Generazione antimafia, la comunità morale cresce con la memoria
Lo so, dei temi della
maturità ho già scritto. Ma c' è una piccola perla di cronaca che
vorrei offrire in più ai lettori del Fatto. E riguarda una speciale
combriccola di candidati, fatta di tre ragazzi che hanno tra loro un
legame affettivo particolare.
Sono uno studente, Nicola Hasan, e
due studentesse, Francesca Fiore e Valentina Corrao. Cognomi e città
diverse. Il primo si è presentato al liceo scientifico "Fardella"
di Trapani. Le ragazze, invece, rispettivamente al liceo scientifico
internazionale "Capponi-Machiavelli di Firenze" e al liceo
classico "Don Bosco-Ranchibile" di Palermo. Che cosa li
lega, dunque?
Una parentela impegnativa: sono tutti e tre nipoti
di Paolo Borsellino. Tutti e tre appartenenti a quella grande nidiata
di giovanissimi allevata nel nome del giudice, discendenti di Rita o
di Adele, le sorelle.
Quando mercoledì scorso ho ricevuto da
Chiara Corrao, la nipote maggiore di Rita, il messaggio che "tutti
i maturandi della famiglia Borsellino hanno fatto il tema sul tuo
papà" ho riavvertito d' improvviso la forza dei fili magici che
si sono formati nel tempo a costituire una grande comunità morale
che attraversa le generazioni.
Una comunità senza vincoli di
sangue, salvo quello versato da centinaia e centinaia di persone in
nome della democrazia italiana. E allora ho voluto sapere. E ho
chiesto.
Nicola ha intitolato il suo tema "La memoria che
cambia il mondo", Francesca "Antimafia: una memoria
operante", Valentina "Un passato presente". Tutti e
tre hanno messo al centro la memoria e il suo rapporto con la
contemporaneità, la sua forza propulsiva per costruire un mondo più
giusto. E questo nella società senza memoria, in cui i nomi
trionfano e scompaiono, in cui si dissolvono i disastri dell' uomo e
le sue sofferenze, in cui si è incapaci di trarre lezioni dal
passato, come guerre, genocidi e dittature insegnano, non è banale
affatto. È anzi il contrario di quel conformismo che Ernesto Galli
della Loggia ha evocato a proposito delle tracce di italiano sul
Corriere. I ragazzi non dovevano parlar bene dei protagonisti dei
temi civili assegnati loro, ma trarre dalle loro storie insegnamenti
per il presente. Spiega Nicola, per esempio, che "il solo
ricordo non basta per portare avanti la loro battaglia, occorre una
memoria che ci porti a far nostre le loro idee. Si faccia memoria,
dunque: se ne parli in famiglia, la si insegni nelle scuole",
ovvero si costruisca esattamente quel "sapere" che Galli
della Loggia giustamente reclama per le scuole, anche se su certi
temi, chissà perché, il sapere è poi sempre un minus, perdita di
tempo, divagazione un po' cialtrona.
E proprio l' importanza del
sapere è stata sottolineata da Francesca, che perciò ha scelto di
iniziare il suo tema con una breve storia della mafia.
Per poi
spiegare che i caduti per la democrazia non devono essere
acriticamente considerati degli "eroi", ma che occorre
piuttosto interrogarsi sui loro valori e sui nostri doveri; tra cui
quello, richiamato anche da Nicola, di fare "camminare le loro
idee sulle nostre gambe", secondo la celebre frase
diFalcone.
Nel tema di Francesca si trovano peraltro diversi
passaggi sui problemi più acuti dell' oggi. Il suo essere siciliana
antimafiosa in Toscana, ad esempio, con l' obbligo di contrastare i
pregiudizi sui siciliani "mafiosi" quasi per definizione. E
la domanda urgente, urgentissima, se "davvero si può scherzare
su tutto?". Valentina, invece, ha chiamato in causa la virtus
stoica di Seneca e Lucano, l' apatheia da intendersi come controllo
della paura, in un tentativo di leggere il generale dalla Chiesa alla
luce della letteratura e della filosofia latina e greca.
È tutto
questo al di fuori della sfera del "sapere"? È pura
ideologia? Di più: la cultura classica si mescola nel suo tema con
il riferimento alle proprie letture sulla vita del generale (anche
questo è un sapere) e al tenero passaggio sulla nonna Rita (di cui
non ha scritto di essere parente), ovvero la guida di cui sentirebbe
ancora il bisogno, collegamento ideale - nella sua esperienza - tra
il passato e il presente. Ecco, questo hanno scritto i nipoti di
Borsellino, di questo hanno scelto di parlare all' insaputa l' uno
dell' altra. Non per conformismo, ma anzi finalmente liberi dal
conformismo di una scuola che di queste cose (vitali per loro tre, ma
anche per un pezzo di nazione) non parla sui libri di storia. P. S: A
Milano, ho poi saputo, il tema sul generale è stato svolto, tra gli
altri, anche da un ragazzo di nome Stefano Mattacchini. Curiosità: è
il nipote di Giorgio Ambrosoli. (Il fatto Quotidiano)
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