamenti, esso deve essere punito. Di conseguenza, possiamo osservare che la non libertà della donna corrisponde alla violenza più radicata nella mentalità umana.

riflessione


Sostengo che il percorso di emancipazione della donna, sia ancora in atto, ma ritengo inoltre che un giorno, non molto lontano, potrà dirsi finalmente compiuto.

La prima cosa da fare è sicuramente ricordare, oltre gli episodi negativi del passato in modo da non ripeterli, anche gli eventi positivi.

Il mio punto di vista è che più continuiamo a mostrare la donna come un essere che è sempre stato inferiore, più questa mentalità rimarrà radicata nel pensiero della società: dall’età infantile, a quella adolescenziale, adulta, per poi continuare ad essere trasmessa e a sopravvivere di generazione in generazione.

Detto ciò, non trovo modo più adatto nel concludere questa relazione, se non con una citazione di uno dei maggiori autori del Settecento e che già in quegli anni, nonostante i costumi e le rigidità del tempo, aveva capito l’importanza dell’essere femminile:


..che son nemici di noi che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura”

(Carlo Goldoni, la locandiera)



SOFIA POPOLLA 4^C LSA ITT A. PACINOTTI FONDI






Come rimanere insensibili ai temi così toccanti affrontati dai relatori durante la conferenza che ha messo in primo piano la violenza nei confronti delle donne, le atrocità che sono costrette a subire?

Circa il 30% delle donne, almeno una volta nella loro vita, ha subito una violenza. In campo giuridico, nel 2009, sono state approvate le prime leggi sullo stalking ma, solo nel 2019, è stato varato il Codice Rosso in difesa delle donne. La maggior parte delle violenze avviene in ambito domestico da parte di un familiare, marito, partner, figlio…

I fattori scatenanti sono spesso banali: gelosie, abbandono, lusinghe, rifiuti, scenate, richiesta di cura. Il femminicidio ha ottenuto molta visibilità online: circa il 63% dei femminicidi vengono scoperti in rete. Questi delitti attirano molta attenzione e vengono raccontati come un vero e proprio crimine.

Gli uomini che uccidono le donne volontariamente sono a volte definiti misogini, poiché non ci può essere amore dove c’è “tossicità”, violenza e ossessione.

Ogni donna ha il diritto di avere la parità, di poter scegliere cosa fare della propria vita e stare con un uomo che la rispetti. Inoltre, all’interno della coppia ci deve essere affetto, collaborazione ed empatia. Se questi elementi vengono a mancare, possono accadere litigi e incomprensioni che possono sfociare in violenze, anche a volte brutali.

Gli uomini che si macchiano di questo delitto, non possono essere definiti tali. Essi considerano le donne di loro proprietà, non accettano che la donna possa essere emancipata ed indipendente economicamente e culturalmente.

La donna non deve aver bisogno di essere protetta, deve essere libera di muoversi e di operare perché la violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani.

La donna, quando denuncia, va ascoltata. È necessario, a mio parere, l’inasprimento e la certezza della pena.


Leonardo Iudicone IV C


 

Nella conferenza di Pio la torre, svoltasi il giorno 8 marzo si è parlato di: “ Violenza di genere e femminicidio tra narrazioni mediatiche e sentenze giudiziarie”

Il tema della violenza contro le donne, è un tema molto serio, purtroppo aggravato in questo particolare periodo storico a causa della pandemia. Già prima del covid il numero di casi di violenza erano alti, adesso il numero di violenze è aumentato, purtroppo sempre più frequentemente si leggono episodi del genere. Il covid ha stravolto le nostre vite, in molti casi ha peggiorato la situazione economica di molte famiglie provocando stress e preoccupazioni, che sono sfociate in litigi e poi episodi di violenza. Una cosa detta nella conferenza, che fa molto riflettere è che una percentuale molto alta di donne può dire che nella propria vita ha subito almeno una violenza fisica da parte di un uomo. In molti casi, il femminicidio non è un gesto che avviene in maniera istantaea, ma prima di arrivare al femminicidio sono già avvenuti episodi di violenza che sono andati peggiorando sempre di più.

Si è discusso e fatto presente il fatto che molto spesso i diritti tra uomo e donna non sono ancora del tutto uguali; e non solo a livello giuridico, anche se è stato fatto un bel passo in avanti rispetto a molti anni fa ci sono ancora grosse differenze; ad esempio a livello lavorativo, una donna che compie la stessa mansione di un uomo purtroppo molto spesso viene pagata meno, molte sono le donne che non vengono addirittura assunte perché è favorita la figura maschile. Dal punto di vista giuridico il femminicidio è trattato in maniera diversa, rispetto ad un omicidio infatti molti criminali riescono a difendersi con il movente della gelosia e riescono ad ottenere una riduzione di pena, assurdo pensare che proprio davanti alla legge dovrebbe esserci maggior cura e controllo ma in realtà troviamo moltissime ingiustizie, un'altra ingiustizia è quella della differenzazione di pena, a parità di reato gli stranieri vengono puniti maggiormente. 

PEPPE MATTHEW 4°CLSA








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