I colpi della Dia: 50 milioni sequestrati a mafia ecamorra
Società | 14 novembre 2015
La Direzione
Investigativa Antimafia ha inflitto, nell'ultima settimana, un duro colpo a mafia e camorra,
eseguendo tre provvedimenti di sequestro, tutti su proposta del Direttore della Dia, Nunzio
Antonio Ferla, nei confronti dei patrimoni illecitamente accumulati da imprenditori ritenuti
contigui alla criminalità organizzata, stimati in oltre 50 milioni di euro. È il bilancio tracciato
dalla stessa Dia.
Nello specifico il Centro Operativo di Catania, il 12 novembre, ha operato la misura
ablativa nei confronti di Giacomo Consalvo, 60 anni, originario di Vittoria (Ragusa) e capo
del nucleo familiare contiguo al clan mafioso degli stiddari, denominato «Dominante». A
Consalvo, pluripregiudicato per associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata
al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, omicidio ed altro, sono stati sequestrati
fabbricati, terreni, automezzi, società e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di
circa 7 milioni di euro.
Il Centro Operativo Dia di Roma, lo stesso giorno, ha eseguito un analogo provvedimento
a carico dell'imprenditore Vincenzo Zangrillo, ritenuto vicino al clan dei casalesi, che,
gravato da numerosi precedenti penali tra cui associazione a delinquere, riciclaggio e
traffico internazionale di autoveicoli, è stato denunciato per traffico internazionale di
sostanze stupefacenti, di rifiuti illeciti e insolvenza fraudolenta. I beni che sono stati
sottoposti a sequestro si riferiscono a 200 camion, a 2 cave di marmo, a società, terreni e
immobili per un valore di oltre 20 milioni di euro.
Ieri, infine, la Sezione Operativa Dia di Trapani, ha proceduto nei riguardi dell'imprenditore
Andrea Moceri, 57enne, il quale, pur non annoverando a proprio carico condanne per il reato
di associazione di tipo mafioso, ha intrattenuto, nel tempo, stretti legami di natura economica
e finanziaria con gli ambienti della criminalità organizzata di tipo mafioso, attiva nei comuni di
Campobello di Mazara e Castelvetrano. In particolare, è stata, tra l'altro, accertata la sua
attività di finanziamento, mediante l'esercizio abusivo di attività creditizia, nei confronti
dell'oleificio denominato «Fontane d'oro s.a.s.», con sede a Campobello di Mazara, oggi in
amministrazione giudiziaria, già riconducibile a Francesco Luppino, detenuto, elemento di
spicco della locale famiglia mafiosa e fedelissimo del noto latitante Matteo Messina Denaro.
L'attività ha portato al sequestro di terreni, quote societarie e relativi compendi aziendali,
beni mobili e immobili, deposti bancari e rapporti finanziari il cui valore è stato stimato in 25
milioni di euro.
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