I disabili non entrano nel calcolo dell'Isee

Economia | 8 aprile 2015
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Sono considerate un vero e proprio terremoto, dalle conseguenze ancora non chiare, le tre recenti sentenze del Tar Lazio (2454/15-2458/15-2459/15) che accolgono il ricorso contro il “nuovo ISEE”. A sollevare il problema, cercando di sviscerare i termini della questione, è l’Anffass di Modica, per la cui realtà “in un periodo storico come quello attuale, in cui diritti che si davano per acquisiti vengono messi in discussione, tutto questo è molto preoccupante”.

«Intanto perché le sentenze che citavamo - spiega Giovanni Provvidenza, presidente della sede modicana dell’associazione, che dal 1958 si occupa di famiglie di persone con disabilità affettiva e/o relazionale - sanciscono che è illegittimo calcolare nell’ISEE le provvidenze economiche connesse all’invalidità civile, così come le cosiddette franchigie (che abbattono il calcolo totale dell’ISEE) previste per i maggiorenni con disabilità, e quelle più alte per i minorenni anch’essi nelle stesse condizioni. In quest’ultimo caso, poi, l’illegittimità è da imputare al fatto che non verrebbe considerata l’effettiva situazione familiare».

L’Anffass di Modica, quindi, esprime ampia soddisfazione per quanto stabilito dal Tar, venendo in tal modo a riaffermarsi un importante principio di giustizia sociale.

«Bisogna avere chiaro il concetto che pensioni d’invalidità e indennità di accompagnamento non sono redditi e non generano ricchezza - aggiunge Provvidenza -. Semmai è vero il contrario, in quanto la presenza in famiglia di un soggetto con disabilità espone tutti al rischio di impoverimento.  Queste prestazioni hanno, quindi, la sola e unica funzione di “non penalizzarlo” ulteriormente, riportandolo a una condizione di uguaglianza rispetto agli altri cittadini».

Nell’attesa di vedere da parte del governo un impegno concreto nel rispondere alle esigenze espresse da chi vive quotidianamente a stretto contatto con questi problemi, gli operatori sottolineano gli attuali nodi critici del sistema, ponendo specifiche domande: “Se una persona con disabilità volesse accedere a prestazioni sociali agevolate, sarebbe equo che ciò avvenisse sulla base di un ISEE dichiarato illegittimo? Se, poi, lo stesso soggetto avesse acquisito un’attestazione ISEE prima delle sentenze in oggetto, quali conseguenze potrebbe attendersi? Forse una maggiore compartecipazione o addirittura una sospensione del servizio da parte dell’ente erogatore?”.

«Al momento sembra non sia dato saperlo. Ecco perché, nell’attesa di indicazioni da parte del Governo, chiediamo alle regioni e agli enti preposti di provvedere immediatamente ad autoregolamentarsi. Altrimenti, le conseguenze sarebbero quanto mai inique e gravose: un’impossibilità inaccettabile, nell’erogare i servizi, ma anche l’enorme difficoltà delle stesse persone con disabilità nel non potere più richiedere le prestazioni a causa di una loro maggiore onerosità dal punto di vista economico».

Nell’attesa che gli amministratori e i diversi governi si sveglino e capiscano l’impellenza della situazione, sia l’Anffass sia tutte le altre associazioni attive nel campo della disabilità promettono di non cedere di un passo, continuando a vigilare sui futuri sviluppi della vicenda e ad adoperarsi affinché i diritti delle persone più deboli non vengano messi in discussione. Tutto questo, sempre attendendo di essere ascoltate: questa volta, si spera, velocemente e veramente.

 di Gilda Sciortino

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