I disabili non entrano nel calcolo dell'Isee
Sono
considerate un vero e proprio terremoto, dalle conseguenze ancora non chiare,
le tre recenti sentenze del Tar Lazio (2454/15-2458/15-2459/15) che accolgono
il ricorso contro il “nuovo ISEE”. A sollevare il problema, cercando di
sviscerare i termini della questione, è l’Anffass di Modica, per la cui realtà
“in un periodo storico come quello attuale, in cui diritti che si davano per
acquisiti vengono messi in discussione, tutto questo è molto preoccupante”.
«Intanto
perché le sentenze che citavamo - spiega Giovanni Provvidenza, presidente della
sede modicana dell’associazione, che dal 1958 si occupa di famiglie di persone
con disabilità affettiva e/o relazionale - sanciscono che è illegittimo
calcolare nell’ISEE le provvidenze economiche connesse all’invalidità civile,
così come le cosiddette franchigie (che abbattono il calcolo totale dell’ISEE)
previste per i maggiorenni con disabilità, e quelle più alte per i minorenni
anch’essi nelle stesse condizioni. In quest’ultimo caso, poi, l’illegittimità è
da imputare al fatto che non verrebbe considerata l’effettiva situazione
familiare».
L’Anffass
di Modica, quindi, esprime ampia soddisfazione per quanto stabilito dal Tar,
venendo in tal modo a riaffermarsi un importante principio di giustizia
sociale.
«Bisogna
avere chiaro il concetto che pensioni d’invalidità e indennità di
accompagnamento non sono redditi e non generano ricchezza - aggiunge
Provvidenza -. Semmai è vero il contrario, in quanto la presenza in famiglia di
un soggetto con disabilità espone tutti al rischio di impoverimento. Queste prestazioni hanno, quindi, la sola e
unica funzione di “non penalizzarlo” ulteriormente, riportandolo a una
condizione di uguaglianza rispetto agli altri cittadini».
Nell’attesa
di vedere da parte del governo un impegno concreto nel rispondere alle esigenze
espresse da chi vive quotidianamente a stretto contatto con questi problemi,
gli operatori sottolineano gli attuali nodi critici del sistema, ponendo
specifiche domande: “Se una persona con disabilità volesse accedere a
prestazioni sociali agevolate, sarebbe equo che ciò avvenisse sulla base di un
ISEE dichiarato illegittimo? Se, poi, lo stesso soggetto avesse acquisito
un’attestazione ISEE prima delle sentenze in oggetto, quali conseguenze potrebbe
attendersi? Forse una maggiore compartecipazione o addirittura una sospensione
del servizio da parte dell’ente erogatore?”.
«Al
momento sembra non sia dato saperlo. Ecco perché, nell’attesa di indicazioni da
parte del Governo, chiediamo alle regioni e agli enti preposti di provvedere
immediatamente ad autoregolamentarsi. Altrimenti, le conseguenze sarebbero
quanto mai inique e gravose: un’impossibilità inaccettabile, nell’erogare i
servizi, ma anche l’enorme difficoltà delle stesse persone con disabilità nel
non potere più richiedere le prestazioni a causa di una loro maggiore onerosità
dal punto di vista economico».
Nell’attesa che gli amministratori e i diversi governi si sveglino e capiscano l’impellenza della situazione, sia l’Anffass sia tutte le altre associazioni attive nel campo della disabilità promettono di non cedere di un passo, continuando a vigilare sui futuri sviluppi della vicenda e ad adoperarsi affinché i diritti delle persone più deboli non vengano messi in discussione. Tutto questo, sempre attendendo di essere ascoltate: questa volta, si spera, velocemente e veramente.
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