I comuni non spendono i soldi per gli asili nido, la Sicilia ha perso la prima sfida del Pnrr

Società | 10 marzo 2022
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I Comuni della Sicilia avevano a disposizione quasi 300 milioni per presentare progetti relativi al Bando  dell'Agenzia per la coesione per la realizzazione di asili nido e scuole per l'infanzia, ma si sono fermati  ad appena 71. Un articolo pubblicato su Il Sole 24 ore fa il punto sulla spesa per la missione 4 (scuola ed  istruzione) del PNRR rilevando che, anche qui come già avvenuto per l' economia circolare e le risorse  idriche, i finanziamenti disponibili rischiano di essere dirottati dal Sud verso altre aree del Paese. Per gli  asili nido i soldi ci sono: il Pnrr mette a disposizione 2,4 miliardi, la legge di bilancio ha previsto un fondo  crescente fino a 1,1 miliardi all’anno per le spese di gestione dei nuovi asili. Su 2,4 miliardi di euro    disponibili, i progetti arrivati però valgono solo 1,2 miliardi e sono concentrati nel Centro Nord: l’Emilia-  Romagna, e l’Umbria (dove la frequenza agli asili nido è rispettivamente del 25,5% e del 15,6%) sono le    uniche regioni ad aver presentato progetti in eccesso rispetto ai fondi disponibili nel bando asili del Pnrr.

 La Sicilia presenta una condizione di particolare gravità; con un tasso di natalità al 77% (dati 2019 è la  terza tra le regioni italiane) ha appena 6792 bambine e bambini utenti di asilo nido su una popolazione di  119.909 soggetti tra 0 e 2 anni di età e spende appena 49.403.000 euro (spesa  pubblica+compartecipazione delle famiglie) Se, per esempio, la confrontianìmo col Veneto che ha una  popolazione pressoché uguale, riscontriamo che in quella regione gli utenti assommano a 12.707, quasi il  doppio, come è doppia anche la spesa complessiva pari a 85.783.367 euro. In Sicilia appena il 5,5% dei  bambini tra 0 e 2 anni frequenta un asilo nido, poco più della Calabria ferma al 2,2%, e della Campania  che si colloca al 3,2%. I progetti della Campania non sono andati oltre i 119 milioni su 328 disponibili, e  anche in Calabria le richieste sono rimaste sotto al 50% del plafond. In seguito alla protesta dell'ANCI i  termini per la chiusura dei bandi sono stati prorogati al 31 marzo. 

L'Associazione siciliana dei comuni in  particolare ha lamentato l'impossibilità di presentare in tempo utile la documentazione relativa  all'attestazione di vulnerabilità sismica. Non si tratta purtroppo di un esito inatteso: la gran parte delle    amministrazioni locali siciliane sono in affanno sul terreno finanziario (un terzo dei comuni in pre-  dissesto di bilancio) presentano carenze qualitative e quantitative di personale, non sono dotate di uffici    tecnici capaci di far fronte a compiti complessi. Non accade solo nell'istruzione: il bando dell'economia  circolare per il trattamento ed il riciclo dei rifiuti, come sopra si accennava, dotato di ben 2,1 miliardi di  finanziamento ha visto arrivare dai comuni del Centro Nord ben il 70% delle richieste. Si è statio costretti  alla proroga della scadenza, com'è avvenuto anche per il bando da 300 milioni per il recupero e la  valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. 

Qualche sindaco ha chiamato in causa le responsabilità della  Regione: il primo cittadino di Brolo, per esempio, ha dichiarato che nel piano dell'edilizia scolastica  siciliana non sono previsti gli immobili per ospitare gli asili nido e che la grande magggioranza dei  comuni dell'isola non sono in grado di adempiere alla norma che presuppone la proprietà dei terreni su cui  realizzare le strutture come condizione per partecipare ai bandi. Da qui la richiesta di un ulteriore  snellimento delle procedure. La debolezza della macchina amministrativa è la principale causa delle  difficoltà nell'utilizzo rapido ed efficace dei fondi del PNRR nel Sud. Lo ha denunciato anche la Svimez  nel suo ultimo rapporto; “Regioni ecomuni del Sud soffrono di un'evidente debolezza della macchina  amministrativa...(sono) urgenti i supporti alla pubblica amministrazione dei centri di competenza  nazionale e territoriale in raccordo con le Università”. Riusciranno gli amministratori dei comuni siciliani  e la Regione a realizzare da qui alla fine di marzo lo sforzo necessario a non perdere una decisiva  opportunità di sviluppo della società siciliana? O dovremo ancora una volta piangere sulle occasioni  perdute?  

 di Franco Garufi

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