Gli economisti olandesi al governo: risposta comune Ue contro la crisi

Economia | 6 aprile 2020
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        Un gruppo di economisti olandesi ha inviato un appello al governo di Amsterdam per fare fronte comune contro la crisi del coronavirus, cambiare rotta e appoggiare  un intervento di sostegno a livello europeo.  L'appello è stato pubblicato sul terzo quotidiano olandese, di ispirazione cattolico riformista, il de Volksrant. Eccolo  


La posizione del governo olandese sul finanziamento congiunto delle soluzioni alla crisi del coronavirus ha causato incomprensioni e frustrazioni in altri paesi europei. Anche noi, come economisti olandesi, consideriamo ingiustificabile la posizione olandese. Chiediamo al governo olandese di cambiare rotta e di appoggiare un intervento di sostegno a livello europeo.

È difficile pensare a un esempio più chiaro di una sfida comune di quanto non sia l'attuale pandemia legata al coronavirus. La salute degli olandesi dipende direttamente dalla situazione sanitaria degli altri paesi con cui siamo in contatto. I Paesi Bassi non potranno liberarsi del virus se saremo circondati da paesi dove l’infezione dilaga ancora. E i contatti sono vitali per un paese aperto agli scambi come i Paesi Bassi. Inoltre, i nostri partner europei sono lo sbocco principale per le nostre esportazioni attraverso il mercato comune.

Stiamo proteggendo con grande successo la nostra economia con un ambizioso pacchetto di misure e di aiuti per le imprese e le famiglie che potrebbe raggiungere i 65 miliardi di euro nei prossimi mesi. Ma nella nostra posizione di economia tra le più aperte della zona euro, è importante che ci uniamo anche alla costruzione di uno scudo europeo. È nel nostro interesse che paesi come l'Italia, ma anche la Spagna e il Portogallo, possano affrontare la crisi con la stessa efficienza. E, che ci piaccia o no, la moneta comune rende questo scudo ancora più necessario.

Non possiamo permettere che la lotta contro un nemico comune, il virus, sprofondi l'eurozona in una crisi. I dubbi sulla solvibilità dei paesi possono facilmente portare a una profezia che si autoavvera nei mercati finanziari. Il cosiddetto rischio sovrano induce gli investitori a chiedere un rendimento più elevato, con conseguente aumento dei tassi di interesse e rendendo così più costose le emissioni del debito pubblico. Ciò aumenta i problemi di finanziamento del paese in questione, il che comporta un premio di rischio ancora più elevato, ecc.


Controproducente

A nostro avviso, l'ostruzionismo olandese è controproducente per due motivi. Il primo è che la Banca centrale europea (BCE) comunque finirebbe per prendere nuovamente l’iniziativa, e anche volendo non riusciremmo a bloccarla. L'azione autonoma della BCE sarebbe facilmente criticabile per la mancanza di legittimità democratica e di orientamento politico, quando invece si tratterebbe di un ennesimo fallimento dei capi di governo e dei parlamenti. La seconda ragione è che i Paesi Bassi devono preoccuparsi di come influenzare le decisoni in Europa, e per farlo, dobbiamo scegliere bene quando intervenire.

Naturalmente, i paesi devono attuare le riforme necessarie e mettere in ordine le loro finanze pubbliche. In futuro ritorneremo ad occuparci di tali questioni, ma adesso non è il momento.  La minaccia comune del virus richiede comprensione e aiuto. Dalla nostra posizione relativamente privilegiata, possiamo e dobbiamo mostrare solidarietà.

Mai come adesso c’è bisogno di una risposta europea forte. I primi passi sono stati compiuti. La Commissione europea ha stanziato decine di miliardi nel suo bilancio attuale e le norme sul disavanzo sono state temporaneamente sospese. Da parte sua, la BCE ha annunciato l'acquisto di mille miliardi di euro di titoli di debito. Le recenti decisioni della BCE, e specificatamente il Pandemic Emergency Purchase Programme [NdT: programma di acquisto di emergenza pandemica], sono particolarmente significative. A questo si aggiunga che anche il MES (Fondo Salva Stati) è stato potenziato, anche se in misura ridotta.


Sostegno

Con gli annunci sulla flessibilità, e la decisione di sostenere determinati paesi in difficoltà, la BCE sta giocando ancora una volta un ruolo di guida in Europa. Tuttavia, la BCE non può farlo da sola. Ha bisogno del sostegno politico dei capi di stato e di governo, delle altre istituzioni della UE e dei parlamenti nazionali. Tutti debbono contribuire a garantire la legittimità democratica combattendo la crisi con una politica fiscale comune.

Ad oggi, tuttavia, la maggior parte delle misure sono di natura nazionale. Un fatto particolarmente eclatante è il modo in cui i paesi dell'Europa settentrionale sono in grado di mobilitare molti più fondi dei paesi meridionali. La Germania ha annunciato un pacchetto di aiuti di oltre 350 miliardi di euro. L'Italia, da parte sua, ha presentato un pacchetto di 25 miliardi di euro, molto meno ambizioso e con i i limiti dovuti alla precaria posizione finanziaria dello Stato italiano. È proprio per questo motivo che il sostegno paneuropeo dei paesi più deboli è cruciale. Anche essi debbono essere messi in grado di attuare un'efficace politica di risposta alla crisi. Il coronavirus è un nemico comune e richiede una politica comune.


Insieme

Una soluzione specifica a questa crisi è possibile. Non richiede un meccanismo permanente di garanzie reciproche o la mutualizzazione del debito esistente, ma piuttosto un sostegno finanziario comune per affrontare la crisi attuale. Una soluzione ovvia sarebbe l'attivazione dell'attuale fondo di emergenza del MES offrendo, ad esempio, linee di credito agli Stati membri. Sarebbero crediti specifici per questa crisi senza la condizionalità che normalmente caratterizza i prestiti del MES.

La capacità attuale del MES è di circa 410 miliardi di euro, che potrebbe essere aumentata. Anche i "coronabond" potrebbero essere considerati, ma ancora una volta, limitatamente in rapporto a questa crisi. Indubbiamente la BCE dovrà sostenere questi aiuti, ma a differenza di adesso, il ruolo di guida sarebbe dei capi di governo, che sono quelli più legittimati ad esercitarlo.

I Paesi Bassi non possono fare a meno di essere più generosi, e dobbiamo dimostrarlo.






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