I boss e la politica, un comune su tre sciolto per mafia

12 dicembre 2020
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Ha raggiunto quota 105 il numero dei comuni sciolti in Italia, dopo i 18 registrati nell’ultimo mese. Un dato che era sceso lo scorso settembre con il rinnovo dei consigli comunali in occasione delle elezioni amministrative, ma che ben presto è tornato a salire. Sebbene un terzo del totale dei commissariamenti è da imputare alle infiltrazioni mafiose, gli ultimi provvedimenti sono da ricondurre in gran parte a ragioni politiche all’interno delle amministrazioni locali. Non sono stati avviati, infatti, nuovi commissariamenti per mafia dal momento che non risulta concluso l’iter di numerose procedure di accesso per la verifica delle infiltrazioni, alcune delle quali avviate nel 2019 o nei primi mesi del 2020. Come riporta Openpolis, è il caso dei comuni di Melfi (Potenza), Tortorici (Messina) e Paterno Calabro (Cosenza). Vi rientrano anche Barrafranca (Enna), sciolto nell’agosto 2020 a seguito delle dimissioni della maggioranza dei consiglieri, e San Giuseppe Jato (Palermo; il comune è stato sciolto a novembre ai sensi dell’art. 141 del Tuel), l’Asl 1 di Napoli e il comune di Marano di Napoli (già sciolto tre volte in passato per infiltrazioni della camorra). 

Se il dato nazionale sui commissariamenti indica che uno scioglimento su tre avviene a causa delle infiltrazioni mafiose, tuttavia l’incidenza delle infiltrazioni della criminalità sul totale dei commissariamenti varia molto da regione a regione. La Calabria è quella con la più alta percentuale di comuni sciolti per mafia: ben due su tre. In Puglia e in Sicilia i commissariamenti per infiltrazioni criminali costituiscono oltre la metà degli scioglimenti in corso, rispettivamente il 57% e il 52%. Basilicata (33%) e Campania (28,%) rientrano nella media nazionale. In Valle d'Aosta, invece, uno dei due comuni attualmente sciolti (Saint-Pierre) è stato commissariato per mafia.
Come avvenuto nell’ultimo mese, la causa più frequente di scioglimento anticipato è rappresentata dalle dimissioni degli amministratori locali per frizioni interne alla maggioranza, per inadempienze amministrative o per l’intervento di elementi esterni. Rientrano nella prima casistica Sessa Aurunca (Caserta) e Ramacca (Catania), dove è stato sfiduciato il sindaco, così come altri nove comuni - Catenanuova (Enna), Porto Ceresio (Varese), Montefiascone (Viterbo), Conegliano (Treviso), Cazzago San Martino (Brescia), Falerna (Catanzaro), Squinzano (Lecce), Perdaxius (Sud Sardegna) e Carbone (Potenza) – in cui i nuovi scioglimenti si sono registrati in seguito alle dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri. I comuni di Sciacca (Agrigento), Carinola (Caserta) e l’unione dei comuni Valle del Giovenzano (Roma) sono stati sciolti per la mancata approvazione dei documenti di bilancio. Tra le amministrazioni sciolte per le dimissioni del primo cittadino in seguito all’intervento di fattori esterni vi sono quelle di San Giuseppe Jato e Eboli. Nel comune siciliano, la giunta e la maggioranza dei consiglieri hanno rassegnato le dimissioni dopo l’istituzione di una commissione di accesso per la verifica delle infiltrazioni. Nel centro in provincia di Salerno, invece, le dimissioni hanno fatto seguito ad un’inchiesta della magistratura.
Come puntualizzato da Openpolis, ai 105 comuni italiani commissariati vanno aggiunti l’unione dei comuni Valle del Giovenzano e le aziende sanitarie calabresi commissariate per infiltrazioni mafiose oppure ai sensi della legge 60/2019 (misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria) e del decreto legge 150 dello scorso 10 novembre (misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria).

Alida Federico



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