Giornalismo e impegno civile al Don Bosco Ranchibile di Palermo

Junior | 10 dicembre 2020
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La libertà di pensiero e di stampa in Italia e nel mondo, l'informazione al tempo del web e le nuove frontiere della comunicazione sono stati i temi di un incontro promosso dai docenti di lettere della scuola secondaria di primo grado, condotto  da Eleonora Iannelli e coordinato dal direttore don Domenico Saraniti.  Ecco le testimonianze dei ragazzi 



Mattinata di buon giornalismo all’Istituto Don Bosco Ranchibile di Palermo. Nei giorni scorsi, infatti, due noti giornalisti, Angelo Meli, redattore del “Giornale di Sicilia” e Francesco Scalia, che è pure avvocato, ci hanno raccontato una pagina di giornalismo che difficilmente dimenticheremo.

Il tema dell’incontro puntava i riflettori sulla libertà di stampa, in relazione ai nuovi sviluppi del giornalismo web che non sempre rispetta pienamente l’articolo 21 della Costituzione. A volte la libertà di opinione e di stampa si trasforma in diffusione di notizie false o distorte, che non provengono da fonti ufficiali e non sono filtrate dai giornalisti.

Interessante anche il riferimento al rischio proveniente dalle mafie. Pericolosa, talvolta, l’esposizione dei giornalisti sul campo, che fanno inchieste e scrivono, per un diritto legittimo di raccontare i fatti senza paura, esponendosi in prima persona. Alcuni hanno perso la loro stessa vita, pur di raccontare una realtà che, nella nostra terra, non smette mai di essere attuale. Gli ospiti hanno ricordato giornalisti, come per esempio Mario Francese.

Coinvolgente lo spunto sulla relazione tra libertà di stampa e situazione geopolitica: chiara è apparsa la necessità di maggiore trasparenza in alcuni Paesi dove non è permesso far trapelare notizie scomode e non indulgenti col Potere.

Esempio chiaro quello della Turchia che, pur orbitando nell’ottica europea, continua a censurare la libera stampa, addirittura incarcerando i giornalisti non allineati al pensiero dominante del Potere. Degno di approfondimento anche il rapporto libertà-trasparenza in Italia, dal momento che il nostro posizionamento in classifica per il 2020 è al quarantunesimo posto, peggio di Ghana e Burkina Faso, non certo prototipi di libertà assoluta. Molte le domande sul tema che hanno trovato puntuale risposta, vista la disponibilità di Meli e Scalia, che hanno reso l’incontro un momento di riflessione su temi oggi attualissimi, come l’enorme diffusione di notizie via web, spesso senza il puntuale filtro di una verifica che ne svilisce il senso e l’utilità.

L’articolo 21 della Costituzione è oggi più che mai sotto costante verifica e necessiterebbe di maggiore attenzione legislativa, alla luce dei nuovi mezzi di comunicazione e del modo di trattare le notizie che massivamente arrivano a noi.

L’incontro ci ha permesso di capire, di riflettere, di fare il punto su una situazione su cui spesso non ci capita di prestare attenzione, sicuri che come Paese dell’Ue siamo tra i primi al mondo in fatto di diritti. Non è così e l’incontro lo ha mostrato, mettendo in luce quanto ancora ci sia da fare pe la garanzia di vera libertà di stampa, con diffusione di notizie vere e verificate, come compete a un Paese, come l’Italia, che vuole essere all’altezza del ruolo che oggi ricopre in Europa e nel mondo.


Francesca Farina III B



Giovedì 19 novembre, nel teatro del Don Bosco Ranchibile, si è svolto l’incontro con due autorevoli

giornalisti: Angelo Meli, redattore del “Giornale di Sicilia” e Francesco Scalia, in diretta streaming, giornalista e avvocato, che per motivi di lavoro si reca spesso negli Emirati arabi. Si è parlato della libertà di stampa in Italia, e non solo. Gli ospiti hanno raccontato le loro esperienze personali e di colleghi, soprattutto in alcuni Paesi arabi, apparentemente moderni, dove esiste però una situazione delicata: la libertà di stampa e di parola vacilla.

Abbiamo approfondito anche i contenuti dell’articolo 21 della Costituzione italiana. A tal proposito, si è detto che non sempre è garantita la piena libertà ed esistono pure dei rischi. Per colpa soprattutto delle mafie, alcuni giornalisti sono stati uccisi, nei decenni scorsi, e altri, ancor oggi, vengono intimiditi e minacciati. Sicuramente un momento molto interessante dellincontro è stato quello dedicato all’illustrazione della carta tematica sulla libertà di stampa nel mondo, durante il quale Francesco Scalia ha commentato la situazione di alcuni Paesi, in particolare degli ultimi nella classifica. Quest’ultima è stata stilata da Reporter senza frontiere, tenendo conto di quanti giornalisti vengono minacciati o fatti sparire”, ma anche della forma di governo degli Stati: per esempio, una dittatura non potrà certamente essere ai primi posti, perché chiunque critica il governo viene punito con pene molto pesanti fino, in alcuni casi, alla pena di morte.

Alcuni aspetti di questo discorso hanno suscitato molta curiosità, perché non ci aspettavamo minimamente che gli USA fossero in una posizione abbastanza bassa e i Paesi nordici ai primi posti. In seguito abbiamo commentato anche la situazione dellItalia, migliorata rispetto agli ultimi anni: nel 2016 eravamo precipitati al 77º posto, mentre nel 2019 siamo arrivati al 43º posto.

C’è ancora molta strada da fare, ma sicuramente è un grande passo in avanti. Negli ultimi posti di questa classifica troviamo diversi Paesi dell’Africa e dellAsia: Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan, tutti sottoposti a regimi dittatoriali. In Europa la situazione è stabile, soprattutto per i Paesi nordici come la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, rispettivamente prima, seconda e terza in classifica. Nonostante ciò, nell’Europa dell’Est alcuni Paesi sono in difficoltà, come ad esempio l’Ucraina o la Russia. L’incontro si è concluso con le domande di noi ragazzi e con un video sul lavoro di redazione e sulla storia del “Giornale di Sicilia”. Sicuramente liniziativa è stata molto utile, soprattutto il confronto con la realtà del mondo arabo a cui la nostra Scuola, da qualche anno, presta molta attenzione, come ha sottolineato il direttore don Domenico Saraniti.


Valerio Parisi III B





Ogni Stato dovrebbe garantire, ai propri cittadini, il rispetto della libertà di parola, di stampa e di opinione. Un diritto, che, però, ha dei vincoli: è permesso il confronto ma non l’offesa, perché ogni opinione, giusta o sbagliata che sia, deve essere rispettata senza essere giudicata.

In Italia la libertà di stampa ha dovuto percorrere un lungo cammino per arrivare ai livelli di oggi, come abbiamo studiato quest’anno, durante le ore di educazione civica e gli approfondimenti organizzati dalla nostra Scuola. Di questo ed altri argomenti si è parlato nei giorni scorsi, nella sala teatro dell’Istituto Don Bosco Ranchibile, con due giornalisti siciliani.

Negli ultimi anni, come ha riferito Angelo Meli, 170 giornalisti sono stati minacciati per le loro inchieste e purtroppo 120 giornalisti sono stati uccisi a causa di ciò che sapevano. Questi terribili episodi, in particolare, si verificano a causa delle mafie, disposte a tutto pur di non rendere pubbliche sul giornale le loro azioni criminose. Due esempi, che riguardano nello specifico la nostra regione, la Sicilia, sono: Mario Francese, giornalista ucciso nel 1979, a causa di ciò che scriveva sui terribili omicidi che avvenivano ogni giorno a Palermo; Mauro Rostagno, che denunciò la mafia trapanese impegnata nel traffico di droga.

L’elenco dei giornalisti che, pur di far conoscere la verità ai loro lettori e al mondo, hanno messo a rischio la loro vita, potrebbe andare avanti a lungo e ciò dimostra quanto affermato in precedenza, che la libertà di stampa è stata un obiettivo difficile da raggiungere e tuttora in alcuni Paesi lo è.

Maria Gatto III B






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