Guglielmo Epifani, il sindacalista attento ai problemi veri delle persone

Politica | 8 giugno 2021
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E' complicato aggiungere parole alle tante che sono già state scritte in occasione della morte di Guglielmo Epifani, evitando di essere ripetitivi. E' vero, come alcuni hanno detto, che sarà probabilmente ricordato non solo per essere stato il primo segretario socialista nella storia della Cgil nell'epoca repubblicana, ma anche per aver voluto tenacemente e con risolutezza che a succedergli fosse Susanna Camusso, la prima donna alla guida della maggiore confederazione sindacale italiana. 

Epifani, nato nel 1950 e brillante laureato in Filosofia, apparteneva alla generazione che ebbe con la militanza politica e con l'impegno sindacale un rapporto intensissimo, intessuto della convinzione che si trattasse delle uniche attività capaci di modificare lo stato di cose esistente. La Cgil, dopo l' esperienza nel gruppo dirigente nazionale della Federazione giovanile socialista italiana. era il luogo più adatto alla realizzazione di una simile visione perché la Confederazione generale italiana del lavoro, come ebbe a scrivere nella prefazione del volume La Cgil e il Novecento italiano (Ediesse 2003) “ha sempre avuto la capacità di superare gli ostacoli, anche quelli più duri, modificando le proprie strategie politiche e cambiando le strutture organizzative e gli organismi di rappresentanza, ma restando sempre ancorata a quei valori di fratellanza, solidarietà e giustizia che hanno contraddistinto la sua storia centenaria.” Romano di genitori campani, aveva vissuto a Milano l'infanzia e la prima adolescenza; anche quell'esperienza personale, oltre che le migliaia di chilometri percorsi per anni in giro per l'Italia per l'attività di dirigente nazionale, si era tradotta in una particolare attenzione al Mezzogiorno che considerava decisivo per le sorti dell'intero paese. 

Dichiarava nel 2009: “Si apra un confronto (da parte del governo n.d.r) con tutte le realtà del Mezzogiorno. Non penso sia giusto pensare al Sud come ad un luogo nel quale si produce o si trasporta esclusivamente energia. Non può essere utilizzato solo come una grande area di consumo”... “Qui c’è bisogno di sanità, di scuole, di infrastrutture e di tessuto industriale: lo sviluppo deve tenere assieme tutte queste cose”. Per questo ci sono ‘controsensi’ che non tornano nell’operato del governo: i precari della scuola, che pagano i tagli della ‘riforma’ Gelmini, sono concentrati soprattutto qui in Campania e in Calabria.” Ed ancora nel febbraio del 2012, quando lasciata la segreteria generale era presidente dell'Associazione Bruno Trentin, sottolineva che “l'Italia ha bisogno che si rimetta in moto un'idea di sviluppo insieme del paese e del Mezzogiorno, con strumenti di integrazione e condivisione e con sedi pubbliche di dibattito...In una logica di coesione il Mezzogiorno...ha diritto di chiedere che nelle politiche nazionali ci sia esplicitamente una risposta ai (suoi) problemi sociali, produttivi, professionali.”

 Un'attenzione ai problemi veri delle persone che lavorano mai caduta nell'oblio, se è vero che il suo ultimo intervento pubblico, pochi giorni prima del ricovero in ospedale, è stato a sostegno della dura vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori della Whirlpool di Napoli in lotta contro la decisione di quella multinazionale di chiudere gli stabilimenti italiani. 

Forte era anche il rapporto con la Cgil siciliana: nella segretaria confederale dell'epoca fu tra i più convinti sostenitori ed organizzatori della grande manifestazione unitaria che il 27 giugno del 1992 portò a Palermo centinaia di migliaia di lavoratori di tutta Italia per esprimere la condanna senza appello del sindacato italiano contro le stragi mafiose. La sua presenza in Sicilia è stata decisiva in tutte le scelte sia di politica rivendicativa che di natura organizzativa del sindacato siciliano. Veniva volentieri nell'isola- anche al di fuori dagli impegni di lavoro - perché apparteneva, insieme ad Ottaviano Del Turco, alla schiera degli amici del grande pittore Piero Guccione che com'è noto risiedeva a Scicli. 

Quando scompaiono personaggi di tale statura, è naturale che l'attenzione si concentri sugli aspetti della vita pubblica. Un dato caratteristico di Epifani fu invece che non rinunciò mai alla sfera dei suoi interessi culturali che, in un uomo dotato di una profonda e multiforme competenza politica ed economica - si confrontava con protagonisti della cultura economica mondiale come i premi Nobel Joseph Stiglitz e Amatya Sen- trovavano nella letteratura e nella poesia, in particolare i poeti francesi, una passione durata tutta la vita. Da politico, dopo il ruolo di traghettatore del PD da Bersani a Renzi, era stato presidente della Commissione attività produttive della Camera dei deputati.

 L'ultima campagna elettorale la fece in Sicilia, nella circoscrizione orientale, nelle liste di SEL: fu infatti eletto nel collegio di Messina. Ci mancheranno la sua lucida intelligenza e la sua dedizione al mondo del lavoro. Gli sia lieve la terra.

 di Franco Garufi

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