I boss e la politica, un comune su tre sciolto per mafia
Ha raggiunto quota 105 il numero dei comuni sciolti in Italia, dopo i 18 registrati nell’ultimo mese. Un dato che era sceso lo scorso settembre con il rinnovo dei consigli comunali in occasione delle elezioni amministrative, ma che ben presto è tornato a salire. Sebbene un terzo del totale dei commissariamenti è da imputare alle infiltrazioni mafiose, gli ultimi provvedimenti sono da ricondurre in gran parte a ragioni politiche all’interno delle amministrazioni locali. Non sono stati avviati, infatti, nuovi commissariamenti per mafia dal momento che non risulta concluso l’iter di numerose procedure di accesso per la verifica delle infiltrazioni, alcune delle quali avviate nel 2019 o nei primi mesi del 2020. Come riporta Openpolis, è il caso dei comuni di Melfi (Potenza), Tortorici (Messina) e Paterno Calabro (Cosenza). Vi rientrano anche Barrafranca (Enna), sciolto nell’agosto 2020 a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, e San Giuseppe Jato (Palermo; il comune è stato sciolto a novembre ai sensi dell’art. 141 del Tuel), l’Asl 1 di Napoli e il comune di Marano di Napoli (già sciolto tre volte in passato per infiltrazioni della camorra).
Se il dato nazionale
sui commissariamenti indica che uno scioglimento su tre avviene a
causa delle infiltrazioni mafiose, tuttavia l’incidenza delle
infiltrazioni della criminalità sul totale dei commissariamenti
varia molto da regione a regione. La Calabria è quella con la più
alta percentuale di comuni sciolti per mafia: ben due su tre. In
Puglia e in Sicilia i commissariamenti per infiltrazioni criminali
costituiscono oltre la metà degli scioglimenti in corso,
rispettivamente il 57% e il 52%. Basilicata (33%) e Campania (28,%)
rientrano nella media nazionale. In Valle d'Aosta, invece, uno dei
due comuni attualmente sciolti (Saint-Pierre) è stato commissariato
per mafia.
Come avvenuto nell’ultimo mese, la causa più
frequente di scioglimento anticipato è rappresentata dalle
dimissioni degli amministratori locali per frizioni interne alla
maggioranza, per inadempienze amministrative o per l’intervento di
elementi esterni. Rientrano nella prima casistica Sessa Aurunca
(Caserta) e Ramacca (Catania), dove è stato sfiduciato il sindaco,
così come altri nove comuni - Catenanuova (Enna), Porto Ceresio
(Varese), Montefiascone (Viterbo), Conegliano (Treviso), Cazzago San
Martino (Brescia), Falerna (Catanzaro), Squinzano (Lecce), Perdaxius
(Sud Sardegna) e Carbone (Potenza) – in cui i nuovi scioglimenti si
sono registrati in seguito alle dimissioni contestuali della
maggioranza dei consiglieri. I comuni di Sciacca (Agrigento),
Carinola (Caserta) e l’unione dei comuni Valle del Giovenzano
(Roma) sono stati sciolti per la mancata approvazione dei documenti
di bilancio. Tra le amministrazioni sciolte per le dimissioni del
primo cittadino in seguito all’intervento di fattori esterni vi
sono quelle di San Giuseppe Jato e Eboli. Nel comune siciliano, la
giunta e la maggioranza dei consiglieri hanno rassegnato le
dimissioni dopo l’istituzione di una commissione di accesso per la
verifica delle infiltrazioni. Nel centro in provincia di Salerno,
invece, le dimissioni hanno fatto seguito ad un’inchiesta della
magistratura.
Come puntualizzato da Openpolis, ai 105 comuni
italiani commissariati vanno aggiunti l’unione dei comuni Valle del
Giovenzano e le aziende sanitarie calabresi commissariate per
infiltrazioni mafiose oppure ai sensi della legge 60/2019 (misure
emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria) e del
decreto legge 150 dello scorso 10 novembre (misure urgenti per il
rilancio del servizio sanitario della regione Calabria).
Alida Federico
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